MASI COPRE MINZOLINI E ORA RISCHIA L’ACCUSA DI EVASIONE FISCALE: AUTORIZZATA LA SPESA DI 86.000 EURO CON LA CARTA DI CREDITO RAI
LIQUIDATI COME BENEFIT I SOLDI SPESI IN 14 MESI DAL DIRETTORE DEL TG1 PER CENE E VIAGGI, EVITATA L’INCHIESTA SULL’UTILIZZO DELLA CARTA… NON COMUNICATI “PER RAGIONI DI RISERVATEZZA” I VIAGGI A MARRAKECH, CAPRI E DUBAI… PER MASI IL BENEFIT ERA PREVISTO DAL CONTRATTO, MA NESSUNO NE SA NULLA
Per Mauro Masi il caso è chiuso.
“Minzolini ha sempre rispettato le regole e non emergono violazioni”, scrive il direttore generale della Rai in una lettera inviata al consigliere Rizzo Nervo giovedì scorso (numero di protocollo 8676).
Il direttore generale dunque non aprirà alcuna inchiesta interna sulle spese del direttore del Tg1.
Spese per 86.680 euro addebitati sulla carta di credito della Rai in uso a Minzolini nel periodo agosto 2009-settembre 2010.
Ma è proprio la lettera di Masi a aprire nuovi interrogativi.
Perchè il dg, offrendo una copertura totale a Minzolini, scende nei dettagli, svela particolari del contratto del direttore e delle sue trasferte.
Dettagli che secondo Rizzo Nervo configurano l’ipotesi di reati fiscali, come ha scritto nella lettera spedita lunedì al presidente Paolo Garimberti per discutere il caso Minzolini nel cda di domani.
E presto se ne discuterà al settimo piano di Viale Mazzini.
Masi giustifica Minzolini sostenendo che la sua carta di credito è “una sorta di benefit compensativo”.
Per altro concordato con Garimberti “come lui può sicuramente confermare”.
Ma Garimberti non conferma, anzi smentisce seccato: “Non ero in alcun modo a conoscenza che la carta di credito concessa al direttore del Tg1 fosse un benefit compensativo”, scrive il presidente lo stesso giovedì a Rizzo Nervo e a Masi (lettera protocollata con il numero 3639).
Ma c’è di più.
“Non sono a conoscenza di alcun particolare che riguardi il contratto tra la Rai e Minzolini”, aggiunge Garimberti.
Non stupisce la reazione del presidente.
Il benefit infatti, tanto più in un’azienda pubblica, va dichiarato per pagarci sopra le tasse e i contributi previdenziali.
Questa norma non è stata rispettata, e il presidente non ne sapeva nulla.
Nel carteggio con Masi (da due giorni a disposizione di tutti i consiglieri di amministrazione) Rizzo Nervo rileva anche la “stranezza” dei numerosi viaggi di Minzolini: 129 giorni lavorati fuori sede in un anno.
Nel foglio trasferte, solo per un numero esiguo si specifica il motivo del viaggio.
Quale è la ragione di queste “lacune”?
Lo spiega Masi: “Quando non è stato indicato lo scopo della missione ciò è avvenuto per motivi di riservatezza previa autorizzazione telefonica della direzione generale”.
E quali sono le mete “segrete”di Minzolini pagate dall’azienda?
Tra le altre compaiono Marrakech (2 volte), Cannes (2 volte), Ischia, Capri, Positano, Cortina, Taormina, Praga, Istanbul, Dubai, Madonna di Campiglio. Località turistiche di grande prestigio raggiunte nel 90 per cento dei casi durante i week-end, anche lunghi.
Masi però illustra come “questo lavoro di rappresentanza” possa diventare “proficuo per la testata e per l’azienda”.
Ma che qualcosa nel benefit compensativo di Minzolini non abbia funzionato e che l’uso disinvolto della carta di credito comporti dei rischi amministrativi per l’azienda lo ammette lo stesso Masi.
Annunciando nella lettera: “Le carte di credito aziendali assegnate ai direttori di testata sono state sospese su mia iniziativa a far data dal 1 dicembre 2010. Quindi la fenomenologia fin qui segnalata non potrà più, per definizione, verificarsi in futuro”.
Come dire: il problema c’è stato, eccome.
Per questo i consiglieri di minoranza continuano a chiedere un’inchiesta interna fatta dall’apposito ufficio e non si accontentano della lettera “tombale” di Masi.
E sono pronti a riaprire il caso che Masi considera chiuso.
Giffredo De Marchis
(da “La Repubblica“)
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