ORA ALFANO RISCHIA LA SFIDUCIA: NEL PD CRESCE IL FRONTE DEL NO, I RENZIANI SPINGONO PER LE DIMISSIONI
ANCHE CUPERLO PRENDE POSIZIONE: “ALFANO DEVE DIMETTERSI”… SOLITO PATETICO DIETROFRONT DI MARONI: NON VOTEREMO LA SFIDUCIA
Non solo Renzi. Non solo i renziani.
Nel Pd cresce l’insofferenza verso la vicenda Shalabayeva e Gianni Cuperlo, candidato alla segreteria del partito vicino a Massimo D’Alema, lancia un aut aut al ministro degli Interni dopo gli interventi di ieri alle Camere. “Penso che potrebbe essere un atto di grande sensibilità istituzionale e politica e di grande responsabilità se, a fronte degli eventi di questi giorni, il ministro Alfano rimettesse le sue deleghe il suo mandato nelle mani del Presidente del Consiglio”.
S’allarga dunque il fronte democratico che invoca le dimissioni del titolare del Viminale.
“E’ stata una ricostruzione largamente insoddisfacente. Siamo di fronte ad un fatto gravissimo, di gravità enorme – dice Cuperlo su Rai Tre -. Parliamo del rispetto dei diritti umani fondamentali e il nostro Paese ha una macchia che l’Europa guarda con grande allarme e preoccupazione.
“Abbiamo ceduto una quota della nostra sovranità nazionale, di un grande paese democratico dell’Europa, ad un regime autoritario, ad una dittatura che viola sistematicamente i diritti umani – ha aggiunto – si è determinato un vulnus, una ferita e che noi non possiamo ritenere conclusa con le dichiarazioni, rese ieri in Parlamento, dal ministro dell’Interno”, ha concluso Cuperlo.
La riunione del gruppo Pd al Senato convocata per oggi alle 13 è stata rinviata, probabilmente a domani.
L’assemblea, a cui dovrebbe partecipare anche Guglielmo Epifani, deve decidere la linea da tenere in vista del voto sulla mozione di sfiducia nei confronti di Angelino Alfano, fissato per venerdì a palazzo Madama. Il Pd, a questo punto, prende tempo. “Abbiamo deciso di prenderci un giorno in più sia per coordinarci meglio con la Camera sia per vedere se di qui a domani matura qualcosa…”, dicono fonti del partito. Una parte dei democratici confida infatti in un passo indietro di Alfano prima del voto.
Ma se così non fosse c’è il rischio che il gruppo democratico possa spaccarsi sul voto. L’insofferenza è esplicita.
Alcuni senatori renziani sarebbero propensi a chiedere al gruppo del Pd di sostenere la mozione di sfiducia al ministro Alfano. “L’ammissione del capo di gabinetto
Procaccini rende la posizione di Alfano ancora più difficile. C’è ancora tempo per un passo indietro del ministro dell’interno, mi auguro avvenga al più presto”, afferma il senatore Andrea Marcucci.
“Su una vicenda così delicata – aggiunge il parlamentare – non possiamo permetterci alcuna zona d’ombra”.
Già ieri Matteo Renzi e i suoi hanno fatto sapere come la pensano e il sindaco ha chiesto al premier Enrico Letta di prendere posizione in aula su Alfano.
E oggi le reazioni polemiche continuano: “Se Alfano non smentisce Procaccini secondo cui Alfano sapeva prima e, verbalmente, anche dopo, significa che Alfano ha mentito al Parlamento”, scrive su twitter il vicepresidente della Camera, Roberto Giachetti.
E così anche Paolo Gentiloni sempre in un tweet: “Quindi non è vero che Alfano non sapeva. Dopo le interviste di Procaccini la sua posizione sempre meno sostenibile”.
Di una “mezza barzelletta” e di “una presa in giro” ha parlato il senatore del Pd Felice Casson: “La relazione non mi ha convinto, assolutamente no. Piena di buchi e di mancanze: mi sembra una mezza barzelletta, una presa in giro. Non credo che sia andata così, non è andata in questo modo, non credo che la polizia si comporti così. Ci sono ancora molte cose che preoccupano”, ha aggiunto.
Dal Pdl arrivano le voci delle “colombe” che provano ad abbassare i toni e ricucire gli strappi: “Fermiamoci prima che sia troppo tardi. Riportiamo il confronto politico sui fatti documentati e sulla base del rispetto verso persone come il vicepresidente del Consiglio Angelino Alfano la cui integrità morale e il cui senso di responsabilità sono noti a tutti”, dice il senatore Sandro Bondi, coordinatore del Pdl, che paventa il pericolo per la vita del governo.
“Se non ci fermiamo in tempo – aggiunge – non solo rischiamo di mettere a rischio quel minimo di stabilità che abbiamo conquistato, ma saremo travolti da uno spirito di autodistruzione che non salverà nessuno”.
Intanto la Lega Nord fa sapere che non voterà la mozione di sfiducia anche se l’intervento del ministro contiene ancora alcuni punti da chiarire”.
Lo dichiarano i capigruppo al Senato e alla Camera, Massimo Bitonci e Giancarlo Giorgetti. “Nel complesso- aggiungono- ci ha convinto che le responsabilità politiche dell’affare kazako siano non di un singolo ministro ma collettive, dell’intero governo”.
E anche il leader Roberto Maroni dopo che ieri aveva sollevato alcune perplessità sull’operato del suo successore al Viminale, ha corretto il tiro e telefonato ad Alfano che gli avrebbe spiegato che alla base del ‘pasticcio’ sul caso Shalabayeva vi sarebbe stato un corto-circuito informativo tra i vari uffici competenti.
(da “La Repubblica“)
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