MATTARELLA E’ STATO CHIARO, PER DI MAIO DOMANI E’ L’ULTIMA CHIAMATA, CONTE FACCIA IL PREMIER E NON IL POSTINO
IN SINTESI: DI MAIO VUOLE CONSEGNARE IL M5S A MASSA DI MANOVRA DI SALVINI O ACQUISIRE CREDIBILITA’ IN EUROPA?… SUL NOME DI SAVONA PUO’ SALTARE TUTTO
Certo, al Colle, deve essere bastata la fotografia di giornata.
Il professor Giuseppe Conte, appena incaricato, che al primo piano di Montecitorio incontra le delegazioni dei partiti, come in un rituale già stanco che si consuma.
Al palazzo accanto Salvini e Di Maio, con i loro ambasciatori e uomini di fiducia, che compongono la lista del futuro governo, per poi consegnarla a Conte, nelle vesti del fidato esecutore più che del premier incaricato.
E, nella lista, alla casella dell’Economia compare ancora il nome di Paolo Savona.
L’immagine spiega le parole un po’ irritate, sempre nei limiti, che trapelano dal Quirinale dopo l’ennesima, sgrammaticata, esternazione del leader leghista sui veti di Mattarella: il tema all’ordine del giorno “non è quello di presunti veti (del Colle, ndr) ma, al contrario, quello dell’inammissibilità di diktat nei confronti del presidente del Consiglio e del presidente della Repubblica nell’esercizio delle funzioni che la Costituzione attribuisce a tutti due”.
Parole accompagnate dall’ennesimo — davvero – l’ennesimo — memorandum della Costituzione che prevede “scelte condivise tra presidente della Repubblica e presidente del Consiglio sulla scelta dei ministri” perchè è il primo ad avere il potere di nomina su indicazione del secondo.
Tradotto: il professor Conte farebbe bene a comportarsi da premier incaricato e non da postino di una lista spedita al Quirinale dai due veri titolari dell’azione di governo. C’è, nella lezione costituzionale, il messaggio, anche abbastanza chiaro.
Per evitare imbarazzi sui nomi domani quando sarà discussa la lista dei ministri, occorre che oggi il premier incaricato si muova nella consapevolezza del suo ruolo, di responsabile dell’azione del governo, nell’ambito di un perimetro di fedeltà internazionale su cui ha dato pubbliche assicurazioni.
E dunque evitare la tensione che, inevitabilmente, si creerà se nella lista dovesse esserci il nome di Paolo Savona.
Per parafrasare il poeta, qui si parrà la sua nobilitate.
Intanto, a prescindere da come finirà la “contesa” su Savona, Conte si è premurato di annunciare per venerdì mattina l’incontro col Governatore di Bankitalia, Ignazio Visco. Un segnale chiaro di rassicurazione al Colle sull’attenzione ai conti pubblici.
Immaginate la scena, nella giornata di domani: Conte e Mattarella seduti di fronte, col primo che si alza per chiamare Salvini e Di Maio al telefono, non sapendo cosa fare sul nome più delicato.
Sarebbe l’ultimo atto di una crisi sottolineata da diverse sgrammaticature.
Però, parliamoci chiaro: davvero pensa il capo dello Stato che il professor Conte possa avere la forza politica, agli occhi dei suoi due leader di riferimento, per cambiare un equilibrio che hanno raggiunto?
La verità è che questo messaggio, come si dice in gergo, parla a suocera (Conte) perchè nuora intenda (ovvero Di Maio). È, per il leader pentastellato, l’ultima chiamata.
Che cosa vuole fare Di Maio, che attorno al rapporto col Quirinale ha costruito un pezzo rilevante del suo percorso di credibilità e affidabilità agli occhi delle istituzioni internazionali?
Mantenere una sua autonomia e, al tempo stesso, una sponda istituzionale, o cedere al vitalismo anti-europeista di Salvini e consegnare i Cinque stelle al ruolo di massa di manovra di Salvini?
Cosa farà Mattarella di fronte a un eventuale muro granitico attorno al nome di Savona non è dato saperlo.
Potrebbe far valere fino in fondo le sue prerogative, anche al punto di mettere a rischio l’accordo. Oppure no.
I più critici, sull’operato del Colle, già pensano a un “ulteriore cedimento”, in questo negoziato in cui — in nome della necessità di evitare il ritorno al voto — il Quirinale sembra aver allentato il rigore sulle sue prerogative costituzionali, accettando un contratto di governo che ha risvegliato i mercati, una trattativa extra-istituzionale di due leader che ne hanno dettato modi e tempi e un nome, il Professor Conte, sotto pressione delle minacce di un ritorno al voto.
Anche l’esame su Conte, severo e scrupoloso, annunciato alla vigilia, densa di imbarazzi sul curriculum professionale e di dubbi su quello politico, si è risolto senza tanti problemi con l’incarico pieno.
Sia come sia, anche in questo caso, sono inevitabili le conseguenze, perchè sarà scontata una tensione quotidiana, nell’attività legislativa e nel rapporto con l’Europa, tra il capo dello Stato e un governo a trazione leghista.
E comunque un mutamento radicale di rapporti con quei Cinque Stelle a cui, in questi mesi, il Quirinale ha dato una grande patente di presentabilità , anche agli occhi delle istituzioni europee.
(da “Huffingtonpost”)
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