NORDIO FUORI CONTROLLO
OPEN ARMS, SALVINI E CONTE: NORDIO E’ IL MINISTRO DELLE BALLE… DIMENTICA I PROCESSI IN CUI ERA PM CONCLUSI CON UN NULLA DI FATTO, QUANDO INDAGO’ D’ALEMA E OCCHETTO SENZA RISULTATO SE NON FAR PAGARE AL MINISTERO 9.000 EURO DI RISARCIMENTO, QUANDO APPOSE LA FIRMA CONTRO LA SEPARAZIONE DELLE CARRIERE
L’onda lunga della sentenza di Palermo su Matteo Salvini è l’occasione per il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, di riprendere e inasprire il suo conflitto con la magistratura. Lo fa con un’intervista al Messaggero, il quotidiano della famiglia Caltagirone di cui è stato anche editorialista. Gioca “in casa”, Nordio, lo si intuisce già dall’attacco enfatico e simpatizzante dell’articolo (“La scrivania di Togliatti, l’ammirazione per Vassalli (…), le citazioni in latino, i suoi libri sulla Giustizia”). Soprattutto, al ministro viene concesso di dire qualsiasi cosa, senza contraddittorio. Tra cui una lunga serie di amnesie, inesattezze o autentiche bugie.
“Questo processo, fondato sul nulla, non si sarebbe nemmeno dovuto iniziare: e comunque avrebbe dovuto coinvolgere anche Conte, allora presidente del consiglio, come concorrente in base all’art 40 2 comma del codice penale
La prima argomentazione è talmente bizzarra che è persino difficile da commentare, se non con una domanda retorica: è normale che un ministro della Giustizia sostenga – neanche troppo velatamente – che un’indagine non andava nemmeno avviata se si conclude con un’assoluzione? Da ex pm anche Nordio – ovviamente – è stato protagonista di numerose indagini che si sono concluse con un nulla di fatto.
Sulla responsabilità di Conte, invece, Nordio ignora o finge di ignorare fatti noti. Nei giorni del caso Open Arms la diversità di vedute tra Conte e Salvini era pubblica. Breve riassunto: l’ex premier scrive per la prima volta al ministro leghista il 13 agosto 2019 chiedendogli di far sbarcare almeno i minori e Salvini lo ignora. Due giorni dopo Conte gli invia una lettera formale: “Ier l’altro… ti ho invitato, ‘nel rispetto della normativa in vigore, ad adottare con urgenza i necessari provvedimenti per assicurare assistenza e tutela ai minori’… Ma parlare come Ministro dell’Interno e alterare una chiara posizione del tuo Presidente del Consiglio, scritta nero su bianco, è… un chiaro esempio di sleale collaborazione, l’ennesimo, che non posso accettare”.
“In due casi identici, quello della Diciotti e della Gregoretti, erano state infatti adottate soluzioni opposte, sia a livello politico, negando l’autorizzazione a procedere, sia a livello giudiziario, con l’archiviazione”
È proprio il caso Diciotti che smentisce la teoria di Nordio. In quell’occasione il blocco fu effettivamente condiviso da tutto il governo (a differenza di Open Arms). Infatti Conte, Luigi Di Maio e Danilo Toninelli si autodenunciarono per essere processati con l’ex ministro dell’Interno e furono indagati anch’essi per sequestro di persona dalla procura di Catania. Furono archiviati dal Tribunale dei ministri perché ciascuno è responsabile dei propri atti e quel blocco l’aveva firmato Salvini. Nordio cita il codice penale, ma è la Costituzione a stabilire che la responsabilità è personale: “I Ministri sono responsabili collegialmente degli atti del Consiglio dei Ministri e individualmente degli atti dei loro dicasteri” (art. 95).
“Bisognerà pur pensare a risarcire le persone che finiscono nella graticola giudiziaria per anni (…) perché qualche pm non ha riflettuto sulle conseguenze della sua iniziativa avventata”
Nordio continua clamorosamente ad associare un’indagine che non si conclude con una condanna a un errore giudiziario. Peraltro dimentica la propria stessa biografia, anche se nell’intervista cita una sua vecchia indagine su Massimo D’Alema. L’attuale Guardasigilli infatti indagò senza risultati l’ex premier diessino e Achille Occhetto, ma si dimenticò la richiesta di archiviazione per ben 4 anni, fino alla prescrizione. Per colpa sua il ministero della Giustizia fu condannato a versare ai due danneggiati 9mila euro di risarcimenti.
“(La separazione delle carriere) è un principio che adottano tutti i paesi del mondo, garantisce la terzietà del giudizio”
Nordio è uno dei tanti magistrati (tra cui Falcone e Borsellino) ad aver cambiato carriera: è stato prima giudice e poi pm. E infatti nel novembre del 1992, in piena Mani Pulite, il barricadero Nordio firmava il manifesto dell’Anm contro la separazione delle carriere.
“Il giudice ha diritto di esprimersi come vuole, ma poi l’imputato lo può percepire non più come imparziale. Ed è la magistratura stessa che dovrebbe prendere le distanze da certe frasi”.
Torniamo al Nordio del 1992. Era un pubblico ministero che commentava e contestava apertamente le leggi approvate all’epoca. Con frasi come questa: “È un brutto giorno per la giustizia, ma anche per la libertà di stampa. Stando alla norma sulla segretezza dell’avviso di garanzia, potrebbe cadere un velo su inchieste importantissime come quelle sul Sisde o su Ustica”. Oggi è davvero irriconoscibile.
(da ilfattoquotidiano.it)
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