MELONI TREMA ALL’IDEA CHE ALL’ELECTION DAY DEL 17-18 NOVEMBRE (REGIONALI IN LIGURIA, UMBRIA E EMILIA ROMAGNA) ARRIVI UNA DISFATTA PER IL CENTRODESTRA
IL PASSO INDIETRO DEL LEGHISTA RIXI (“SE SI FOSSE VOTATO TRA UN ANNO E MEZZO CI AVREI PENSATO. OGGI SAREI SOLO UNA PEZZA A COLORI PER TAMPONARE UNA SITUAZIONE DI EMERGENZA”) METTE IN DIFFICOLTA’ LA MAGGIORANZA ALLA DISPERATA RICERCA DI UN CANDIDATO CIVICO PER SOSTITUIRE TOTI
Un mostro a tre teste agita d’improvviso la già cocente estate di Giorgia Meloni. Una per ciascuna delle Regioni che, per scadenza naturale (l’Umbria), per voto anticipato (l’Emilia-Romagna), per i guai giudiziari del governatore dimissionario (la Liguria) andranno al voto in autunno. Ecco, la premier non fa mistero coi suoi di temere una sonora “scoppola” in tutte e tre le amministrazioni che andranno al rinnovo da qui alla fine dell’anno.
Sarebbe un pessimo viatico per proseguire con la seconda metà del suo mandato a Palazzo Chigi. Tant’è vero che, per evitare l’effetto trascinamento provocato dalla probabile disfatta ligure — dopo le dimissioni di Giovanni Toti, agli arresti domiciliari da ottanta giorni, e in assenza di un’alternativa valida — la leader starebbe sul serio pensando a un election day per tutte e tre le regioni, il 17 e 18 novembre
Il fatto è che il voto entro tre mesi nella regione del Nordovst, dunque entro fine ottobre come prevede la norma in questi casi, rischierebbe di trasformarsi in un boomerang. Soprattutto dopo che il leghista Edoardo Rixi ha fatto sapere che il tempo a disposizione è troppo poco per affrontare la sfida. Il viceministro ai Trasporti era di fatto l’unica pedina politica di peso che i partiti di quell’area avrebbero potuto schierare per il dopo- Toti. «Se si fosse votato tra un anno e mezzo ci avrei pensato. Oggi sarei solo una pezza a colori per tamponare una situazione di emergenza»Speranze ora affidate a un civico ancora da selezionare, mentre il centrosinistra compatto sembra convergere sull’ex ministro dem Andrea Orlando. Ma succede anche che in Emilia Romagna sia decollata sotto i migliori auspici la candidatura di Michele De Pascale, sindaco pd di Ravenna, con la benedizione dell’uscente e neo eurodeputato Stefano Bonaccini.
La preside ciellina Elena Ugolini è la civica scesa in campo e alla fine accettata da FdI, Lega e FI. Il colpo di scena tuttavia potrebbe maturare nella piccola Umbria. Dal 2019 è amministrata dalla leghista Donatella Tesei, ma non come gli umbri avevano sperato, stando ai consuntivi della sua giunta. Ecco perché stanno crescendo nei sondaggi le quotazioni della sindaca di Assisi Stefania Proietti, col consenso dei partiti e dei movimenti civici.
Sono queste le nubi che, a dispetto della canicola ormai quasi agostana, si stanno addensando su una coalizione di governo che poche settimane dopo le Europee si scopre tutt’altro che imbattibile. La leader di FdI, raccontano uomini a lei vicini, avrebbe preferito che il residente della Regione Liguria a questo punto resistesse almeno per qualche altra settimana-mese, nel suo esilio di Ameglia. Tempo sufficiente a far slittare le elezioni almeno lì all’anno nuovo. Le cose sono andate diversamente, a parte Salvini, Toti si è ritrovato da solo e allora addio. Ora sarà tutto il centrodestra a farsi carico del grosso nodo ligure.
Nodo uno e trino, dunque. Che stringe una coalizione che fa già fatica a restare compatta sui temi di governo. Dalla politica estera (il sostegno all’Ucraina, quello alla presidenza bis di Ursula von der Leyen) a quella interna. Ultima guerriglia, l’autonomia differenziata, sulla quale Tajani e Forza Italia chiedono una moratoria Tutto questo accade mentre Palazzo Chigi è impegnato nella complicata partita per assicurare al componente della futura Commissione europea (Raffaele Fitto, finora) una delega almeno dignitosa.
(da agenzie)
Leave a Reply