MAURIZIO LANDINI, ATTACCA GIORGIA MELONI SUI SALARI: “RIFIUTA LA CONCERTAZIONE, FIRMA INTESE SEPARATE CON SINDACATI DI COMODO, IMPONE AI DIPENDENTI PUBBLICI UN AUMENTO DEL 6% CONTRO UNA PERDITA DI POTERE D’ACQUISTO DEL 17%. SIAMO PASSATI DAI 150 CONTRATTI NAZIONALI DEL 1995 AI QUASI MILLE DI OGGI”
IN TRENT’ANNI, FINO AL 2020, UNO STIPENDIO MEDIO ITALIANO HA PERSO MILLE EURO (-3%), FRANCESI E TEDESCHI NE HANNO AGGIUNTI 10 MILA (+30%)… “SE NON SI ALZANO ORA I SALARI, CON 52 MILIARDI DI DIVIDENDI DATI NEGLI ULTIMI DUE ANNI, QUANDO?”
Salari bassi, spinti giù da inflazione e precarietà. E da un governo che «rifiuta la concertazione, firma intese separate con sindacati di comodo, impone ai dipendenti pubblici un aumento del 6% contro una perdita di potere d’acquisto del 17%». Per questo, dice Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, «la questione salariale è politica». E sarà al centro dello sciopero generale del 29 novembre con la Uil. Landini in piazza a Bologna. Pierpaolo Bombardieri a Napoli.
«Facciamo un referendum tra i lavoratori pubblici e vediamo se sono d’accordo», insiste Landini. Il leader Cgil accusa Palazzo Chigi di «programmare una riduzione strutturale delle retribuzioni pubbliche». Teme che quell’intesa – ottenuta senza la firma di Cgil e Uil – faccia da modello ad altri comparti pubblici. E anche privati, dove si fa fatica. Ci sono 29 contratti scaduti con 6,9 milioni di lavoratori in attesa. Serve un aiuto dello Stato: «Ogni risorsa mettiamola per defiscalizzare i rinnovi e non sul secondo livello, poco diffuso», chiede Landini.
Poi affonda: «Siamo passati dai 150 contratti nazionali del 1995 ai quasi mille di oggi. Eppure non abbiamo ancora una legge sulla rappresentanza. E ai tavoli col governo ci troviamo con altre 17 sigle». Ne ha anche per Confindustria: «Dopo il caffè estivo, nessun altro contatto». E poi giù contro un paio di ministri, Trasporti e Sanità. Salvini parla di sciopero selvaggio? «Non so cosa intenda per “selvaggio”, forse una citazione autobiografica. Rispettiamo la legge».
Sui salari Landini mostra le slide della Fondazione Di Vittorio. In trent’anni, fino al 2020, uno stipendio medio italiano ha perso mille euro (-3%), francesi e tedeschi ne hanno aggiunti 10 mila (+30%). Peggio nel 2021-2024: giù di altri 8 mila euro, (5 mila per chi ha il taglio del cuneo). La perdita poi si cumula. Diventa una voragine da 25 mila euro entro il 2029 (15 mila col taglio). «Se non si alzano ora i salari, con 52 miliardi di dividendi dati negli ultimi due anni, quando?», si chiede Landini.
(da la Repubblica)
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