MATTEO RENZI A LUTTO: ADDIO MAGGIORITARIO, LUNGA VITA AL GOVERNO
LA CONSULTA ASFALTA IL MAGGIORITARIO, E’ LA DEBACLE DI RENZI: SI ALLONTANA IL VOTO ANTICIPATO
Un attimo dopo la sentenza della Corte Costituzionale sul ricorso anti-Porcellum, basta guardare le facce dei parlamentari renziani alla Camera per capire quanto sia cambiato lo scenario politico: in un sol colpo, con un semplice pronunciamento della Consulta, cambiato radicalmente.
A pochissimi giorni dalle primarie che lo incoroneranno segretario del Pd, i fedelissimi di Matteo Renzi non festeggiano.
Perchè la decisione dell’Alta corte di dichiarare incostituzionale sia il premio di maggioranza del Porcellum e sia la “mancanza delle preferenze” contenuta in questo sistema di voto di fatto allunga la vita al governo Letta-Alfano.
Di più: “Elimina dal tavolo la pistola fumante del voto anticipato”, dice un renziano doc in Transatlantico, scuro in volto. E ancora: “Toglie potere contrattuale a Renzi”. D’ora in poi, infatti, la base di partenza per la trattativa sulla legge elettorale non sarà più un sistema bipolare come il Porcellum, storto ma bipolare, bensì un proporzionale con preferenze.
Vale a dire quella parte del Calderolum che resta in piedi dopo l’intervento chirurgico della Consulta: è con questa parte che si andrebbe a votare se il Parlamento non riuscisse ad approvare una nuova legge elettorale.
Solo per la reintroduzione delle preferenze sarebbe necessario un piccolo intervento del governo con ratifica del Parlamento, poca roba.
Il punto è che ormai, dopo la pronuncia della Corte, sono svanite le speranze di trovare l’accordo su un sistema maggioritario a doppio turno, quello agognato da Renzi.
La pronuncia della Consulta sul Porcellum ha di fatto passato un bel colpo di spugna su vent’anni di maggioritario, secondo l’interpretazione più pessimista dei renziani. “Non ci voleva la Corte per sapere che il premio di maggioranza del Porcellum è incostituzionale. Ora aspettiamo le motivazioni della sentenza e poi agiremo in Parlamento per una nuova legge elettorale”, fa sforzo di ottimismo il renziano Davide Parrini in Transatlantico.
Ma basta volgere lo sguardo verso un divanetto poco distante per scorgere nel volto gaudente del proporzionalista Giuseppe Fioroni tutti i motivi della sconfitta di Renzi in questo round sulla legge elettorale e forse in tutto il match.
Per Fioroni infatti la sentenza della Consulta rispecchia esattamente la sua proposta di legge presentata nella scorsa legislatura: “Proporzionale con le preferenze. Se nessuno tocca niente resta un grande sistema elettorale, democratico e costituzionalmente corretto. Una legge perfetta e voglio vedere adesso come la mettono quelli che parlano di doppi, tripli turni…”.
Non solo Fioroni. Anche la reazione di Alfano dice molto del ‘lutto’ di Renzi.
Il vicepremier, controparte di Renzi in maggioranza, esulta: “La decisione della Consulta è ottima, non ci sono più alibi: si deve procedere a cambiare la legge elettorale”.
“Sono le larghe intese a vita”, ammettono amaramente i renziani, coscienti di aver perso ormai l’arma del voto anticipato, mai agitata ufficialmente ma comunque corda che il sindaco di Firenze ha sempre utilizzato nella contrattazione con il governo.
Del resto, alla Leopolda, aveva anche tentato di far passare il messaggio che, alle brutte, si sarebbe potuti tornare al voto con il Porcellum.
Ora questa prospettiva, pur indigesta all’elettorato e comunque non favorita dal diretto interessato, non è più data.
Se cade il governo, dall’altra parte c’è solo un voto con il proporzionale, sistema che annullerebbe la leadership di Renzi e qualunque altra leadership.
Ritorno agli anni ’80, insomma. Nè più, nè meno.
Di fatto, è successo quello che i renziani hanno sempre temuto: il proporzionale ripristinato per intervento della Corte Costituzionale a difesa del governo.
E’ un attacco che i fedelissimi di Matteo snocciolano a mezza bocca alla Camera, ammettendo, sotto sotto, che, soprattutto nella bocciatura delle liste bloccate, la Consulta è “andata un po’ oltre, sconfinando su un livello di discrezionalità politica che non le è dato”.
Perchè, è l’argomentazione, “non si è limitata a bocciare le liste bloccate suggerendo, per dire, il sistema dei collegi. Bensì ha sindacato sulla mancanza delle preferenze…”, dando precise indicazioni sul prossimo sistema elettorale.
Quello che i renziani non dicono esplicitamente, lo ‘spara’ un difensore convinto del sistema maggioritario come Arturo Parisi che senza mezzi termini parla di “sentenza pienamente politica, ora il Parlamento intervenga…”.
E c’è dell’altro. Parallelamente alla sentenza della Consulta, si è mossa di nuovo anche la commissione Affari Costituzionali del Senato. A sorpresa.
Con quello che i renziani definiscono un “blitz”, i ‘governisti’ del Pd insieme al Pdl e Scelta Civica hanno approvato l’istituzione di un comitato ristretto che entro gennaio proverà a cercare un accordo sulla legge elettorale.
“Un grave errore — tuona il renziano Andrea Marcucci – Sulla legge elettorale si è preferito trovare un accordo inutile con Calderoli e con Forza Italia, piuttosto che sostenere la posizione del partito sul doppio turno, espressa con forza da Matteo Renzi. Il comitato ha il solo scopo di impedire il passaggio alla Camera e di perdere altro tempo”.
La sentenza della Consulta, arrivata poco dopo il blitz, chiarisce tutto. “Forse al Senato lo avevano intuito che sarebbe andata così…”, i renziani sentono puzza di bruciato.
Ma al di là delle sensazioni e delle supposizioni, resta il dato reale. Amaro. Per ora la legge elettorale resta a Palazzo Madama, almeno fino a gennaio.
La discussione non si sposta alla Camera come avrebbe voluto Renzi, convinto che con la maggioranza del centrosinistra a Montecitorio si sarebbero potute piantare le basi per un sistema maggioritario a doppio turno.
Ora è tutto azzerato. Si ricomincia. Anzi: è da Palazzo Chigi che ricominciano.
E’ lì che si trovano in una posizione di forza per negoziare una nuova legge elettorale. Pena il ritorno al voto col proporzionale, la ‘tomba politica’ di Renzi.
(da “La Repubblica“)
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