MELONI, ODISSEA NELLO SPACE X: IL GOVERNO SI SPACCA SUL PROGETTO DI MUSK PRONTO A CONNETTERE TUTTO IL TERRITORIO ITALIANO ATTRAVERSO I SUOI SATELLITI STARLINK
CROSETTO APRE ALL’ACCORDO. MA TAJANI E IL SOTTOSEGRETARIO MANTOVANO FRENANO… L’OPERAZIONE PRESENTA RISCHI PER LA SICUREZZA NAZIONALE: L’ITALIA SAREBBE IL PRIMO PAESE AD AFFIDARE A MUSK LE COMUNICAZIONI PIÙ DELICATE (MILITARI, DEI SERVIZI, DELLA DIPLOMAZIA, DELLA PROTEZIONE CIVILE) – IL SERVIZIO FINIREBBE SOTTO IL CONTROLLO DI UN PRIVATO, CHE IN TEORIA POTREBBE SPEGNERLO A SUO PIACIMENTO (COME IN ALCUNI CASI HA FATTO)
In un appunto riservato di alcuni mesi fa, la Farnesina avvertiva Palazzo Chigi dei rischi di aprire le porte ai servizi satellitari di Elon Musk: «La proposta — scriveva il ministero degli Esteri al termine di un incontro nella sede del governo sul progetto Starlink per l’Italia — dovrà essere valutata in maniera più dettagliata in relazione […] all’opportunità di inquadrare l’eventuale collaborazione con Starlink all’interno di un accordo intergovernativo con gli Usa a garanzia degli obblighi di confidenzialità, continuità del servizio e rispetto delle prerogative di sovranità nazionale».
Tradotto: possiamo dare il via libera solo dopo aver siglato un’intesa con gli Stati Uniti che eviti a Roma di finire in balia degli umori o degli interessi del multimiliardario amico di Donal Trump. Un giorno, ad esempio, il fondatore di Tesla potrebbe negare il segnale, oppure gestire in modo sconveniente i dati sensibili del Paese. Serve, insomma, un garante: il governo americano.
È un passaggio illuminante nella sua chiarezza. Sufficiente a spiegare le tensioni e l’imbarazzo di queste ore nel cuore dell’esecutivo. Le spinte sono contrapposte, la confusione alimenta sospetti. La presidenza del Consiglio, innanzitutto: chi più spinge per un accordo con Musk è il generale Franco Federici, consigliere militare di Giorgia Meloni e segretario del Comint, il comitato interministeriale per le politiche sull’aerospazio. Qualche prudenza in più è di Alfredo Mantovano, che durante l’audizione al Copasir ha molto frenato sull’opzione Starlink, spiegando che non esiste nulla di concreto. La partita, però, non è soltanto legata alla sicurezza: è soprattutto politica.
Meloni vive settimane cruciali nel rapporto con Washington. Sente Musk costantemente, dunque preferirebbe non deluderlo (anche perché l’imprenditore flirta intanto pubblicamente con Matteo Salvini). La premier è consapevole dell’azzardo di un simile progetto, ma è tornata dalla missione di Mar-a-Lago convinta di poter costruire l’accordo-quadro a cui fa cenno il documento della Farnesina. O comunque, qualcosa di simile, una sorta di patto “light”.
Salvini, si diceva. Lui è schierato a prescindere con Musk e Trump, dunque con Starlink. Meloni lo sa. È irritata dall’atteggiamento del suo vice, tanto che potrebbe superare i dubbi che le sconsigliano di partecipare all’Inauguration Day del 20 gennaio e volare a Washington anche per non lasciare quel palcoscenico al leghista (una parola definitiva arriverà domani in conferenza stampa).
Attorno a Meloni si muove un altro big favorevole all’accordo, o comunque non ostile: è Guido Crosetto.
E però, resta la scelta strategica: affidarsi a Musk, oppure soprassedere? Anche dentro Palazzo Chigi non mancano resistenze. Cauto, riferiscono diverse fonti concordanti, sarebbe il capo di gabinetto della Presidenza del Consiglio Gaetano Caputi, così come il ministro Adolfo Urso. E, si è detto, pure Tajani. Il leader di Forza Italia continua a invitare alla prudenza. E a porre un quesito che suona così: in quali mani finirebbero quei dati, e quale uso potrebbero farne? È giusto valutare attentamente.
Il momento, d’altra parte, è già delicato per l’esecutivo. L’addio di Elisabetta Belloni ha scosso Meloni. E si intreccia inevitabilmente con la gestione dei rapporti con la nuova amministrazione americana. Problemi ormai alle spalle della direttrice, che si prepara a un incarico europeo al fianco di Ursula von der Leyen: gestirà per lei il dossier dei migranti.
(da agenzie)
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