“NON E’ UN GOLPE, QUESTO È LO STATO DI DIRITTO”: L’EX MINISTRA DELLA DIFESA FRANCESE, SYLVIE GOULARD, STRONCA CHI PARLA DI “COMPLOTTO” DOPO LA CONDANNA A MARINE LE PEN
“GIUDICI INDIPENDENTI HANNO CONSIDERATO CHE C’È STATA UNA VIOLAZIONE DELLE REGOLE” … “LE PROTESTE DI LE PEN? IN PASSATO È SEMPRE STATA FAVOREVOLE ALLA DIFESA DELLA MORALITÀ PUBBLICA” … “È CURIOSO CHE IN CERTI PAESI CI SIANO ESPONENTI CHE PROTESTANO PERCHÉ LA GIUSTIZIA DIFENDE I DIRITTI DEI CONTRIBUENTI EUROPEI”
Dopo la sentenza il gioco democratico è falsato in Francia?
«Direi di no. La democrazia e lo Stato di diritto non si riducono alle elezioni. Giudici indipendenti hanno considerato che c’è stata una violazione delle regole del Parlamento europeo e del diritto penale francese. E di che cosa si tratta? Di uso fraudolento di denaro pubblico da parte di una persona che aspira a diventare presidente della Repubblica», dice Sylvie Goulard, già eurodeputata e ministra della Difesa, ora docente alla Bocconi di Milano e autrice del saggio Grande da morire (Il Mulino) sui rischi di un nuovo allargamento della Ue.
L’esecuzione immediata dell’ineleggibilità, senza aspettare l’appello, era inevitabile?
«La legge del 9 dicembre 2016 sulla lotta contro la corruzione riconosce questo potere al giudice. È la legge, votata dal Parlamento. E, come dite voi in Italia, “la legge è uguale per tutti”».
Che cosa pensa delle dure proteste del Rn?
«Noto che in passato sono sempre stati favorevoli alla difesa della moralità pubblica e alla repressione delle frodi e della corruzione e anche a pene di carattere automatico».
Le reazioni di sdegno immediate, da Orbán in Ungheria, al Cremlino, a Salvini in Italia, dicono qualcosa del posizionamento internazionale del Rn
«Lo lascio alla riflessione dei lettori. È comunque curioso che in certi Paesi ci siano esponenti politici che protestano perché la giustizia difende i diritti del contribuente europeo. Marine Le Pen e gli altri del Rn sono stati condannati perché hanno usato in modo indebito soldi dei contribuenti europei, non francesi».
È sorpresa dal cambiamento del Rassemblement national, che si è sempre proposto come il partito «mani pulite e testa alta»?
«Nel Vangelo c’è la parabola della pagliuzza nell’occhio altrui, che siamo sempre pronti a notare, mentre non ci accorgiamo della trave che abbiamo nel nostro occhio».
Nei 2017, quando Emmanuel Macron ha conquistato l’Eliseo, lei è stata nominata ministra della Difesa. È scoppiato lo scandalo degli assistenti parlamentari nel suo partito di allora, il MoDem di François Bayrou, e lei ha preferito dimettersi contro il parere dello stesso Macron. Come mai?
«Mi sono dimessa per rispetto dell’esercito francese e dei cittadini, E l’ho fatto sapendo che non avevo fatto niente di male».
Com’è finita l’inchiesta?
«Per me si è conclusa con un non luogo a procedere totale e definitivo . Nel mio caso, la giustizia francese ha indagato per sei anni. Non è stato piacevole, ma ho potuto vedere che la giustizia si è comportata in modo indipendente. I giudici hanno fatto il loro lavoro. Lo Stato di diritto è questo. Esiste una separazione dei poteri, l’esecutivo, il legislativo, l’ordine giudiziario».
Senza Marine Le Pen, i giochi si riaprono per la candidatura a destra nel 2027?
«In realtà i giochi non si erano ancora chiusi, Marine Le Pen non era stata già eletta, non esageriamo. Mancano ancora due anni e si parla di tanti possibili candidati a destra, da Retailleau a Darmanin a Villepin. Bisognerà vedere chi passa al secondo turno. E poi c’è sempre l’appello, che potrebbe ribaltare la situazione giudiziaria di Le Pen. Anche questo è Stato di diritto».
(da Corriere della Sera)
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