NEL 2009 AUMENTATE DEL 229% LE DENUNCE DI CORRUZIONE E DEL 153% QUELLE DI CONCUSSIONE
DENUNCIA DELLA CORTE DEI CONTI: UNA PATOLOGIA GRAVE, OCCORRE UN RITORNO ALL’ETICA NELLA P.A……”CI VOGLIONO CONTROLLI, SENZA CONTROLLI NON C’E’ TRASPARENZA”: TOSCANA E LOMBARDIA LE REGIONI PIU’ ESPOSTE…TROPPE OPERE PUBBLICHE NON COMPLETATE, CON SPRECO DELLE RISORSE PUBBLICHE
In occasione della cerimonia di apertura dell’anno giudiziario, il procuratore generale e il presidente della Corte dei Conti hanno ieri affermato che la corruzione in Italia è “diventata un fenomeno di costume”, una “patologia grave” che nel 2009 ha fatto registrare un aumento di denunce del 229% rispetto all’anno precedente e un incremento del 153% dei fatti di concussione.
Il codice penale non basta più, la denuncia non è più sufficiente, secondo il presidente Lazzaro, ci vuole un ritorno all’etica che purtroppo non si vede.
In merito alla Protezione civile e alle polemiche di questi giorni, Lazzaro ha sostenuto che “ci dovrebbe essere un controllo reale, non solo politico, dove c’è controllo c’è trasparenza nell’interesse di tutti. Non c’è controllo della Corte sulle ordinanze della Protezione civile, possiamo fare accertamenti sulla gestione, ma un controllo reale è escluso per legge, è stata una scelta del Parlamento”.
La corruzione dilaga nella Pubblica Amministrazione: in soli 11 mesi, nel 2009, le forze dell’ordine hanno denunciato 221 reati di corruzione, 219 di concussione, 1714 reati di abuso d’ufficio, con un vertiginoso aumento rispetto al 2008, segno che si tratta di un fenomeno in preoccupante crescita. Secondo la Corte “mancano nella P.A. gli anticorpi contro le condotte illecite individuali che causano offuscamento dell’immagine dello Stato e flessione della fiducia dei cittadini nelle istituzioni del Paese”.
Dalla relazione emerge che la Toscana è in testa alla classifica delle regioni in cui la Corte dei Conti ha emesso il maggior numero di citazioni in giudizio per danno erariale: sono 21 (su un totale nazionale di 92), seguite da Lombardia con 18, Puglia con 11, Sicilia con 10, Umbria e Piemonte con 7, Trento con 5, Calabria con 4, Abruzzo ed Emilia con 2, Friuli e Liguria con 1. Un grave fenomeno in aumento è poi quello delle opere pubbliche “progettate e non appaltate, ovvero non completate o inutilizzabili per scorretta esecuzione”.
Un fenomeno che “determina un enorme spreco di risorse pubbliche causato da carenza di programmazione, da eccessiva frammentazione dei centri decisionali, da complessità delle procedure di progettazione, da dilatazione dei tempi di esecuzione, per carenze sia delle imprese che delle amministrazioni”.
Secondo la Corte dei Conti “spesso ci si trova di fronte alla realizzazione di un’opera pubblica senza una preventiva accurata verifica della sua concreta eseguibilità economica, tecnica e logistica, con l’insorgere, in corso d’opera, di difficoltà di esecuzione dell’opera stessa e con un ulteriore dispendio di risorse finanziarie”.
Nel 2009 la Corte ha emesso 46 sentenze per danno erariale, delle quali 29 sfociate in condanne per un importo di 14.858.718 euro.
La Corte ritiene che l’attuale procedura davanti alla Corte sia “disciplinata da norme superate e inadueguate che possono lasciare spazio a interpretazioni personali e non basate su regole certe”.
La relazione conclude dicendo che “ciascun magistrato deve chiedersi se una qualsiasi attività sia non solo conforme alla legge, ma effettivamente utile”. Risulta evidente che le iniziative di Brunetta non abbiano portato a nulla in tema di lotta alla corruzione che è invece aumentata spaventosamente. Anche perchè essa riguarda spesso non certo la base dei dipendenti, ma ben precisi vertici dirigenziali che agiscono sovente con coperture politiche, anche localmente.
Fare chiacchiere è facile, creare una squadra di ispettori ministeriali forse non conviene a nessuno.
Il costo della corruzione permetterebbe interventi come la riduzione delle tasse, ma i 60-80 miliardi annui che rappresentano ormai il costo del malaffare nelle P.A non sembra voglia recuperarli nessuno.
E il popolo italiano continua a pagare.
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