NO TAV: LE FINTE DELL’APPENDINO RICORDANO QUELLE CHE UTILIZZAVA QUANDO GIOCAVA A CALCIO
DA UN LATO ESCE DALL’OSSERVATORIO SULLA TORINO-LIONE PER ACCONTENTARE I NO TAV, DALLL’ALTRO PRENDE I SOLDI DAL GOVERNO CON IL PATTO-TORINO PER OPERE COLLEGATE ALL’ALTA VELOCITA’
Il M5S— come già annunciato durante la campagna elettorale — ha presentato una mozione per far uscire il Comune di Torino dall’Osservatorio sulla Torino-Lione. L
a Appendino ha motivato così la decisione della sua amministrazione:
La mozione ci aiuta a spiegare perchè siamo fortemente contrari alla Tav, un investimento che anche alla luce dei benefici previsti non riteniamo necessario o prioritario e pensiamo che quelle risorse andrebbero investite meglio.
Ora, che la nuova sindaca di Torino fosse contraria al Tav si sapeva, ma è anche noto alla prima cittadina torinese che un sindaco non può fermare il Tav.
Lo aveva detto lei stessa in un’intervista all’ANSA subito dopo la sua elezione: «Un sindaco non può bloccare la Tav, quello che farò è portare al tavolo le ragioni del ‘no’, dialogherò con tutti e ascolterò le ragioni di tutti e se non ci sarà dialogo possibile lasceremo l’Osservatorio».
Su questa che potrebbe essere l’ultima mossa di Chiara Appendino sulla questione del Tav (una volta che Torino uscirà dall’Osservatorio non pare che la Appendino abbia altre carte da giocare) è intervenuto il senatore PD Stefano Esposto che ha duramente criticato la scelta della maggioranza in Consiglio Comunale.
Esposito infatti ha ricordato come “solo tre giorni fa” la Sindaca abbia organizzato insieme al Presidente Chiamparino “una conferenza stampa per annunciare di aver inviato al Governo la richiesta per sottoscrivere il patto per il Piemonte. All’interno di questo patto sono contenute molte opere figlie della realizzazione della linea ad Alta Velocita’ Torino-Lione. Quindi la signora Appendino vuole i soldi derivanti dal Tav per realizzare gli interventi, utili e necessari, ma contrasta la realizzazione della Torino-Lione?“.
Si tratta di un patto da sei miliardi di euro nel quale Appendino e Chiamparino chiedono a Matteo Renzi lo stanziamento di fondi (per un totale di 3.2 miliardi di euro) per la realizzazione di interventi importanti sulle infrastrutture e “la Stampa” riferisce che nel patto tra Regione e Comune sono compresi interventi sul sistema ferroviario torinese:
C’è l’ammodernamento del sistema ferroviario metropolitano di Torino (più le fermate Dora e Zappata, interamente da finanziare con 75 milioni) e di molte linee ferroviarie: Torino-Modane, Torino-Pinerolo, Torino-Trofarello, Torino-Pont, Torino-Genova. C’è il miliardo e 200 milioni per costruire la linea 2 del metrò, su cui al momento ci sono appena 10 milioni. E ancora, il prolungamento della linea 1 verso Rivoli per cui mancano 180 dei 340 milioni necessari.
Ma ci sono per la verità anche progetti sulla coesione sociale, sullo sviluppo culturale e sulla mobilità sostenibile, più in linea con il programma del MoVimento.
Per il momento a siglare l’intesa sono stati solo Comune e Regione ma il Patto per Torino è a tre, e prevede quindi che anche Matteo Renzi dia l’assenso.
Non è chiaro se dopo la presa di posizione della Appendino sul Tav il Governo — ma sarà da valutare dal 5 dicembre in poi — deciderà di mettersi d’accordo con i due enti locali.
Tanto più che il Senato ha già approvato (la settimana scorsa) il tracciato della Torino-Lione e che iol 20 la Camera sarà chiamata a sua volta ad esprimersi.
Più che una mossa per fermare il Tav — che ormai sembra inevitabile — quella della Appendino sembra solo un’operazione per non scontentare quella parte del suo elettorato vicina ai No Tav (o dichiaratamente No Tav).
Quando la Torino Lione si farà Appendino potrà dire di aver fatto tutto quello che poteva per “impedirlo” e intanto potrà prendere i finanziamenti per sistemare le infrastrutture cittadine.
Se dal punto di vista dell’immagine da “duri e puri” che l’ala più intransigente del MoVimento vorrebbe i propri portavoce tenessero in ogni circostanza la cosa suona come una sconfitta è possibile che la decisione di Appendino — qualora i fondi richiesti venissero veramente erogati — possa fare del bene alla città di Torino.
Da questo punto di vista la decisione della Appendino denota parecchio pragmatismo e una presa di coscienza delle necessità della Realpolitik.
(da “NextQuotidiano”)
Leave a Reply