NARCISO RENZI: “NESSUNO SI RIPRENDERA’ IL PD E LO RIPORTERA’ AL 25%”: MA PERCHE’ CON IL SUO 16% NON FONDA UN PROPRIO PARTITO DI SACRESTANI, ARRIVISTI E FINANZIERI?
RENZI CONCLUDE I LAVORI DELLA LEOPOLDA CONTRO IL SUO PARTITO… MA SE PENSA DI AVERE UN 41% DI CONSENSI PERSONALI PERCHE’ SFRUTTA LA BASE DI UN ALTRO PARTITO E NON SE NE CREA UNO LUI? FORSE PERCHE’ NON ARRIVEREBBE AL 20% E NON CONTEREBBE UNA MAZZA?
Bordate a chi lo critica dall’interno del suo partito.
Disprezzo a chi ha preferito la piazza della Cgil alla Leopolda.
Il superamento di un’idea di sinistra che si fonda sulla nostalgia in nome di chi investe alla Cayman e vuole abolire il diritto di sciopero.
Matteo Renzi chiude la kermesse attaccando chi si è permesso di mettere in dubbio la sua linea politica confindustriale.
La vecchia guardia del Pd è una “classe dirigente di reduci”. Parola di Renzi, parola di premier.
Lo scroccone che ha vissuto tre anni gratis a casa di Carrai si permette di dare le pagelle su chi c’era prima e chi c’è dopo. Sul passato e futuro.
Lo spartiacque è la Leopolda.
Nel suo intervento conclusivo, l’ex rottamatore in un delirio di onnipotenza non parla al Pd ma al popolo della ex stazione fiorentina, “che si è allargato fino ad arrivare al 41%”.
Il nome del Partito democratico, del resto, spunta solo dopo venti minuti di palco, quando si tratta di far pesare i numeri delle urne rispetto a quelli degli altri leader europei. E di attaccare gli avversari interni.
Per il resto, è tutto un “noi”, dove quel “noi” sta per Lui e la sua corte dei miracoli.
Le corde toccate dal premier sono la summa delle sue uscite negli ultimi mesi.
La tecnica non cambia: slogan e frasi per colpire la pancia della gente, il tutto condito da presunte battute di spirito.
Un Renzi di governo, quindi, ma anche da campagna elettorale. Che mette subito in chiaro la sua posizione sul milione di persone che ieri sono scese in piazza a Roma con la Camusso. “Quelle come quella di ieri della Cgil sono manifestazioni politiche, e io le rispetto e non ho paura che si crei a sinistra qualcosa di diverso — dice Renzi.
Anche perchè essendo lui tutto salvo un uomo di sinistra, sai che gliene frega.
Renzi s’infervora contro la vecchia guardia del Pd che ha criticato la sua kermesse. Comicità e dileggio, con il potere dei voti che diventano sfondo e mezzo.
“Non consentiremo a quella classe dirigente di riprendersi il Pd e riportarlo dal 41 al 25%. Non consentiremo a nessuno di fare del Pd il partito dei reduci, delle statue di cera”.
Ma fa un autogol: 41 meno 25 fa 16.
Quindi senza le statue di cera lui non conterebbe una mazza.
Prima, però, era stato il turno del lavoro e di un tema assai caro al premier: il superamento dell’articolo 18: “Nel 2014 aggrapparsi ad una norma del 1970 è come prendere una macchina digitale e metterci il rullino. E’ finita l’Italia del rullino” dice.
E allora perchè non ci spiega perchè fino a pochi mesi fa sosteneva il contrario?
“Di fonte al mondo che cambia a questa velocità , puoi discutere quanto vuoi ma il posto fisso non c’è più — è il parere di Renzi.
Ma allora, viene da chiedergli, perchè hai promesso contributi alle aziende che assumono a tempo indeterminato? Per prenderci per i fondelli?
E dov’e’ in Italia il salario di cittadinanza che esiste in Europa e che permette agli indigenti di sopravvivere, caro ballista?
Non poteva mancare un passaggio sull’Europa e su come l’Europa percepisce l’Italia e i suoi problemi. “A Bruxelles c’è un atteggiamento, in parte voluto dagli italiani, secondo cui il problema dell’Europa è l’Italia, che l’Italia sia l’ultima ruota del carro. Cambierò questo atteggiamento causato da chi c’era prima di noi” ha detto Renzi.
Ma se in Europa persino Hollande lo ha mollato e sta già sulle balle a tutti per la sua arroganza, di cosa sta parlando?
“Siamo qui per indignarci quando vediamo e leggiamo le rappresentazioni banali che vengono fatte di noi. Cose lontane dalla realtà — dice il premier — Ci raccontano che facciamo le cose un po’ per caso. Noi abbiamo un disegno organico”.
Su questo concordiamo: il suo è il programma di Gelli, nulla è lasciato al caso.
Prima dell’intervento del segretario del Pd, a ritornare sui dissidi è la vicepresidente dem Debora Serracchiani, ieri protagonista di una lite in diretta con Rosy Bindi.
“La piazza di ieri era una bella piazza, non lo dico per piaggeria” ha detto il governatore della Regione Friuli, che poi ha attaccato: “Sono state utilizzate parole lavoro, dignità , uguaglianza. Ma perchè queste parole non possono appartenere a questa stazione?
Forse per la presenza di speculatori finanziari e di voltagabbana, che ne dici?
Non a caso, mentre sul palco si alternavano gli interventi delle personalità politiche, nella sala dell’ex stazione fiorentina è nata una grossa polemica che la dice lunga sul concetto di democrazia di Renzi
Il segretario locale della Fiom Daniele Calosi, infatti, aveva fatto richiesta di intervenire dal palco della Leopolda, ma è stato escluso dalla scaletta dell’ultimo giorno.
“Volevo spiegare le ragioni di chi ieri era in piazza a Roma ma non mi è stato consentito perchè non ho mandato il mio intervento all’organizzazione” è stata la sua denuncia. L’organizzazione a sua volta, ha spiegato, che tutti, esclusi i ministri, hanno dovuto mandare l’intervento scritto per parlare dal palco.
Ma Calosi ha rilanciato: “Forse in Corea del nord si richiedono gli interventi preventivamente. Poi se è il modo di operare alla Leopolda ne prendo atto ma mi dispiace perchè mi sarebbe piaciuto spiegare democraticamente le ragioni di una piazza importante come quella nostra di ieri a Roma”.
Cala il sipario, il capocomico cambia teatro.
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