NIENTE VOTO A GIUGNO, FINESTRA ELETTORALE CHIUSA
IL QUIRINALE TENTERA’ LA STRADA DI UN GOVERNO ISTITUZIONALE PER LA FINANZIARIA… SOLO COME EXTREMA RATIO LE URNE IN AUTUNNO
Urne a giugno? Nemmeno per idea.
Al Quirinale Sergio Mattarella assiste preoccupato agli scontri delle ultime ore tra Pd e M5s, gli interessati all’ultimo giro esplorativo di questa settimana per formare un governo.
Ma il presidente della Repubblica non sconvolge i suoi piani: non ancora. E dunque: per il capo dello Stato un ritorno alle elezioni prima dell’estate è fuori discussione. Prima proverà a mettere in piedi un governo istituzionale che arrivi almeno a fine anno per l’approvazione della legge di bilancio. Se anche questo tentativo non andrà in buca, elezioni dopo l’estate: non prima.
Naturalmente, a Mattarella non sfugge che questo suo ultimo tentativo – in preparazione per la prossima settimana – potrebbe essere respinto al mittente da Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Ma questo non vuol dire che il presidente non ci proverà prima di dichiarare persa la sua battaglia per dare un governo al paese.
E’ quanto trapela dal Colle, in una giornata che sembra aver spento ogni speranza sulla formazione di un governo dopo il voto del 4 marzo scorso.
Di Maio è sul piede di guerra, per la cattiva performance del M5s alle regionali in Friuli e per la chiusura di Matteo Renzi a qualunque accordo politico con i cinquestelle.
E’ per questo che il leader pentastellato lancia un appello a Salvini: il leader leghista è l’unico che potrebbe contemplare l’idea di associarsi alla richiesta di elezioni a giugno. Ma Salvini, forte della vittoria in Friuli con il suo candidato Federico Fedriga e tutta la coalizione di centrodestra, non fa asse con Di Maio. Non oggi.
Tra l’altro le elezioni a giugno non sono più possibili: fuori tempo massimo.
Se la Costituzione stabilisce un tempo minimo di 45 giorni dallo scioglimento delle Camere al giorno del voto, il regolamento applicativo del voto all’estero parla di 60 giorni.
Dunque, un eventuale ritorno al voto non potrebbe concretizzarsi prima di luglio. Ma, come si diceva, il Quirinale non contempla assolutamente il voto in estate: non esiste.
E allora? Secondo lo scenario che si prefigurano al Colle, anche lo scontro nel Pd, in vista della direzione del 3 maggio, assume la valenza di una resa dei conti interna che non cambia granchè i calcoli sul governo che verrà .
Perchè il no di Renzi ha di fatto eliminato dal tavolo una possibile intesa politica tra Pd e M5s. E non basta la parte dialogante del Pd – da Franceschini a Martina – a rimetterla in piedi: questione di numeri.
Certo nel Pd ormai volano gli stracci.
Ma anche Franceschini non può non rispecchiarsi nella parte della proposta di Renzi sulla legislatura costituente: è la stessa proposta che il ministro dei Beni culturali ha illustrato in un’intervista al Corriere a metà marzo, subito dopo le elezioni.
Non basta nemmeno questo per spegnere i fuochi di guerra nel Pd. La direzione del 3 maggio si annuncia comunque come una resa dei conti, ma il quadro è più che confuso.
I non renziani vorrebbero dare battaglia ma poi frenano. Martina prima minaccia le dimissioni (“In queste condizioni è impossibile governare un partito”), poi specifica: “Dimissioni? No, assolutamente. Il tema è un altro”.
I renziani già si stavano predisponendo ad una nuova reggenza fino all’assemblea nazionale, magari con gli stessi capigruppo Andrea Marcucci e Graziano Delrio. I pontieri hanno fatto rientrare Martina.
Ma tutto questo precipitare del quadro non fa scattare una corsa al voto anticipato. Non al Quirinale.
Il tentativo di governo istituzionale che si occupi almeno dell’approvazione della finanziaria a fine anno ci sarà . E’ il lavoro di lunga lena che Mattarella si propone di mettere in pratica nelle prossime settimane.
Se fallirà , c’è il ritorno al voto: dopo l’estate, non prima.
(da “Huffingtonpost“)
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