NON BASTAVANO I CAZZARI ITALIANI, ORA LA DEMOCRAZIA CE L’INSEGNA L’EX SEDICENTE CECCHINO RUSSO
NICOLAI LILIN, UN PASSATO SEDICENTE CRIMINALE, HA FATTO FORTUNA IN ITALIA CON UN LIBRO DISCUSSO… E DI CHE PARLA OGGI ? OVVIAMENTE DELLA BOLDRINI “AMICA DEI TERRORISTI”
“Un altro nostro concittadino massacrato dai terroristi islamici, amici della Boldrini”: non sono parole pronunciate da Salvini, ma da un “immigrato” di qualità , lo scrittore Nicolai Lilin, diventato famoso in Italia col romanzo “L’educazione siberiana”
Su Twitter lo scrittore legge il decesso di Luca Russo e Bruno Gulotta, agganciandolo alla polemica contro Laura Boldrini .
Lilin in realtà non è italiano: nato in Russia (il vero nome è Nicolaj Verjbitkii) e ed è venuto in Italia solamente nel 2003 sostenendo di aver fatto il cecchino in Cecenia e il contractor (leggi mercenario) per una società israeliana in Iraq e Afganistan.
Ne L’educazione siberiana ripercorre proprio gli anni difficili trascorsi a nord della Russia, all’interno di una comunità di criminali.
Ecco cosa scrive di lui il giornalista Armano su “il Fatto Quotidiano” del 12 maggio 2011, tanto per capire chi è il soggetto:
Girando per l’Est Europa capita d’imbattersi in prodotti italiani improbabili tipo il “Lambrusco Bianco Brut”, roba da esportazione che si può dare a bere solo a qualche straniero. Succede per i generi alimentari o la moda ma non s’era mai visto in letteratura finchè Einaudi nel 2009 ha pubblicato Educazione siberiana di Nicolai Lilin, cognome che ricorda pseudonimi come Stalin o Lenin e in russo suona artefatto. Da allora il romanzo di formazione (criminale) ambientato in Transnistria è stato tradotto in diversi paesi — guarda caso non in Russia .
Anna Zafesova della Stampa è andata laggiù per scoprire che la base storica del romanzo non sta nè in cielo nè in terra. E sul sito dell’associazione Anna viva, dedicato alla Politkovskaja, il giornalista Andrea Riscassi racconta d’una presentazione al Babel Festival di Bellinzona dove Lilin è stato sbugiardato da una russa.
Anche all’estero, con le traduzioni, qualcuno ha iniziato a farsi delle domande. Michael Bobick, antropologo americano che sta compiendo ricerche in Transnistria, ha pubblicato sul sito Transitions un articolo dove attacca il romanzo: gli urca non sono un’etnia ma una categoria criminale generica, nessuno veniva deportato dalla Siberia, casomai in Siberia!
In breve: Educazione siberiana è una sfilza di luoghi comuni del “criminale onesto” del tutto privi di credibilità : basta aprire qualche pagina a caso e si trovano cose improbabili, tipo che negli anni ’50 in Urss non si potevano più tenere i matti in casa e così molte famiglie per non doverli mandare in manicomio sono emigrate in Transnistria dove i criminali siberiani, per tradizione, li trattavano molto bene e li chiamavano “Voluti da Dio”! Vuoi vedere che pure il buon Basaglia era un urca?
Imperterrito, Lilin ha continuato a recitare la parte dello scrittore-canaglia ostentando una pistola e sostenendo di essere in pericolo di vita per far provare qualche brivido alla groupie letteraria di turno.
Di più. Si è trasferito a Milano, dove ha aperto il centro culturale Kolima, e ha pubblicato un secondo romanzo, Caduta libera (sempre Einaudi), ambientato in Cecenia: non solo ha un passato da giovane criminale siberiano ma i russi l’hanno pure costretto a combattere nel Caucaso come cecchino e poi — come ha rivelato a Rolling Stones, tatuando l’intervistatore — ha prestato servizio in altri scenari come l’Iraq per conto di un’agenzia israeliana!
Ma come può un cittadino della Transnistria (Moldavia) essere costretto dai russi a combattere in Cecenia?
Del resto che poteva raccontare per sfondare in Italia: che ha fatto il militare a Cuneo?
(da agenzie)
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