MORTI SUL LAVORO: L’87% DELLE AZIENDE CONTROLLATE NON E’ IN REGOLA CON LE NORME DI SICUREZZA
I DATI INAIL CERTIFICANO UN LEGGERO CALO DELLE VITTIME MA NON RACCONTANO IL MONDO SOMMERSO DEGLI ABUSIVI
Ancora morti su lavoro nell’Italia della crisi dove le vittime nella maggior parte dei casi ufficiali sono uomini (il 93% ), che hanno più di 55 anni.
Il giorno dopo la strage di Messina dove tre operai sono morti uccisi dalle esalazioni di gas di una cisterna della nave che stavano pulendo, restano gravissime le condizioni del quarto operaio rimasto ferito mentre la procura ha aperto un fascicolo con l’accusa di omicidio colposo.
Ancora un incidente, ancora morti bianche: 77 ufficiali in meno rispetto all’anno scorso ma sempre una strage infinita.
“Ribadisco con forza l’esortazione a fare di tutto perchè non si ripetano queste gravissime tragedie. Ogni morte sul lavoro è inaccettabile in un Paese come il nostro”, ha detto il presidente della Repubblica
A raccontare l’Italia dove ancora si muore per guadagnarsi il pane, sono i dati dell’Inail.
Parlano di 549 vittime fino al mese di settembre di quest’anno contro le 626 dello stesso periodo 2015 ma ovviamente il dato non tiene conto delle morti nascoste, degli abusivi, dei muratori assoldati a giornata, lasciati feriti sulle strade fingendo incidenti stradali dopo essere caduti dalle impalcature, pagati, ma solo se feriti o morti, con vaucher improvvisamente usciti dalle tasche degli imprenditori.
Così l’anno scorso i dati dell’ Osservatorio Indipendente di Bologna sulle morti sul lavoro parlavano rispetto alle cifre ufficiali di una strage ben più pesante: oltre 1400 vittime, quest’anno sarebbero gia 1260
Inail: italiani e stranieri.
Sul numero totale gli italiani sono 465 contro “solo” 84 stranieri: un dato poco vicino alla realtà se si pensa ai punti di raccolta nelle periferie dove al mattino passano i pullmini per scegliere, caricare chi arrivato dall’est o dall’Africa si offre per pochi spiccioli come muratore o carpentiere, senza assicurazioni o diritti, se si pensa ai luoghi del caporalato dove la schiavitù sembra tornata nei campi.
Così le regioni dove la situazione occupazionale è più legale e chiara per assurdo risultano quelle dove ci sono più vittime.
La prima è infatti l’Emilia Romagna con 70 casi, seguita dal Veneto con 59 morti, Lombardia, 57, Piemonte 47.
La geografia delle morti bianche vede il centro con il 32,6 per cento degli incidenti mortali, seguito dal sud col 21,7, il nord ovest con 20,9. E il nord est con 15,7.
I settori a rischio.
In quasi la metà dei casi non è determinato il settore economico dove il lavoratore ha perso la vita, seguono poi le costruzioni con 74 casi, l’attività manifatturiera con 65, il trasporto e magazzinaggio con 62, il commercio all’ingrosso con 33.
“Siamo il Paese Europeo con il più alto numero di morti sul lavoro e questo vorrà pure dire qualcosa
Abbiamo anche un altro triste primato che è quello dell’abuso dei voucher, che molto spesso favorisce il lavoro nero, usati per coprire il lavoro nero. E non mi pare siano stati messi dei limiti concreti perchè questo abuso possa essere fermato. Averli estesi a tutte le lavorazioni non mi pare sia stata una bella idea”. così dice Marco Bazzoni, operaio metalmeccanico e rappresentante dei lavoratori per la sicurezza.
I vaucher e gli incidenti.
Le sue parole confermano le denunce fatte dall’Inail. All’istituto per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, nei mesi scorsi è infatti scattato l’allarme: nel 2012 gli incidenti di lavoratori retribuiti con i ticket erano stati 436, nel 2014 si sono triplicati, arrivando a circa 1.400.
Anche le morti bianche dei voucheristi si sono raddoppiate: da 2 a 15 in tre anni.
Non solo, a dimostrare l’abuso, l’imbroglio grazie ai vaucher c’è il fatto che quasi sempre il pagamento del vaucher (10 euro lordi di cui 7,5 destinati al lavoratore) coincide con il giorno dell’infortunio mentre in precedenza non risulta alcun rapporto tra il datore di lavoro e il lavoratore.
Segnalazioni, denunce si sono moltiplicate tanto che da giugno il governo ha deciso di obbligare ad una tracciabilità in modo che non si ripetano abusi, in modo che il vaucher, ormai in uso dalle campagne al lavoro domestico, non venga usato come foglia di fico per nascondere lavoro nero, sfruttamento.
E salti fuori solo al momento in cui arrivano sul luogo dell’incidente carabinieri e polizia a fare i rilievi.
(da “La Repubblica“)
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