NASCE LA DIARCHIA DEGLI UOMINI FORTI SENZA PIU’ IL PARAVENTO DEL DIRITTO
TRUMP MINACCIA “INFERNI” E RIDUCE GLI ALLEATI A NUOVE CECOSLOVACCHIE DA SACRIFICARE… PER PUTIN E’ IL TRIONFO DELL’IMPERIALISMO BELLICO… E L’UE FINISCE NEL GIRONE DEI DEBOLI
Un tempo almeno si utilizzavano astuzie, fumosità, si tentava di deviare l’attenzione e l’indignazione su false piste, divagazioni come il diritto, la necessità storica, la provocazione, la necessità di difendere e difendersi. Ora non si perde più tempo. Si esige si ordina si intima. e si arraffa sulla base esclusivamente della Forza. Chi ce l’ha ovviamente. Il mondo nuovo ha il linguaggio di Trump che minaccia “inferni’’ ai tiepidi e ai renitenti. Che tratta con Putin. Zelensky? Riceverà ordini a cui dovrà obbedire. Come la Cecoslovacchia ai tempi di Monaco.
E gli altri? Protestano cercano di dilazionare fanno finta di e alla fine obbediscono. Si ha la sensazione che qualcosa di irreparabile sia accaduto, si ha come la sensazione di un singhiozzo di rabbia e di disperazione. Anime candide, o sottilmente ipocrite (anche i buoni hanno secondi fini inconfessabili ahimè) continuano ad appellarsi a enti diventati miseramente inutili, Palazzi di Vetro, corti penali, enti che una volta si vantavano di essere planetari, autorità morali.
Ma perdio c’è un diritto! Si strilla e i filosofi affrontano il compito improbo di annoverare il diritto internazionale bellico umanitario, i trattati tra i valori assoluti. Gli altri, i Forti, mettono davanti le cifre: bombe con la b maiuscola e minuscola, fatturati, casseforti e forzieri armati e disarmati. Interessi, che vuol dire terre rare, ricostruzioni miliardarie. Minacciano appunto inferni, ritorsioni punizioni. E qualche volta purtroppo oplà, eccole le minacce diventan
o realtà. La giustizia diventa, come la guerra, un problema di materialiC’è perfino una geografia del nuovo evo della prepotenza: Ucraina Nagorno Tigrè Gaza Kivu eccetera. Popoli interi si sono familiarizzati con l’idea della fine del mondo. È possibile immaginare le città in cui si vive polverizzate come Gaza o le città ucraine . Davvero a volte è difficile immaginare che ciò non avvenga. La distruzione delle città con il loro passato e il loro presente sono come una minaccia alla gente che continua a viverci. I sermoni delle pietre di Gaza e dell’Ucraina predicano il nichilismo della forza.
Minacciare rende. Zelensky ha compreso che la solidarietà atlantica fino a quando sarà necessario era protetta da muri di gusci d’uovo che potrebbero essere soffiati via in due telefonate. Con Trump alla casa Bianca i suoi virtuosi ricatti ( fateci vincere perché altrimenti dovrete difendervi da soli… ammoniva) non funzionano più. E obbedisce: posso trattate con il ricercato criminale Putin… E il presidente americano gli ricorda sgarbatamente la regola: colpa tua, hai affrontato uno che era più forte di te. Errore che non ha diritto ad assoluzione.
È crudele dire che il diritto dipende dalla forza. Ma è vero. La morale è che una nazione deve premunirsi di avere la forza per difendere la propria idea di ciò che è giusto. Quando coloro che hanno la forza ottengono ciò che vogliono un tempo cercavano di convincere di aver vinto perché sulle loro bandiere erano scritti valori superiori, il patriottismo, il coraggio, la lealtà, la integrità morale, l’altruismo. Tutte queste magnifiche virtù sarebbero state inutili se non avessero avuto la capacità di produrre armi superiori e più numerose, e mettere in campo eserciti potenti. Ha vinto la forza non il diritto, e il fatto che in qualche raro caso coincidano non cambia l’amarezza della constatazione.
Come è sterile e struggente questo pretendere di risvegliare vecchie ceneri, di combattere una impossibile guerra con la realtà. E con che futili armi: pezzi di carta che quelli che dispongono della forza non hanno sottoscritto Stati Uniti Russia Cina Israele. Le Corti con la loro speranza in fragili grazie, commoventi e inermi, vegliano giorno e notte per fare la guardia a niente.
Già ai tempi di Tucidide gli sventurati melii si erano accorti che gli ambasciatori della potente Atene portavano con sé la crudele realtà delle relazioni internazionali: obbedite o sarete resi schiavi. L’accanito demiurgo della restaurazione della età della Forza ha un nome Vladimir Putin. È lui che ha fatto cadere con la brutalità dei realisti e dei cinici quella che ha sempre considerato una quinta di cartone del mondo ben ordinato e obbediente al diritto. Anche io ho la Forza, esigo un posto sul palcoscenico e ve lo dimostro. È curioso che lo definiscano un pazzo, un visionario del male, uno stregone che evoca forze oscure al proprio servizio. È il contrario: un realista spietato, un sacerdote della forza, è l’unico arnese che sa che sa usare.
È una grammatica che Trump condivide, con cui trova familiari assonanze: lui che in ogni discorso fa riferimenti storici al periodo in cui gli Stati Uniti applicavano senza ipocrisie un imperialismo brutalmente manifesto. Forse non è vero che metà del territorio americano è stato estorto, oltre che ai nativi, al Messico con una brutale invasione? Con la scusa falsa di difendere aggressivi coloni texani che soffrivano per le angherie messicane. Il meccanismo è identico.
A invocare il mondo dei “diritti che danno speranza ai deboli’’, come ha detto la presidente della Unione europea Von der Leyen, c’è la piagnucolosa Europa dell’impotenza. Ha omesso di precisare che tra i deboli c’è proprio l’Europa.
Con un apologo vagamente volterriano il presidente francese Macron ha individuato nel mondo carnivori ed erbivori invitando gli europei a diventare almeno onnivori per tirare avanti. Non c’è niente di più patetico e umiliante dei carnivori come la Francia che hanno perso le zanne e rimpiangono i sostanziosi banchetti di una volta. Chi è stato più carnDomenico Quirico – lastampa.it) ivoro degli europei fino a quando ne abbiamo avuto la possibilità?
Domenico Quirico
(da La Stampa)
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