“NOI NON CI SIAMO MAI MESSI IN FILA PER MANGIARE AL PASTATION”: I DOMICILIARI A TOMMASO VERDINI SCATENANO I FRATELLI D’ITALIA CHE NON VEDEVANO L’ORA DI VENDICARSI SU SALVINI
IL MELONIANO GIOVANNI DONZELLI SI RINGALLUZZISCE E RIVENDICA LA DISTANZA DAL “MACELLAIO” DENIS: “CE NE SIAMO ANDATI DAL PDL PERCHÉ C’ERA LUI”
Davanti a microfoni e taccuini anche i colonnelli di via della Scrofa ieri ostentavano indifferenza. «Non leggo le intercettazioni », metteva a verbale il capogruppo alla Camera, Tommaso Foti, mentre a pochi passi colleghi di rango raccontavano che le carte, invece, «vanno studiate». E pure bene.
Dato che finora la vicenda affaristico-giudiziaria sembra confinata nel campo leghista, c’è anche chi dentro FdI in queste ore rivendica la distanza da Verdini. Imperniandoci quasi una contro-storia della nascita di Fratelli d’Italia: «Ce ne siamo andati dal Pdl perché c’era lui!».
Ecco Giovanni Donzelli, il braccio destro di Meloni nel partito: «Noi non ci siamo mai messi in fila per mangiare al PaStation », cioè il locale gourmet di Verdini jr dietro via Veneto. Come dire: col cognato di Salvini non abbiamo nulla a che spartire.
L’unico ad intrattenere buoni rapporti con “Denis”, non si sa quanto recenti, è Ignazio La Russa. «Ma non ci parlava di politica, erano altri a farlo, mica noi», è la versione di Donzelli. Anche quando si rievoca qualche frase sibillina rilasciata a mezza bocca da Verdini senior, che recentemente si è auto-definito tra le persone «più informate d’Italia», dentro FdI hanno la risposta pronta: «Noi, comunque, non siamo ricattabili». Valeva per Berlusconi, figuriamoci per quello che fu uno dei suoi più fidati (e temuti) factotum.
Il capo del Carroccio, di presentarsi davanti al Parlamento per parlare di Anas e corruzione, non ci pensa proprio. «Non cambio la mia agenda perché me lo chiedono i 5 Stelle o il Pd», è il ragionamento riportato a chi, anche dentro FdI, l’aveva sondato sul tema ieri mattina.
Dentro il Carroccio la difesa del capo – e del sottosegretario Federico Freni – suona più o meno così: le commesse sotto la lente dei pm sono roba vecchia. Epoca Draghi, anche se le carte smentiscono questa ricostruzione e anzi nelle intercettazioni la cricca esultava proprio perché il ministero dei Trasporti era finito in mano a Salvini.
Troncare e sopire, è l’ordine di scuderia che Giancarlo Giorgetti ha interpretato benissimo. In corridoio, mentre tutto intorno si parlava solo del caso Verdini-Freni, fingeva di cadere dal pero: «E cos’è il caso Freni?».
(da La Repubblica)
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