NUOVO CENTRO-DESTRA: FORTI IN SENATO, INCOGNITA SUL TERRITORIO, SENZA UNA LIRA
IL PROFILO DEL NUOVO MOVIMENTO
Nome e numeri. Simbolo e strutture. Logo e adesioni. Tessere e soldi. Soprattutto, soldi.
Quando fondi un movimento o partito politico ‘nuovo’ sono questi i problemi che ti assillano quotidianamente. Quasi un incubo.
È evidente che è così anche per il ‘Nuovo Centro-Destra’ (col trattino…) i veri e più intricati busillis ruotano tutti e solo intorno a questi interrogativi. A maggior ragione se un nuovo partito o movimento lo fondi in una notte, quella intercorsa tra la riunione a Palazzo Santa Chiara degli ‘scissionisti’ e la conferenza stampa tenuta ieri da Angelino Alfano alla Stampa Estera.
Ministri e gruppi parlamentari.
Qui il bilancio è più che positivo. Anzi, la ‘scissione’ delle colombe proprio qui parte: dal cuore del governo Letta.
Cinque ministri su cinque del Pdl aderiscono alla nuova formazione di cd (Alfano, pure vicepremier, Quagliariello, Lupi, Lorenzin, De Girolamo) ma solo due (Quagliariello e Lorenzin) vanno a fare da ‘supporter’ di ‘Angelino’ alla conferenza stampa. Lupi non è pervenuto mentre ‘Nunzia’ manda un sms ai colleghi che la cercano. “Oggi sto solo male, non parlo”.
Tra viceministri e sottosegretari dovrebbe finire in una sostanziale parità , ma è nei gruppi parlamentari che la scissione degli alfaniani sfonda il Pdl che è (e la Forza Italia che sarà ) come lama nel burro.
Alfano scandisce: “hanno aderito al nuovo partito 30 senatori (compreso Renato Schifani, che si è dimesso da capogruppo, ndr.) e 27 deputati”, ma “la slavina è appena iniziata – spiegano tante colombe ministeriali – “non appena ci sarà il voto sulla decadenza di Berlusconi (il 27 novembre, ndr.) si trasformerà in una vera valanga. A nostro favore, si capisce”.
Già nei prossimi giorni, dicono i ‘realisti’ rimasti fedeli ad Alfano – “i senatori saranno 34 (in arrivo due campani, Cardiello e Langella, un veneto e un lombardo, ndr.) e i deputati almeno trenta, forse anche di più”.
Insomma, un terremoto, se si considera che il Pdl conta 91 senatori e 96 deputati. ‘Fedeli’ al Cav. perinde ac cadaver resterebbero ‘solo’ una sessantina di senatori (o meno) e un’altra sessantina di deputati.
Certo, un numero bastevole per ‘far male’ al governo in Aula come nelle commissioni (dove, peraltro, tutti i presenti equilibri dovranno essere ristabiliti, dalla nascita dei nuovi gruppi in poi), ma non a mandare a casa Letta (e Alfano), forti di trenta (e più) senatori.
Territori, regioni, strutture.
Qui bicchiere è mezzo pieno e mezzo vuoto. Se i numeri dati dai falchi sugli aventi diritto del Consiglio nazionale disertato dalle colombe fossero veri (cosa di cui queste dubitano assai…) mancano all’appello, nel Parlamentino del Pdl/FI, 230 membri su 870.
Gli alfaniani sono forti in gran parte del Sud Italia (controllano l’intera Sicilia, la Calabria, la Sardegna, pezzi di Puglia, persino la Basilicata e il Molise) ma pareggiano solo il conto nelle regioni del Centro (metà Lazio, Umbria, Abruzzo e Marche, pochissima Toscana e ancor meno Emilia-Romagna) e lo perdono sonoramente nelle regioni del Nord, dove i falchi o lealisti straripano in Lombardia, Veneto e Piemonte, pareggiando solo in Liguria. Alfano e i suoi, però, contano e molto sul cd “partito degli eletti”. Si vedrà .
Soldi, simbolo, alleanze.
Qui, per gli alfaniani, arrivano i dolori peggiori. Alfano annuncia che, a breve, si terrà “la grande convention nazionale” del ‘Nuovo Centro-Destra e che verranno presentati “simbolo e statuto” mentre per la leadership il metodo prescelto sono le primarie.
Le alleanze restano (solo in teoria, ovvio…) “quelle attuali”, e cioè Pdl-FI/Lega/Fd’It mentre l’orizzonte e l’obiettivo sono le Europee del 2014, rispetto a cui Alfano vuol correre sotto l’egida del Ppe (alleato con Udc e Popolari?).
Il dramma vero sono i soldi. “Non ce ne sono”, dicono in coro le colombe, ma poi ammettono che “i soldi che arriveranno ai nuovi gruppi autonomi di Camera e Senato serviranno anche per fare politica sul territorio. Poi ci affideremo all’autotassazione, al fundraising e alle donazioni dei privati. Del resto – chiude una di loro – i falchi del Pdl si terranno pure i debiti”. Vero. Come è vero, però, che costruire nuovi partiti è dura, ai giorni nostri.
(da “Huffingtonpost”)
Leave a Reply