MENO MALE CHE CI RIMANE IL PESTO
L’ITALIA IN PIENA CRISI TURISTICA: NEGLIANNI ’70 PRIMI AL MONDO PER PRESENZE, OGGI PRECIPITATI AL QUINTO POSTO…OGNI REGIONE FA PER SE’, ALBERGHI CHE TRIPLICANO I PREZZI IN OCCASIONE DEL SALONE NAUTICO…CLASSIFICAZIONE CON LE STELLE DI 25 ANNI FA DOVE UN TV IN BIANCO E NERO IN CAMERA VALE COME UN CAMPO DI GOLF…OCCORRONO LEGGI E MANAGER NUOVI…UN PAESE CON 42 SITI UNESCO NON PUO’ ESSERE GESTITO COSI’.
Cari amici, tutto sbagliato e tutto da rifare diceva spesso il buono e bravo Gino Bartali e chissà quali terminologie avrebbe usato, nel suo simpatico dialetto toscano, se fosse ancora in vita e s’intendesse di turismo. Il turismo è un settore che comprende una grande varietà di servizi e professioni e si collega a molte altre attività economiche. Il suo impatto si fa sentire in settori quali quello dei trasporti, della costruzione, della vendita al dettaglio, nonchè sui numerosi compartimenti in cui si elaborano prodotti di vacanza o si forniscono servizi connessi ai viaggi di lavoro, di svago e molto altro.
Un euro speso nel turismo genera un moltiplicatore di entrate pari a otto, dato che il turismo è un’industria trasversale e un milione di euro spesi nel turismo genera 14 nuovi posti di lavoro a differenza dei soli 2 del settore industriale.
Possono raccontarci quello che vogliono, che l’anno prossimo andrà meglio, che le cause dipendono da fattori estranei ma molte nazioni hanno fatto del turismo la fonte principale del proprio sostentamento e tante altre, incrementandolo, hanno risolto innumerevoli ed enormi problemi finanziari con operazioni mirate, anche a breve termine, istituendo una sola priorità essenziale: la gestione aziendale, regolarizzata da veri professionisti del settore, possibilmente in possesso di standard elevatissimi di cui la nazione dispone, ma sempre tacciati per interessi probabilmente conosciuti ma innominabili e obbligati ad espatriare per i soliti molteplici motivi.
Queste stesse motivazioni sono evidenti anche nella vostra regione o città .
Il successo del turismo è strettamente legato ad un’unica coordinazione, mentre decisiva, come in qualsiasi settore, è la personalità di chi la dirige o il suo management : non esistono cattivi collaboratori, ma solo cattivi capi.
Per questo il compito principale dello Stato, della regione e del comune è quello di scegliere bene il suo management poichè è il vertice a garantire il risultato, buono o cattivo che sia, con medesima unità di intenti, collaborazione e predisposizione a lavorare per il bene aziendale o dell’amministrazione ma, ahimè, vedo troppe persone incapaci di guardare fuori dal proprio giardino e l’eterna partitocrazia, smisurata generatrice di Direttori Generali o tuttologi in un unico ente, come nel caso del turismo, dove nonostante i pessimi risultati si mantengono gli stessi responsabili.
Nel nostro Stato, nella nostra regione e nella nostra città si parla troppo; ciò non è mai sinonimo del troppo fare e appare dunque sovradimensionato il ruolo di supplenza delle Regioni alla mancanza di indirizzi generali e coerenti, come l’inutilità dei vari STL (Sistema Turistico Locale) o altre infinite sigle che a tutt’oggi non hanno efficacia politica, ma solo un notevole costo, che risulta improduttivo. I risultati sono evidenti.
Motivo è infatti che 20 regioni italiane, tra cui la Liguria, cui e’ stata demandata dal 2001 la politica del turismo, agiscono indipendentemente le une dalle altre ed in modo non coordinato, spendendo più fondi di prima.
Negli anni ’70 l’Italia e la nostra bella regione si trovavano nella primissima posizione mondiale per presenze turistiche ed introiti derivanti. Adesso, dopo circa un trentennio, siamo collocati nella quinta e presto verremo sorpassati da altre due o tre nazioni; il tutto malgrado nel nostro paese vi siano ben 42 siti Unesco, che è un primato (2 in Liguria) e intanto la Francia, nel solo 2007, ha avuto decine di MLD (euro) di proventi in più rispetto al nostro territorio.
