NEL PDL VI SONO CONTRADDIZIONI DA RISOLVERE
STATO ETICO O LAICO, LIBERISMO O LIBERTA’ DAL BISOGNO, DEMOCRAZIA INTERNA O VERTICISMO, RILANCIO DEL PUBBLICO O TUTELA DEL PRIVATO… TANTI I NODI DA SCIOGLIERE
E’ pur vero che un partito che rappresenta quasi il 40% degli italiani, può avere al suo interno delle contraddizioni, perchè come accentua un aspetto tende a scontentare qualcuno che su quel tema la pensa diversamente.
Non a caso e non da oggi, siamo tra coloro che, sia per quanto riguarda il Pd che per quanto concerne il Pdl, riteniamo che le due fusioni più o meno a freddo, non giovino elettoralmente ad alcuno.
Perchè se è vero che il 70% degli italiani è teoricamente favorevole a due grossi partiti tra cui scegliere, non dimentichiamo che sono gli stessi italiani che poi, nei fatti, si dividono in 20 scuole di pensiero persino per la formazione della nazionale di calcio.
Cerchiamo di scendere in qualche dettaglio non contingente allora.
La parola più risuonata tra le volte della sala della Fiera di Roma è stata “libertà “. Ovvio che in teoria venga ben accolta da tutti, ma in concreto come la si intende non è chiaro.
Chiunque oggi si rende conto che l’esercizio della libertà è condizionato dall’insorgere delle nuove povertà , in alcuni casi estreme.
Ne risulta, come diceva Roosevelt al tempo del New Deal, che un “mondo libero” non può che fondarsi sulla “libertà dal bisogno” che si ottiene se si ragiona in base a criteri di solidarismo e coesione sociale, con l’allargamento della partecipazione.
Nessuna parola forte contro la degenerazione del capitalismo è stata detta in termini chiari nel documento congressuale, eppure risulta evidente a tutti che viviamo in uno spazio eticamente vuoto, in cui il potere economico e finanziario si muove al di fuori di ogni regola.
Tale potere è anche il risultato dell’assenza della politica e semmai andrebbe rimarcato il suo carattere “illiberale”.
Questa costante adesione alle regole del liberismo, quegli applausi distribuiti a buon peso a chi faceva il discorso più severo contro la scuola pubblica e a favore del privato, quelle mancate condanne ai “poteri forti” che gestiscono la finanza, quei richiami qualunquisti “alla legge e all’ordine” che sanno tanto del tintinnio di manette alla Di Pietro, ci hanno lasciato perplessi.
Interessanti gli interventi di Tremonti e Formigoni, non a caso gli aspiranti “delfini”, il resto, permettete, è stato solo un’autocelebrazione importante per i media, ma fine a se stessa.
Con la mancanza di una “visione organica del mondo e della vita”, un partito dove convivono per interesse anime diverse, pensieri opposti e strategie differenziate.
I media hanno trovato differenze ad es., tra una visione laica di Fini sul testamento biologico, rispetto a una visione confessionale prevalente .
Ma possibile che nessuno abbia cercato una sintesi in una visione etica che va al di là di quella cattolica e laica? Uno Stato deve dare un’indicazione etica, la danno tutti, anche quelli governati dalla sinistra.
Cercare di evitare il diffondersi della droga, della pedofilia, dello sfruttamento del lavoro minorile ad es. è un’impostazione confessionale o semplicemente darsi delle regole civili?
E’ necessario dividersi in guelfi e ghibellini nel Pdl o era sufficiente indicare l’etica dello Stato che tutela la convivenza del proprio popolo con un minimo di regole?
Un sondaggio citato al Congresso parlava in questi giorni di un Pdl con un 23,1% di “zoccolo duro”, un altro 13,7% di elettori attuali ma propensi alla mobilità : e si arriva al 36,8%, la realtà .
Poi ci sono un 7,6% di elettori fortemente attratti e un 11,6% di “simpatizzanti”. Si può parlare di un potenziale del 56% con un minimo sicuro però del 23,1%.
Secondo voi se si rappresentano solo gli interessi dei ceti abbienti, si può pensare forse di arrivare al 56%? O semmai non c’è il timore di calare in prospettiva?
Ad es., noi riteniamo che uno Stato debba rilanciare la scuola pubblica, il privato è privato, laddove esiste un datore di lavoro che sceglie il personale.
Fermo restando il diritto della scuola privata a promuoversi come meglio ritiene, che senso ha sperticarsi in peana a favore della scuola privata da parte del Governo?
Se uno non vuole andare in una scuola pubblica e opta per quella privata, libero di indirizzare lì i propri figli, ma anche di pagarsela.
Ma se lo Stato deve pagare la retta, allora perchè non spende quei soldi per migliorare la scuola pubblica?
Allora perchè un malato dovrebbe andare in un ospedale pubblico, diamogli un bonus per la clinica milionaria, si troverà meglio.
Qualcuno ha paura ad uscire di casa perchè la sicurezza non è garantita dallo Stato? Paghiamogli una guardia del corpo allora.
Ma vi rendete conto che il venire meno di una visione “pubblica” ingenera solo malumore verso lo Stato e chi lo governa? Ecco perchè il Pdl dovrebbe dare un segnale diverso, non è sufficiente l’enunciazione di principio sul “nessuno resterà indietro”quando qualcuno ormai è già staccato da tempo, altro che gran premio della montagna per tutti.
Come si fa a sottolineare l’impegno del nostro Paese per la conferenza del G8 sull’ambiente e poi dire come unica cosa “qualificante” che l’ambiente si difende facendo la multa a chi imbratta i muri dei palazzi con scritte?
Ma ci rendiamo conto di quanto risulti “vecchio” chi esprime questi concetti?
Non a caso il Pdl è minoranza tra gli elettori sotto i 35 anni.
Ma come si fa a far gestire l’ambiente alla Prestigiacomo, con tutto il rispetto per una che ama sicuramente il mare di Sicilia, visto che si fa fotografare d’estate sul gommone, ma che viene da una famiglia di industriali?
Concludiamo con la “democrazia interna” al Pdl, citando il vecchio liberale Alfredo Biondi che ha detto: “Berlusconi ha parlato di rivoluzione liberale, ma io dico che si tratta di un aggettivo impegnativo. L’organizzazione del consenso non è affatto liberale, in un partito che si ispira a certi valori ci deve essere democrazia e confronto”.
Giusto che ci sia una minoranza, c’era persino ai tempi di Craxi, nel Psi, chi ha vissuto quei tempi lo ricorderà .
Lo statuto non va verso quella strada, ma nella direzione opposta.
Finchè tutto andrà bene, nessuno obietterà , ci sarà posto per tutti, quando le cose andranno male inizieranno i distinguo.
Avremmo preferito un congresso dove tutte le anime avessero il coraggio e la possibilità di esprimersi, per poi magari trovare una sintesi finale.
Ma che venga redatto il verbale della riunione di condominio ancor prima che si svolga l’assemblea condominiale, non ci pare una operazione molto intelligente, anche se i millesimi rendono ufficialmente lecita la riunione.
Nessuno vuole cambiare l’amministratore, ma sarebbe buona norma ascoltare almeno le idee di chi la casa la rende viva e la abita.
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