MELONI NON HA NÉ VISIONE NÉ CULTURA DI GOVERNO
E’ SOLO BASSA POLITICA NON ARTE DI GOVERNO E PRESTO I SUOI STESSI ELETTORI LA ABBANDONERANNO AL SUO DESTINO
Per oltre un anno Meloni ha investito su un buon rapporto con l’Unione europea, si è accreditata, è stata accettata, si è fatta portatrice di iniziative accolte da tutti come quella sull’immigrazione, ha tenuto contatti costanti con i popolari in ottica di programma e di alleanze.
L’operazione politica sembrava chiara e diretta a fare del più grande partito italiano una forza di governo dell’Unione europea. Invece, alla fine, hanno prevalso i calcoli da capo partito, le paure verso la concorrenza a destra e il timore di perdere lo zoccolo duro dell’elettorato. Col risultato che il lavoro di un anno e mezzo è stato vanificato.
Il partito della premier giustifica la giravolta in opposizione all’apertura ai Verdi e al Green Deal, ma bisognerebbe chiedersi se mettersi all’opposizione e contro von der Leyen aiuterà a fermare l’ambientalismo ideologico di più o di meno rispetto al dare sostegno alla nuova Commissione. Perché il Green Deal sarà proseguito per ricompensare il sì dei Verdi, mentre la destra italiana non potrà che subire le decisioni altrui
Quando invece si sarebbe potuta votare von der Leyen, prendere un commissario con portafoglio e poi valutare cosa fare di provvedimento in provvedimento. Con un gruppo dirigente viziato da questi ragionamenti alla fine Fratelli d’Italia è l’unico grande partito di governo di un paese fondatore a mettersi fuori da tutto, sia sul voto alla presidente che sull’ingresso in maggioranza.
Questo disastro senza logica politica significa che l’Italia avrà più difficoltà a relazionarsi con la Commissione, perché von der Leyen dovrebbe tendere una mano a Meloni che l’ha bocciata in parlamento se l’Italia dovesse trovarsi in difficoltà sul piano finanziario, sull’esecuzione del Pnrr o sulla gestione dell’immigrazione?
Meloni dimostra ancora una volta i limiti della destra italiana, tutta votata al mantenimento delle posizioni politiche originarie, incapace di rompere con l’euroscetticismo e il sovranismo fino in fondo, priva nei fatti di una cultura di governo e di culto della ragione di stato.
Nelle sue stesse condizioni, cioè al governo e all’apice del consenso elettorale, i gollisti francesi, la Cdu tedesca o il Pp spagnolo avrebbero gestito così la partita europea? La risposta è no, perché questi sono partiti che hanno dimestichezza col potere mentre Fratelli d’Italia è un ibrido rimasto a metà del guado.
Sono errori che il governo Meloni pagherà perché le difficoltà, interne o esterne, arriveranno e avere un rapporto freddo con la Commissione e i capi di governo degli altri principali paesi europei non aiuterà. E alla fine anche l’elettorato di destra per gran parte capirà che chiamarsi fuori da tutto, emarginarsi in nome dei valori e della coerenza, è controproducente. Quella di Fratelli d’Italia è solo politica, ma non arte del governo. E non basta per difendere l’Italia.
(da Domani)
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