Se facciamo un calcolo su base trentennale, la cifra raggiunta sarà così eclatante che dovrebbe obbligarci a studiarne veramente le cause, confermandoci che la Legge 284 del 1991 sulle liberalizzazioni dei prezzi che permette al gestore di triplicare e forse anche più il prezzo della camera doppia durante il salone nautico a Genova e vale a dire da 100/130 a 400/450 euro è completamente sbagliata.
Oppure la mancanza di controlli da parte delle autorità competenti poichè è sufficiente l’autocertificazione quinquennale da parte del gestore per attestarne la qualità .
Che dire della legge sulla classificazione ligure alberghiera (le stelle) che è datata 1983 (solo il Burundi, Pakistan, Ghana e Nigeria l’hanno antecedente) dove le vecchie televisioni bianco/nero contano quasi come un campo da golf 18 buche; per non parlare del bagno in camera, non obbligatorio dalle quattro stelle in giù o la proposta di un candidato Premier (Veltroni) che promette, in campagna elettorale, l’abbassamento dell’IVA turistica dal 20% al 10%… peccato che l’IVA in Italia in questo settore sia già da diversi anni al 10%.
Qui si parla solo di tassa del lusso sugli yacht e di danni ambientali creati dall’irrigazione dei green, mentre in Spagna ne hanno costruito ben 60 in dieci anni.
Questo dimostra che i dati ricevuti dal WTO (World Tourism Organization) ), che ci elenca, su 131 nazioni, al 127° posto come tassazione, 117° criminalità organizzata, 131° competitività , 122° flussi di capitali dall’estero, 63° fuga di cervelli, 93° interesse del governo per il turismo, 68° qualità infrastrutture, 80° qualità formazione professionale, 112° aliquota d’imposta, eccetera, danno un chiarissimo esempio sulle str…anezze comportamentali dello Stato, della regione e del comune a favore del turismo, nonostante questi fornisca il 12% del PIL italiano e una forza lavoro di oltre 2 milioni e mezzo di impiegati (11%).
Per mezzo e studio di alcuni operatori internazionali del settore si è ricavato che il turista è indirizzato verso le città o paesi d’arte, cultura, patrimonio gastronomico e paesaggistica, possibilmente in concomitanza di una non forte stagionalità e per brevi ma ripetuti periodi dell’anno, mentre al contrario noi in Liguria li abbiamo concentrati in pochi mesi e gli alberghi, per la maggior parte dell’anno, restano chiusi per mancanza di attrazioni.
Con questi dati forniti dalla “Bibbia” del settore e in considerazione che sia la Liguria che la città di Genova dispongono ampliamente delle qualità sopra citate (arte, cultura, patrimonio gastronomico e paesaggistica) abbiamo tutto quello che è necessario per diventare una città turistica del secolo XXI e nessuno si dovrà sorprendere per questo perchè città come Lione, Barcellona, Bilbao, Lilla, Stoccarda e Lisbona fino a dieci anni fa non erano una destinazione turistica, hanno solo avuto fiducia in se stesse e hanno lavorato, promuovendo e presentando le loro bellezze e le loro particolarità al mercato.
Hanno così fatto del turismo una delle loro risorse perchè non si deve mai perdere la coscienza che il turista è un bene prezioso perchè spende e genera benefit.
A seguito di queste conoscenze e della dovuta esperienza, sia legislativa che programmatica, sarà quindi possibile risolvere tutte quelle problematiche che danneggiano la città e la regione immettendo semplici soluzioni e ovviando al continuo pellegrinaggio del miglior personale locale verso altre destinazioni di lavoro, o una nuova classificazione alberghiera idonea in grado di stupire favorevolmente i grandi operatori mondiali, o il ripristino dell’entroterra ligure per l’incremento dei centri turistici minori, o il turismo rurale alternativo e compatibile, o quello sportivo, o la valorizzazione in rete del patrimonio culturale o adeguate politiche di marketing territoriale e sociale e perchè no, una nuova città d’affari.
Il tutto sempre a patto che ci sia una strategia globale di sviluppo locale da parte della politica.
Ma noi abbiamo ancora la coda di due o tre mila persone fuori dall’acquario con un danno all’indotto di alcuni milioni di euro, quando in tutto il mondo, questo piccolo problema, è già stato risolto semplicemente.Ci vorrebbero le pagine della Treccani per descrivere le discrepanze e quindi le migliorie attuabili in questo meraviglioso settore; il più produttivo che abbiamo e facile da risolvere e da mantenere.
Meno male che c’è il pesto.
Luciano Ardoino
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