NON E’ ANCORA PREMIER, MA DI MAIO GIA’ RIESCE A CREARE UN CASO DIPLOMATICO CON ISRAELE
FIORAMONTI IL “MINISTRO GRILLINO” CHE BOICOTTA L’AMBASCIATORE ISRAELIANO
Luigi Di Maio ha annunciato ieri che Lorenzon Fioramonti, consulente del MoVimento 5 Stelle per le politiche economiche e candidato a Roma all’uninominale alla Camera, sarà il ministro dello Sviluppo Economico di un eventuale governo a 5 Stelle.
Il docente dell’Università di Pretoria, che abbiamo già avuto modo di ammirare in tutto il suo splendore durante una puntata di Otto e Mezzo ha scritto su Facebook di accettare con orgoglio la candidatura: «Sono cosciente della grande responsabilità che pertiene all’incarico e dell’importanza di un approccio nuovo allo sviluppo sostenibile per il Paese. Finalmente la possibilità di mettere in pratica ricerche che conduco da oltre un decennio».
Fioramonti, che non è un economista, nelle scorse settimane aveva dovuto smentire una serie di voci secondo le quali era al soldo di Soros, dei Rockefeller e di tutta una serie di Poteri Forti.
Pettegolezzi senza fondamento a carattere complottistico. Di tutt’altro tono — e gravità — è invece la questione sollevata oggi dal deputato PD Emaniele Fiano che ha denunciato il fatto che Fioramonti (che lui chiama “Fieramonti”) abbia applicato il “boicottaggio di Israele”. Il canddiato pentastellato si rifiutò infatti, nel febbraio 2016, di partecipare ad un convegno al quale avrebbe parlato anche l’Ambasciatore di Israele.
La notizia è riportata sul quotidiano The Daily Vox che aveva intervistato Fioramonti all’epoca per chiarire le motivazioni che lo avevano spinto a rifiutare di prendere parte al Water Summit 2016.
Fioramonti spiegò che oltre al costo del biglietto che il pubblico avrebbe dovuto pagare per assistere alla conferenza aveva appreso dalla stampa che: «a public official from Israel would be participating on the panel, apparently to present Israel’s advancements in desalination and drip irrigation as a potential best practice for South Africa».
Se da un lato il costo per l’ingresso era visto da Fioramonti come un modo per limitare l’accesso all’evento ai solo benestanti dall’altro il professore dell’Università di Pretoria sottolineava come fosse in atto un boicottaggio accademico nei confronti dei rappresentati di Israele. Boicottaggio che Fioramonti considerava la chiave per poter raggiungere la pace in Medio Oriente.
Fioramonti ritiene che ci siano prove sufficienti che il successo tecnologico israeliano nel campo dell’agricoltura sia in realtà un modo per nascondere il furto di acqua alle comunità palestinesi e spiegava che proprio grazie alla sua decisione di ritirare la partecipazione all’evento il dibattito pubblico sudafricano aveva preso ad interessarsi della situazione. Secondo Fioramonti la partecipazione di Israele al convegno era sospetta, perchè non è l’unico paese arido e semidesertico del Medio Oriente eppure solo gli israeliani furono invitati a parlare.
Alessandro Litta Modignani, Presidente dell’Associazione Milanese Pro Israele (AMPI) e Presidente dell’Unione Associazioni pro Israele (UDAI), ha definito una scelta “pessima, estremista, odiosa” quella di Di Maio di candidare al ruolo di Ministro dello Sviluppo Economico un docente che sostiene il boicottaggio accademico nei confronti di Israele.
Secondo Litta Modignani “si conferma anche da questo episodio il nostro giudizio negativo sul MoVimento 5 Stelle” che viene definito “un partito politico fortemente permeato da pregiudizio e odio contro Israele”
La candidatura a ministro di Fioramonti rischia così di compromettere il percorso di “normalizzazione” della politica estera del M5S. Percorso suggellato ad inizio febbraio, durante un incontro al Link University Campus di Roma, nel quale Luigi Di Maio aveva detto che «Israele deve avere il diritto di vivere in sicurezza, Hamas per noi è una seria minaccia terroristica».
Una frase con la quale il Capo Politico del M5S ha cancellato (o ha sperato di cancellare) posizioni anti-israeliane come quella espressa da Manlio Di Stefano il parlamentare filo-palestinese convinti che Hamas possa essere un interlocutore e qualche tempo fa aveva dichiarato che votando contro alla risoluzione UNESCO su Gerusalemme l’Italia “si fa complice dei danni che Israele sta provocando a monumenti antichi che l’UNESCO non riesce a tutelare per via dell’occupazione israeliana e si fa, infine, complice dell’occupazione stessa e del blocco di Gaza che l’UNESCO ha chiesto di eliminare”.
Di Maio e Di Stefano erano stati i protagonisti di una comica visita in Israele durante la quale avevano lanciato dure accuse, poi smentite dagli stessi Carabinieri, contro le autorità israeliane.
Anche Alessandro Di Battista, qualche anno fa, per giustificare l’uscita improvvida sul “è necessario dialogare con l’ISIS” si era corretto dicendo che “in quel momento non pensavo all’ISIS, pensavo ad Hamas”.
(da “NextQuotidiano”)
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