NON FATE LEGGERE A DONALD TRUMP E AI MILITANTI “MAGA” I MESSAGGI TRA IL VICE DEL TYCOON E LA SUA CARA AMICA TRANSGENDER SOFIA NELSON, CHE SONO STATI CONSEGNATI AL “NEW TORK TIMES”
TRA “TI VOGLIO BENE”, FRASI PRO-LGBT (“NON CAPISCO COSA STAI FACENDO, MA TI SOSTENGO”) SPARATE CONTRO “THE DONALD” (“È UN RAZZISTA, “UN ESSERE UMANO MORALMENTE RIPROVEVOLE”, “DICE STRONZATE“) E CONTRO LE FORZE DELL’ORDINE (“ODIO LA POLIZIA”), IL RITRATTO CHE EMERGE È MOLTO LONTANO DAL TRUMPIANO DI FERRO CHE VEDIAMO OGGI
Il passato continua a tornare a galla e a riscrivere la storia di J. D. Vance, scelto da Donald Trump come candidato vicepresidente dei Repubblicani e che ogni giorno aggiunge un nuovo capitolo alla sua rapida metamorfosi. Sophia Nelson, difensore d’ufficio a Detroit, che ha frequentato il corso di legge a Yale con Vance e si definisce transgender, ha mostrato al New York Times una novantina di email e messaggi, scritti tra il 2014 e il 2017, in cui emerge come Vance non fosse solo un forte oppositore di Trump, definito pubblicamente un “Hitler”, ma affettuoso amico di Nelson e avesse accettato serenamente la sua condizione di transgender, dando il suo sostegno.
La relazione, però, si è incrinata nel 2021 dopo che Vance aveva dichiarato pubblicamente di appoggiare la decisione dell’Arkansas di mettere al bando le cure di genere per i minori. “Ha raggiunto un grande successo ed è diventato molto ricco presentandosi come un ‘Never Trumper’ (mai con Trump, ndr)” “Ora – aveva aggiunto – sta ammassando ancora più potere esprimendo l’esatto contrario”.
Quando nel 2016 era uscito il libro autobiografico, Vance aveva mandato a Nelson una email per scusarsi, perché nel libro il futuro candidato vicepresidente aveva parlato di Sofia come “lesbica progressista” e non transgender. “Hey, Sofi
Riconosco – aveva aggiunto – che questa definizione non riflette in modo accurato come ti vedi, e per questo mi scuso”. “Spero non te la prenda – aveva concluso – ma se fosse così, scusami. Ti voglio bene. JD”.
Nelson aveva risposto lo stesso giorno, chiamando Vance “buddy”, amico, e ringraziandolo per l’attenzione, aggiungendo: “Se avessi scritto pragmatica gender queer radicale nessuno avrebbe capito cosa intendessi”. Nelson gli aveva chiesto una copia autografa e concluso il messaggio con “Love, Sofia”.
Questo scambio fa parte delle email che i due amici si sono inviati negli anni. Ma ora sono su fronti opposti. Nelson è contro il ticket Trump-Vance e spera che la pubblicazione delle conversazioni private possa gettare nuova luce su un uomo accusato di aver rinnegato tutto il suo passato in nome dell’opportunismo politico.
Tra i messaggi appaiono giudizi corrosivi dati da Vance a Trump in cui lo accusa di “razzismo” e di essere “un essere umano moralmente riprovevole”. Vance aveva dato il suo sostegno a Nelson dopo l’intervento chirurgico per la transizione sessuale. Dopo quell’operazione, il loro rapporto era diventato ancora più saldo. “Il senso delle nostre conversazioni – ha spiegato Nelson al Times – era del tipo: non capisco cosa stai facendo, ma ti sostengo. E questo per me significava molto, perché penso fosse la base della nostra amicizia”.
La pubblicazione delle email ha segnato un punto di non ritorno e una violazione della privacy. “E’ una scelta sventurata – ha commentato un portavoce del senatore – rivelare al New York Times vecchie conversazioni tra amici. Il senatore Vance considera le sue amicizie con le persone al di là dello spettro politico”. “Vance – ha aggiunto – ha già chiarito come il suo punto di vista di un decennio fa sia cominciato a cambiare quando è diventato padre e ha messo su famiglia e ha spiegato ampiamente perché ha mutato idea su Trump”.
“Nonostante questo dissenso – ha concluso – il senatore Vance tiene a Sofia e augura a Sofia il meglio”. Il portavoce non ha usato pronomi per riferirsi a Nelson. Riguardo la polizia, il futuro senatore era su posizioni tipo Black Lives Matter: “Odio la polizia – aveva scritto a commento dell’uccisione di un giovane afroamericano, Michael Brown – e viste le numerose esperienze negative che ho avuto negli anni, non riesco immaginare cosa possa passare un ragazzo nero”.
Nel dicembre 2015 aveva scritto del tycoon, candidato presidenziale: “Sono ovviamente indignato dalla retorica di Trump e preoccupato di come cittadini musulmani possano sentirsi nel nostro Paese. Ma penso che la gente abbia sempre creduto alle più grosse str…”. “E c’è sempre stata – aveva aggiunto – la demagogia di voler sfruttare la gente che crede a queste grosse str…”. “Più i bianchi vogliono votare Trump – aveva commentato un’altra volta – più i neri sono destinati a soffrire. Lo credo davvero”. In un’altra email aveva definito Trump un “disastro”. “E’ proprio un uomo cattivo”, aveva aggiunto.
(da La Repubblica)
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