MULTEDO, PIU’ FIACCOLE CHE GENTE, LA PROTESTA “NO PROFUGHI” SI E’ DISSOLTA NEL DISINTERESSE
E ORA IL MALESSERE CAMBIA OBIETTIVO: “IL COMUNE DEVE DARCI I SETTE MILIONI PROMESSI”
Due piazze: un corteo con le fiaccole e un presidio con le bandiere rosse poco lontano. Però l’elemento in comune c’è, cioè la scarsa partecipazione a un rito sembrato stanco, sia di qui che di là .
Come se la vicenda di Multedo fosse ormai arrivata al capolinea, dopo settimane di passione.
Il corteo degli anti-migranti (circa 200, un terzo rispetto all’ultima volta), gli irriducibili contrari all’arrivo anche di un solo rifugiato, è passato per Sestri Ponente tra l’indifferenza generale e al massimo il fastidio degli automobilisti in coda all’ora di cena.
Segno che la battaglia “nimby”, cioè “non nel mio cortile”, ha fatto breccia solo tra chi quel cortile lo abita
In apertura c’era uno striscione con una frase di papa Giovanni Paolo II, “la fiducia non si acquista non la forza”. Un modo quasi a rivendicare la natura cattolica e moderata degli abitanti coinvolti nella protesta, ma una natura di osservanza più conservatrice e identitaria rispetto alla versione sociale di Francesco.
“Non siamo contro i migranti ma rivogliamo solo l’asilo”, è il mantra a uso e consumo delle telecamere e dei taccuini.
Nessun cartellone truculento come quelli visti nei giorni scorsi, minacce comprese a Don Giacomo Martino, nessuna partecipazione di Casapound al corteo, nonostante fosse stata annunciata venerdì scorso: una protesta “ripulita” insomma.
Nella consapevolezza che i toni si erano evidentemente alzati troppo, oscurando le ragioni del comitato
Rimarranno quindi i 12 ospiti sgraditi nella struttura dell’ex asilo, ma ora – promettono da Multedo – il fiato sul collo lo faranno sentire al Comune, il quale nei giorni scorsi ha promesso sette milioni di euro a mo’ di indennizzo per il quartiere. “Siamo pronti a sfilare sotto Palazzo Tursi, se necessario”, promette una delle portavoce e organizzatrice, Simona Granara
Fin qui il primo raduno, terminato in piazza Baracca (con anche lì il volantinaggio contrapposto dell’Anpi).
E l’altro? La divisione fisica tra le due ali è su via Reggio, all’altezza del casello autostradale di Genova Pegli.
Al di là del passaggio pedonale, teatro dei tanti blocchi stradali delle ultime settimane, ecco una quarantina di persone con il simbolo della falce e il martello sui drappelli. “Noi non ce l’abbiamo con i manifestanti che stanno qui ma chi si infiltra e sinora ha buttato benzina sul fuoco”, spiega Maurizio Natale, segretario genovese di Rifondazione Comunista. “Basti pensare all’assessore Stefano Garassino e ai calci nel sedere che ha promesso a chi chiede l’elemosina”.
Per i manifestanti di Rifondazione, supportati dai centri sociali Zapata e Tdn e dal Partito Comunista dei lavoratori, chi abita a Multedo ha il diritto di manifestare la situazione di disagio ma non certo per i migranti. “Vorremmo che gli abitanti del quartiere si concentrassero con problemi ambientali di Multedo, come i depositi chimici in mezzo alla case, il porto e l’autostrada”, aggiunge Natale.
“È invece strano che un quartiere operaio e storicamente accogliente ora si arrabbi con gli ultimi degli ultimi”.
Nel presidio, anche Stefano Kovac, presidente genovese di Arci. “L’accoglienza verso le persone ci sembra il minimo sindacale”, spiega.
“Le persone in fiaccolata sono spaventate, e la paura è un sentimento rispettabile. Ma nemmeno sanno cosa significa essere un rifugiato”. I problemi sono altri, insomma, e “i dodici immigrati non sono la causa di tutto”, recitava un volantino.
Nel frattempo nell’asilo “incriminato” di via delle Ripe una signora del quartiere è andata a bussare: aveva con sè una torta di benvenuto per i richiedenti asilo.
Una delle prime reali e concrete manifestazioni di umanità nei confronti di persone in carne e ossa.
(da “La Repubblica”)
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