MOSCHEA A GENOVA: CHI HA PAURA DEL REFERENDUM?
RACCOLTE IN DUE ORE 1.600 FIRME TRASVERSALI PER INDIRE UN REFERENDUM TRA I GENOVESI DOPO L’ANNUNCIO DEL SINDACO DI VOLER AUTORIZZARE LA COSTRUZIONE DI UNA MOSCHEA … PELLIZZETTI CI SPIEGA COME FUNZIONA LA DEMOCRAZIA ( QUELLA DI MICROMEGA).
Cerchiamo di esporre inizialmente i fatti: la sindaco di Genova, Marta Vincenzi, fissa di sua iniziativa, senza neanche consultare la sua maggioranza, un protocollo di intesa con il sedicente iman della Comunità islamica genovese che autorizza la costruzione di una moschea (con o senza minareto, a seconda delle versioni) nel territorio comunale, con l’impegno da parte dei musulmani di un “pronunciamento” contro la violenza e il terrorismo e a favore della parità dei diritti delle donne. Si parla di una “localizzazione” in Darsena, nell’area quindi portuale e qualcuno fa rilevare altresì che l’impegno viene firmato da una associazione appositamente costituita, onde restituire credibilità a un gruppo che precedentemente si riconosceva nell’Ucoii e che come tale era stato messo in “black list” dall’allora ministro Amato ( governo Prodi). Di fronte “a un’imposizione dall’alto” da parte della Vincenzi, si crea un comitato trasversale che chiede di interpellare i genovesi se siano o meno favorevoli alla costruzione di una moschea. L’iniziativa di Gianni Plinio (AN), Rosario Monteleone ( UDC) e Matteo Rosso (FI), raccoglie l’adesione anche dell’UDUER, della Lista Biasotti, di Broglia ( Pd) e di altri politici, anche di sinistra. Venerdì scorso, primo appuntamento: una ressa di genovesi va a firmare la richiesta di referendum ( 1.600 in due ore) e qualcuno comincia a preoccuparsi. La Vincenzi sostiene che la richiesta di referendum sarebbe incostituzionale in quanto la Costituzione garantisce la libertà di culto ( ma un docente universitario genovese la pensa diversamente): ci limitiamo per ora a dire che una cosa è “la libertà di culto”, ovvero la libertà di pregare che viene, persino quella, vietata ai cattolici in molti paesi islamici, altra cosa è “ la libertà di erigere luoghi di culto”, anch’essi vietati in decine di paesi musulmani. Nessuno vieta a un islamico di pregare a casa propria, per capirci, altra cosa è costruire una moschea o una scuola coranica. In realtà il problema non può essere “localistico”, ma dovrebbe essere affrontato a livello di Stati europei. In base al principio delle libertà religiose deve essere, una volta per tutte, affermato il principio della “reciprocità ”: non è tollerabile che in Italia si possa erigere una Moschea, quando in troppi paesi musulmani i cristiani non solo non possono fare altrettanto, ma addirittura vengono perseguitati e arrestati e il musulmano che cambia religione viene impiccato. Che religione tollerante può mai essere questa? E, come sosteneva Oriana Fallaci, perchè mai l’Occidente dovrebbe chinare la testa davanti alla predicazione dell’odio di taluni iman e alla discriminazione delle donne? Sul Secolo XIX di ieri, Pierfranco Pellizzetti, opinionista di Micromega, accusa i promotori del referendum “di contrapporre inflessibilità a inflessibilità ”, spacciando come “aggressiva” anche una “legittima difesa”. E’ la teoria, tanto cara alla sinistra e che ha fatto loro perdere consensi, che la colpa, in tanti campi, non è di chi “commette un abuso”, ma diventa di “chi reagisce a un abuso”. Che volete che sia il relativismo e la crisi di valori della società occidentale, il permissivismo e la eccessiva tolleranza verso chi predica l’intolleranza? Per Pellizzetti la rovina sta nella “militarizzazione della cultura”, nella “democrazia blindata con misure ferree”, negli “apostoli del rigor mortis come assetto difensivo ottimale”: un insieme intollerante che rappresenta “il primo nemico della democrazia occidentale, che invece trae potenza dalla propria flessibilità ”. Per Pellizzetti non esistono radici cristiane europee, non esiste una tradizione religiosa, non esiste nulla, se non “politici che, imprenditori di se stessi, cavalcano la paura, per intercettare i consensi dei pensionati e delle signore in tailleur”. E li identifica in “un vecchio fascistone, un grifagno frequentatore di sagrestie e un micetto albarino ( quartiere bene di Genova n.d.r.) in mutazione verso il barracuda” .
