MERKEL AVVIA LA CROCIATA ANTI-SOVRANISTA: PORTA IL PPE CONTRO ORBAN E ISOLA L’ITALIA POPULISTA DI SALVINI
L’IMBARAZZO DI CONTE, CHE DEVE TROVARE UNA POSIZIONE UNITARIA IN CONSIGLIO UE… LA VERGOGNA DI FORZA ITALIA, SERVI DELLA LEGA
Ancora lei: Angela Merkel. C’è la cancelliera dietro il voto che oggi a Strasburgo ha condannato il Governo ungherese guidato da Viktor Orban per gravi violazioni dei diritti fondamentali dell’Ue.
I sì sono stati tanti: 448, contro 197 no e 28 astenuti. A dispetto delle previsioni della vigilia, il Ppe, il gruppo che incredibilmente tiene insieme due opposti come Merkel e Orban, ha votato in maniera quasi compatta contro il premier ungherese, insieme ai socialisti, ai liberali e anche al M5s.
Tra i Popolari, sono ‘sfuggiti’ al richiamo della Merkel solo gli italiani di Forza Italia, schierati per Orban insieme ai leghisti di Matteo Salvini, i polacchi, gli ungheresi. Poca roba.
Il voto di oggi sfila i Popolari dall’abbraccio sovranista e costruisce i presupposti per un nuova alleanza tra Ppe, socialisti e liberali dopo le elezioni di maggio 2019. Shock. Ma come ci è arrivati?
E Giuseppe Conte, a capo di un governo spaccato su Orban, cosa racconterà in Consiglio Europeo quando (e se) arriverà il momento di rendere operative le indicazioni dell’europarlamento?
Raccontano dal Ppe che dall’ultimo incontro di Angela Merkel con Emmanuel Macron si era capito come andava a finire. Si sono visti a Marsiglia il 7 settembre scorso. Da lì la cancelliera e il presidente francese hanno rilanciato un imperituro asse franco-tedesco in chiave anti-populista, guardando alle Europee dell’anno prossimo.
Il voto del Parlamento europeo su Orban è stata la prima occasione per dare un segnale: si fa sul serio, basta con l’inquinamento sovranista nel Ppe.
Anche il capogruppo a Strasburgo Manfred Weber è stato richiamato all’ordine. Proprio lui che in un’intervista a La Stampa aveva parlato della necessità di un “compromesso con i sovranisti”. Bene, su Orban niente compromessi.
Il Ppe vota compatto tranne poche eccezioni, quella italiana soprattutto, e l’astensione dei conservatori spagnoli e francesi (questi ultimi per distinguersi da Macron, avversario di ‘En Marche’ in Francia).
Ora, Weber resta comunque in lizza per la candidatura a presidente della Commissione (‘spitzenkandidaten’) alle prossime Europee: quel posto sarà suo con maggioranza qualificata al congresso del Ppe a Helsinki il 7 e 8 novembre, scommettono nella sua area.
Del resto si è riposizionato sulla nuova linea della Merkel, quella che ha risolto i tentennamenti estivi di una Cancelliera che comunque si ritrova a dover mediare al governo con l’alleato populista Horst Seehofer.
Ma Merkel alla fine non tentenna. Oltre all’asse con Macron, c’è un altro dato che l’ha portata a decidere di fare senza i populisti: le politiche di domenica scorsa in Svezia.
I sovranisti svedesi di Jimmie Akesson (‘Democratici svedesi’) non hanno sfondato: il loro 17 per cento segnala un aumento nei consensi, ma non è la porta di ingresso per il governo del paese.
E soprattutto dopo il voto su Orban, una loro eventuale trattativa di governo con i Popolari svedesi appare in salita.
Bene, il voto in Svezia ha convinto Merkel e la parte moderata del Ppe che alla fine il caso italiano, di un governo a guida populista, può rimanere un’eccezione in Europa. O meglio: un caso da isolare.
Da qui l’accelerazione per votare la relazione dell’eurodeputata olandese Judith Sargentini che condanna Orban per violazioni dello stato di diritto nel campo dell’indipendenza della magistratura e dei media, della libertà accademica, della libertà religiosa, della protezione delle minoranze e della possibilità di operare per le Ong e la società civile, nonchè casi di corruzione, appalti irregolari e frode nell’uso dei fondi Ue.
Meglio fare senza Orban, senza Salvini, senza i sovranisti: Merkel sterza, il Ppe segue e ora punta a conseguire un buon risultato alle Europee di maggio per cercare ancora – in caso di non autosufficienza – una maggioranza con i liberali e i socialisti dopo il voto invece che con i sovranisti.
A margine, resta una matassa tutta italiana che rischia di restare residuale.
Benchè piazzati bene nei sondaggi, i sovranisti non hanno chance di influenzare il Parlamento europeo senza un’alleanza con il Ppe.
Salvini infatti non fa mistero di questo obiettivo per “allontanare la sinistra dal malgoverno europeo”. Ora invece gli resta Orban, isolato nel Ppe, e Silvio Berlusconi, che lo ha seguito in questa avventura: è come restare a piedi. A meno di sfondare davvero alle prossime elezioni. Si vedrà .
Nel frattempo resta il solco di un governo italiano spaccato su Orban. Che non è poca cosa, visto che la scelta del Parlamento Europeo deve essere approvata dal Consiglio europeo per diventare operativa.
Cosa dirà Conte? I cinquestelle eletti a Strasburgo sono convinti che il premier terrà conto della “nostra scelta di votare la condanna di Orban”.
Ma Conte è anche premier della parte leghista al governo, benchè espressione del M5s. “Sarebbe bene che il Parlamento italiano convocasse il presidente Conte per spiegare quale sarà la sua posizione nel Consiglio europeo. L’Italia non può rischiare l’isolamento”, attacca David Sassoli del Pd, vicepresidente del Parlamento Europeo.
La buona notizia per Palazzo Chigi è che potrebbero passare dei mesi prima che il Consiglio europeo venga chiamato a discutere dell’attivazione dell’articolo 7 dei Trattati contro Orban.
Nella versione più severa, può significare sanzioni e la sospensione del diritto di voto dell’Ungheria in Consiglio, ma serve l’unanimità dei 27 Stati.
Complicato nei tempi e nei modi. Il voto del Parlamento rischia quindi di restare lettera morta: un monito che serve a indirizzare le alleanze per le prossime europee ma nulla di operativo.
Ad ogni modo, il Consiglio europeo si riunisce il prossimo 18 ottobre e poi a metà dicembre: difficile che il nodo Orban arrivi al pettine per allora.
Ma la prossima settimana a Salisburgo, i capi di stato e di governo si incontreranno per un vertice informale: potrà essere l’occasione per un chiarimento a margine sul caso Ungheria, un caso che invece che spaccare il Ppe, ha costruito un argine tra i Popolari e i sovranisti, un muro tra l’Ue e il pensiero “illiberale” di cui Orban si vanta.
“Ecco, Merkel ha sterzato verso un’alleanza liberale — ci dice una fonte moderata del Ppe — l’Europa ha conosciuto Hitler e Mussolini, entrambi avevano il consenso, come Orban: il che non significa che puoi fare come vuoi. Ci sono delle regole e appartengono alla democrazia liberale. Illiberale vuol dire regime”.
E la Cancelliera ha deciso di combatterlo prima che sia troppo tardi, “un po’ come Churchill contro i nazisti”, azzarda qualcuno.
Fosse anche la sua ultima crociata da leader.
(da “Huffingtonpost”)
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