NESSUNO PUO’ METTERE BABY LOMBARDI IN UN ANGOLO
GRILLO NON HA ALTRO A CUI PENSARE CHE IMPORRE AI SUOI CONSIGLIERI REGIONALI IN LAZIO DI VOTARE LA SFIDUCIA A ZINGARETTI?
Sia chiaro: nessuno mette Baby Lombardi in un angolo.
La Faraona M5S è reduce dall’ennesimo scontro perduto con i vertici del MoVimento 5 Stelle e ha deciso che è il momento di mettere le cose in chiaro: anche se lei non voleva votare la sfiducia a Zingaretti ma dopo l’intervento di Grillo e Di Maio (sollecitato da Valentina Corrado, come nella storia della legge sui vaccini) ha votato la sfiducia a Zingaretti, fa sapere in un’intervista al Messaggero che lei NON si piega «ai diktat di nessuno» (LOL) e alla fine il gruppo ha deciso di votare come diceva Beppe non perchè l’abbia detto Beppe, ma perchè hanno deciso così dopo che Beppe li ha cazziati.
L’esempio di come funziona la democrazia nel MoVimento 5 Stelle è talmente plastico che va apprezzato riga per riga:
Roberta Lombardi, capogruppo M5S in Regione Lazio, venerdì notte sono intervenuti Luigi Di Maio e soprattutto Beppe Grillo per imporre al gruppo la linea della sfiducia al governatore Nicola Zingaretti. Si è dunque piegata al diktat dei vertici M5S?
«Chi mi conosce sa che ho una storia evidente per la quale nessuno mi dice cosa devo fare o dire».
E dunque?
«Ho deciso, in piena libertà insieme agli altri colleghi venerdì in mattinata, di andare a votare la sfiducia perchè il centrodestra voleva imputare a noi l’eventuale fallimento della mozione. Quando i numeri erano chiari già da giovedì».
Rimane il fatto che Grillo in persona sia intervenuto. Il Garante non aveva fatto un passo di lato
«Infatti ne sono rimasta molto sorpresa: Grillo non si occupa di tematiche territoriali e mi chiedo chi lo abbia spinto a intervenire e cosa gli abbia detto».
Insomma, i consiglieri regionali hanno voluto mandare un chiaro segnale di indipendenza e dignità a Grillo e Casaleggio, del tipo la frase “non sei tu che mi cacci, sono io che me ne vado” detta mentre l’interlocutore sta chiudendo a chiave la porta
«Sono rimasta interdetta. Nè io nè i miei colleghi ci facciamo influenzare la linea. Se l’avessimo pensata diversamente, nonostante il loro intervento, ci saremmo spiegati per dire loro le nostre ragioni. In questo caso, le linee coincidevano»
Di sicuro è un precedente, o possiamo chiamarlo commissariamento
«E’ un precedente che spero non si ripeta più, nè per il Lazio nè per gli altri territori dove amministriamo».
A essere maliziosi potrebbe essere il preludio alla sua sostituzione da capogruppo: ne è consapevole?
«Se dovesse essere l’anticamera della mia defenestrazione me ne farò una ragione, ma il codice etico parla chiaro».
E cosa dice?
«Il mio ruolo sarà rimesso a disposizione dopo 18 mesi dalle elezioni. Non ho violato alcunchè e, per dirla tutta, faccio parte dei garanti del Codice Etico e, proprio in virtù di questo mio ruolo, ci tengo molto a dare il buon esempio».
(da “NextQuotidiano”)
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