Non pretendiamo che gli studi storici del Pellizzetti e le sue letture lo convincano che possa celarsi un principio di “intolleranza” nella religione e nella prassi islamica, sarebbe troppo. Ma basterebbe che, lui opinionista, leggesse almeno qualche quotidiano, per essere informato sulla abitudine di alcuni iman, lasciati predicare l’odio contro l’Occidente e la cristianità , di essere i mandanti, non solo morali, di episodi di terrorismo, gli organizzatori di stragi, i reclutatori in Europa di kamikaze contro obiettivi precisi. Sono centinaia le vittime innocenti in Europa di quella “tolleranza” predicata dall’apprendista stregone Pellizzetti e che dovrebbero gravare anche sulla sua incoscienza, visto che la “coscienza” lo induce ad aprire le porte indiscriminatamente alle “civiltà d’oltremare”. La reciprocità e la libertà religiosa vera sono per lui un optional, la sicurezza è “blindare la democrazia”. Meglio “essere flessibili”, così ce lo prendiamo in quel posto meglio… Peccato che tale ragionamento “ideologico” sia mal compreso dall’elettorato di sinistra che, poco intellettuale evidentemente e più propenso pragmaticamente a “pararsi il culo”, invece pare condividere le nostre preoccupazioni che non sono di destra o di sinistra, ma sono semplicemente ragionamenti sulla base dei fatti concreti.
Persino un autorevole esponente islamico, l’iman Pallavicini, ci dà ragione, quando sostiene “Prima delle moschee, dobbiamo pensare a istituti di formazione per affidare a persone, riconosciute formalmente, la gestione dei luoghi di culto”. Una sorta di tutori degli iman italiani, proprio per evitare che il primo che passa si autoproclami iman, magari predicando l’intolleranza.
Chiosa finale: siamo preoccupati per l’intolleranza di Pellizzetti per l’uso referendario che dovrebbe essere il più alto esercizio di democrazia anche per la Sinistra, in quanto è il popolo che decide e che ha l’ultima parola . Opporsi ad esso significa solo che la politica si deve decidere nelle segrete stanze o nei salotti balconati della sinistra romana o genovese.
La seconda riflessione è riservata agli insulti diretti da Pellizzetti ai tre politici promotori del referendum. Vede, Pellizzetti, io ho vissuto poco sia nelle sagrestie che al baretto di Albaro, sicuramente meno di lei: sono vissuto a San Teodoro, quartiere proletario popolato da portuali e marittimi, con pochi servizi, poco verde ma tanta umanità . Pensi che l’unico punto di aggregazione da ragazzini era il centro parrocchiale, dove ci facevano giocare senza neanche obbligarci a passare in sacrestia. Però insegnavano la tolleranza, questo sì, sarebbe stato bello se avesse potuto frequentarlo anche lei… magari avrebbe compreso che termini come “fascistone, socialistone, comunistone, democristianone” nulla tolgono a chi esprime delle idee con coerenza, rendono solo ridicolo “il presuntuosone” che pensa così di offendere un essere umano. Forse ragiono così perchè non ho avuto la “fortuna” di crescere in un quartiere bene, forse perchè l’università l’ho fatta lavorando, forse perchè i miei amici era “sottoproletari” e non fighetti, ma sono contento così, mi perdonerà certamente la mia poco nobile origine. Non facendo parte della intellighenzia dei salotti borghesi da lei sicuramente frequentati, so di non avere uno stemma araldico adeguato per accedere al “palazzo d’inverno”. Ma se dovessi tornare indietro, mi rivedo tra i lavoratori, i ferrovieri, i marittimi, i portuali, le modeste famiglie del Sud con figli numerosi che popolavano le vie di San Teodoro, i campetti rubati alla strada, le paste quando si poteva la domenica, le ginocchia sbucciate dall’asfalto. Perchè quella esperienza di vita mi ha permesso di capire il popolo, di amarlo, di sentirmi parte integrante di esso, di rappresentarlo. Non ho mai sentito la necessità di insultare la parte avversa, semmai di convincerla con la forza delle mie idee. Non è grave “essere un vecchio fascistone”, è peggio essere “vecchi dentro”, non interpretare e non capire la vita che cambia, non rappresentare il proprio mondo, non aiutare a “crescere” i propri figli, non trasmettere valori e pensieri, non lasciare una traccia del proprio passaggio nella vita. Le radici della democrazia non le troncano coloro che sanno mettersi in discussione, caro Pellizzetti, le mettono in pericolo i “borghesucci” che dalla terrazza di lusso guardano con disprezzo il popolo che vuole esprimere il proprio pensiero, senza mediazioni dei presunti “capobastone” dei salotti radical chic.
Prendete qualche aperitivo di meno e frequentate più i mercati rionali, date retta a me. Tra quegli anziani che rovistano tra gli scarti per portare a casa qualche frutto a basso prezzo, troverete quella umanità , quella dignità , quella modestia, quella limpidezza di vita che non conosce l’invidia, la presunzione, l’arroganza… Noi stiamo con loro.
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