“OPPIO AI BRACCIANTI PER SOPPORTARE LA FATICA DEL LAVORO NEI CAMPI”
AD ARDEA L’ULTIMA FRONTIERA DELLO SFRUTTAMENTO: CINQUE ARRESTI
Era una vera e propria organizzazione quella smantellata dalla Guardia di Finanza di Pomezia, che insieme ai colleghi di Roma ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 5 persone accusate a vario titolo di sfruttamento dell’immigrazione clandestina, corruzione e traffico di sostanze stupefacenti. Tra gli arrestati in carcere c’è anche una dipendente comunale di Ardea, in forza al servizio anagrafe. In due anni, tra il 2020 e il 2022, la donna avrebbe fatto regolarizzare oltre 500 extracomunitari senza titoli, più di quanti ne siano stati regolarizzati a Roma nello stesso periodo.
La dipendente comunale era il terminale di una rete di intermediari e procacciatori che si muovevano all’interno delle comunità straniere. C’era un’altra donna tunisina che si occupava di procacciare stranieri del nordafrica, tra cui Marocco e Tunisia, in cerca di documenti. Fra Ardea, Anzio e Nettuno, invece, tre indiani si davano da fare per garantire permessi di soggiorno ai connazionali con tariffe che oscillavano dai 300 ai 5mila euro.
L’indagine della finanza è nata nel 2019 dalla segnalazione di un uomo che, mentre si trovava in un autolavaggio, aveva ascoltato una conversazione sospetta tra due indiani. «Abbiamo pagato il permesso di soggiorno troppi soldi. Agli altri è costato di meno». I due, che si lamentavano per l’eccessiva spesa sostenuta per ottenere i documenti, sono stati intercettati. E presto è emersa la rete che tra il 2020 e il 2022 aveva regolarizzato oltre 500 extracomunitari non aventi diritto.
Uno dei tre referenti indiani, che ora si trova in carcere, avrebbe gestito anche un traffico di droga, importando semi di papavero che venivano portati in Italia, attraverso l’Olanda, e poi venivano venduti ai lavoratori dei campi dell’agro Pontino. Nel corso dell’inchiesta sono stati sequestrati circa 90 chilogrammi di bulbi di papavero da oppio. Oltre ai 5 destinatari della misura cautelare (3 in carcere e 2 ai domiciliari) altre 25 persone restano indagate a piede libero dalla procura di Velletri.
(da agenzie)
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