MELONI COSTRETTA AD ABBASSARE LA VOX: AVEVA SCOMMESSO SUL SUCCESSO DELLA DESTRA ALLE ELEZIONI SPAGNOLE, ANCHE IN CHIAVE EUROPEA. MA ORA, CON LA SITUAZIONE DI STALLO, SI RITROVERA’ AD AVERE A CHE FARE CON PEDRO SANCHEZ ANCORA PER DIVERSI MESI
IL PREMIER SOCIALISTA NON HA PRESO PER NIENTE BENE L’INTERVENTO DELLA “DUCETTA” AL COMIZIO DI VOX: “GLI AMICI DELLA SIGNORA MELONI SONO PATRIOTI DA BRACCIALETTO”
Il futuro politico della Spagna resta sospeso. Ma una cosa è certa, per i prossimi mesi a rappresentare il Paese iberico ci sarà ancora Pedro Sánchez, almeno fino alle prossime elezioni (nel caso in cui il premier non dovesse riuscire a formare una maggioranza).
Per Giorgia Meloni, che aveva scommesso sull’arrivo di un governo di destra a Madrid, questo potrebbe rappresentare un problema, tanto più che la Spagna è presidente di turno dell’Unione europea. I rapporti personali tra i due leader non sono cattivi, Sánchez lontano dai taccuini riconosce alla presidente del Consiglio tenacia e abilità, a Bruxelles non ci sono stati contrasti particolari negli ultimi mesi.
Eppure quel tifo esibito da Meloni per l’estrema destra di Vox può incrinare i rapporti con il governo spagnolo.
A tutti era chiaro di essere al centro di un’offensiva, guidata dal leader del Ppe e della stessa Meloni, per far diventare Madrid il tassello decisivo di un patto tra popolari e Conservatori. Così, quando Sánchez domenica sera ha detto «abbiamo fermato un’onda reazionaria» ha voluto inviare un messaggio preciso, anche a Bruxelles e Roma, secondo quanto spiegano fonti di governo.
Nel governo spagnolo, in particolare, non è piaciuto l’intervento della premier italiana al comizio di Vox, a Valencia lo scorso 13 maggio. Meloni è presidente dei Conservatori europei, di cui fanno parte anche i seguaci di Santiago Abascal e quindi un messaggio di sostegno era messo nel conto.
L’intervento (a distanza) di Meloni a Valencia, però, è andato oltre all’etichetta, non è stato un saluto di cortesia, ma un vero comizio, durato un quarto d’ora, nel quale la presidente del Consiglio è entrata nel cuore dei dossier più caldi, come la transizione ecologica, pilastro della presidenza spagnola dell’Ue.
I toni sono stati certamente più moderati rispetto al passato, ma l’irritazione resta. Tanto che dal partito socialista, del quale Sánchez è segretario, è arrivata una nota molto dura: «Gli amici della signora Meloni sono “patrioti da braccialetto” hanno la bandiera della Spagna al polso, ma poi non vogliono pagare le tasse».
Ora che Sánchez al potere ci resterà almeno altri quattro o cinque mesi, (l’eventuale voto anticipato sarà in inverno) il problema dei rapporti tra Roma e Madrid si pone seriamente. La Moncloa si aspetta lealtà. Un appello che la stessa Meloni, in fondo, aveva rivolto alla Francia, quando alcuni ministri avevano attaccato pubblicamente il suo governo.
Le differenze sono chiare: nessun ministro italiano, né tanto meno la premier, ha preso di mira Sánchez, ma l’intervento così lungo nel corso di una manifestazione dove il capo dell’esecutivo di Madrid veniva dipinto come un traditore della patria, amico dei terroristi e dei golpisti, non è un gesto neutro.
(da agenzie)
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