MOGHERINI: “LE LACRIME RIVELANO SENTIMENTI, COMPITO DELLE ISTITUZIONI E’ REAGIRE”
“E’ DA 15 ANNI CHE DOVREBBE ESSERE ATTIVO UN COORDINAMENTO DELLE INTELLIGENCE, GLI STATI ORA DEVONO FARLO DAVVERO”
Le sue lacrime hanno fatto molto discutere. L’Alto rappresentante per la Politica estera e di sicurezza della Ue Federica Mogherini parla alla Repubblica delle sfide che attendono l’Europa nel contrasto al terrorismo e nell’integrazione della comunità islamica, ma sullo sfondo resta la sua commozione e le strumentali polemiche sollevate in Italia da Giorgia Meloni e dalla Lega
“Da una parte, le lacrime hanno rivelato i miei sentimenti umani. Dall’altra mi dispiace che abbiano coperto il contenuto del mio messaggio dalla Giordania, un paese con cui condividiamo le priorità per prevenire la radicalizzazione. Abbiamo bisogno che l’Islam sia parte della nostra battaglia. Abbiamo bisogno che le voci musulmane contro il terrorismo siano udite di più. Al di là delle emozioni, il compito delle istituzioni è di reagire e di lavorare”
Il problema è come reagire.
“Guardate qui. Queste sono le conclusioni del Consiglio europeo straordinario del 21 settembre 2001, all’indomani dell’attentato delle Torri gemelle.
Cito: “è necessario migliorare la cooperazione e lo scambio di informazioni tra i servizi di intelligence dell’Unione. A questo scopo occorre creare squadre di investigazione comuni. Gli Stati membri devono condividere tutte le informazioni utili riguardanti il terrorismo con Europol, sistematicamente e senza indugi”. Senza indugi? Questo risale a 15 anni fa” […]
“Il problema è che anche le decisioni prese non hanno seguito. Sappiamo tutti quello che bisogna fare, ma poi bisogna farlo davvero” […]
“L’idea che l’approccio europeo non funziona e quelli nazionali sì, è una pura illusione. E’ vero il contrario. Perchè quella che abbiamo oggi è la via nazionale all’anti-terrorismo, non quella europea. E’ l’approccio nazionale che non ha funzionato perchè il mondo è globalizzato, l’Unione è integrata e le connessioni con il resto della regione sono forti. E’ chiaro a tutti che occorrono strumenti europei per far fronte ad una minaccia che è, come minimo, su scala europe”
L’altra sfida è l’integrazione della comunità islamica.
“Nei mesi scorsi sono stata criticata perchè ho detto che l’Islam fa parte dell’Europa. Sarebbe ora che capissimo che non si tratta di una presenza esterna. Questi terroristi sono cittadini europei, nati in Europa, cresciuti in Europa. E’ l’alleanza, il dialogo, la cooperazione la coesistenza di religioni diverse che risolverà questi problemi. Se ci raffiguriamo la questione in termini di “noi”, europei e cristiani, e “loro”, arabi, musulmani, terroristi, non vediamo la verità , perchè stiamo comunque parlando di europei. E alimentiamo la stessa narrazione di quelli che vogliono dimostrare che vivere insieme, fianco a fianco, è impossibile”.
(da “Huffingtonpost”)
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