NUOVE NOMINE IN CURIA E RILANCIO SUI DIVORZIATI
COSI’ PAPA FRANCESCO APRE LA FASE 2 DEL PONTIFICATO
Un complotto non riuscito. Un tentativo di indebolire il Papa e bloccare gli sforzi innovativi del Sinodo. Un’operazione fallita per provare a tenere una sorta di referendum sul Pontefice argentino.
Chiusi i lavori dei padri sinodali, le persone più vicine a Francesco tracciano un primo bilancio di quel che è avvenuto nelle ultime tre settimane. E nel quadro, nonostante l’esito finale che il Santo Padre considera sufficientemente positivo, non mancano le pennellate con le tinte più oscure. «Ora però – spiega chi ha consuetudine con le stanze più riservate del Vaticano – si apre la fase due».
A cominciare dai temi discussi in questi giorni, come la famiglia e i divorziati, appunto. Il Sinodo propone ma poi decide il Papa.
E l”Esortazione apostolica”, che generalmente segue l’adunanza, non sarà una sintesi pedissequa di quel che è avvenuto in queste tre settimane. Ma conterrà uno sforzo ulteriore. Insomma, “cum” ma anche “sub” Petro
Anche perchè, dopo gli eventi traumatici di queste due settimane, Francesco non ha nascosto ai suoi interlocutori e ai suoi collaboratori di essere rimasto piuttosto dispiaciuto, anche se non sorpreso, di alcuni comportamenti nel perimetro curiale.
Ha temuto fin dall’inizio che il messaggio teologico del Sinodo non fosse in grado di tracciare un nuovo orizzonte per la Chiesa.
E allora, quel principio noto a tutti i padri sinodali, diventerà pratica per il Pontefice: deciderà lui, nell’anno giubilare, cosa può e deve cambiare. Nella sua autonomia.
Con un modello ben chiaro ai vescovi: quello con il quale il Santo Padre ha riformato l’iter per l’annullamento del matrimonio.
Due leggi che hanno rivisto completamente la procedura rotale. «Il Sinodo non è un parlamento, dove per raggiungere un consenso si patteggia, si negozia e si cerca un compromesso», aveva avvertito nei primi giorni di ottobre.
Un modo per dire che non si poteva risolvere tutto in una semplice sintesi in grado solo di non scontentare i sedicenti conservatori e progressisti. «L’unico metodo è quello di aprirsi allo Spirito Santo». E la relazione introduttiva del cardinale ungherese Erdo non rappresentava certo un buon viatico
Anzi, il Papa aveva previsto che prima e durante il Sinodo si sarebbero consumati diversi tentativi di inquinamento e provocazione per bloccarne l’esito sperato.
Dalle “lettere segrete” al suo stato di salute. Lettere di cui si è data notizia solo in parte.
Da tempo, erano state individuate le diverse filiere di attacco.
L’esempio che viene citato è quello di monsignor Charamsa che prima dello scandalo alla vigilia del Sinodo, era stato addirittura inserito tra le ipotesi di nomina a sottosegretario della Congregazione della Dottrina della Fede.
E fu proprio Francesco, evidentemente ben informato, a bloccarla. Anche perchè il Papa, memore delle vecchie guerre tra “corvi”, ha iniziato a servirsi in autonomia di tante persone che offrono informazioni e riflessioni al di là dei canali ufficiali.
Riferiscono direttamente a lui e agiscono in perfetta lealtà e riservatezza. Lui sente chi vuole senza filtri, ed è lui a governare la sua “sicurezza” e la sua “salute”.
Non è privo di significato il cambiamento del suo medico personale e basti pensare che la Santa Sede era a conoscenza martedì scorso della possibilità che un giornale pubblicasse notizie sulla salute di Francesco. E il portavoce dalla Sala stampa vaticana, padre Lombardi, ha aspettato la prima edizione per smentire con una tempestività inedita per quel mondo
Da mesi molti uomini vicini al Santo Padre erano convinti che una parte dei padri sinodali, e non solo, puntava a creare un clima di sfiducia.
Per dimostrare che la “maggioranza” formatasi nel conclave del 2013 era svanita. Un messaggio che molti, speravano di far rimbalzare “intra ed extra” la Santa Sede. Francesco ha allora capovolto il tavolo: il Sinodo non era un voto sul suo pontificato, ma un orientamento messo a sua disposizione per la Chiesa universale.
Nel Sinodo dello scorso anno quello stesso gruppo aveva provato senza riuscirci anche a coinvolgere il Papa emerito Benedetto XVI.
Ma sul soglio pietrino tutti erano convinti che anche in questa occasione Ratzinger non avrebbe mai acconsentito ad alcuno di appropriarsi della sua autorevolezza teologica per scalfire l’approccio pastorale del successore.
Non si è fatto usare prima, non si farà usare mai.
Benedetto del resto rappresenta un punto di gravità e un riferimento per lo stesso Francesco. Tra gli interlocutori sta crescendo la sensazione che gli attuali nemici di Francesco siano gli stessi di Benedetto. Quelli che tre anni fa rimarcavano l’anzianità del Papa e la conseguente incapacità di governare la Curia.
Non a caso Bergoglio ha definito le dimissioni del suo predecessore Benedetto non una scelta, ma una “istituzione”.
E proprio per questo motivo non ha mai anticipato la volontà di dimettersi, ma ha sempre sottolineato che di fronte a quel precedente è necessario comunque interrogarsi.Anche da parte sua.
Per fermare gli avversari, allora, il Papa ha utilizzato la struttura del Concilio Vaticano II.
I tempi e gli spazi tra una sessione e l’altra, quelli intermedi.
Claudio Tito
(da “La Repubblica”)
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