ORA BERLUSCONI PUNTA SUL RIMPASTO: LA BERNINI AL POSTO DI ALFANO, CHIUSURA VERSO CASINI, IL CASO DECRETO SALVA-NAPOLI
IL PREMIER CERCA DI PACIFICARE LA MAGGIORANZA DISTRIBUENDO I POSTI DI GOVERNO VACANTI
E adesso il rimpasto.
Per “pacificare” una maggioranza scossa dall’inchiesta sulla P4 e provare a gettare olio sulle onde, Berlusconi mette all’asta i posti vacanti nel governo.
Superata la verifica, il Cavaliere è deciso infatti a rimettere mano alla squadra, a partire dalla postazione più prestigiosa, quella di ministro della Giustizia. Un’operazione imposta nei tempi dalla imminente ratifica – il primo di luglio – di Angelino Alfano come segretario del Pdl, una carica che gli imporrà di dare le dimissioni da Guardasigilli.
Che voglia tranquillizzare la coalizione lo si è capito pure dalla telefonata fatta ieri a Bossi per invitarlo a lasciare Reguzzoni alla guida del gruppo leghista.
La partita per la successione a via Arenula sembra sul punto di chiudersi: ieri Berlusconi ha confidato di avere su quell’incarico “le idee chiarissime”, ma in realtà l’incastro di sta rivelando più difficile del previsto.
L’intenzione del premier è infatti quella di indicare per la poltrona che fu di Togliatti l’avvocato Anna Maria Bernini, 45 anni.
Agli amici l’interessata ha confidato di essere abbastanza sicura della promozione, facendo i debiti scongiuri: “Già altre volte sono entrata nel totonomine e poi non se n’è fatto niente… vedremo”.
Il fatto è che, benchè il premier la sostenga, il resto del Pdl e soprattutto quelli che si occupano di giustizia, le hanno già fatto terra bruciata intorno.
In queste ore stanno sussurrando nell’orecchio del Cavaliere mille obiezioni: “È alla sua prima legislatura… Napolitano sarebbe contrario… Stiamo andando allo scontro finale con i pm, ci serve un ministro di guerra”.
Dubbi che tuttavia non avrebbero fatto breccia in Berlusconi, che si è preso ancora una settimana di tempo per la decisione definitiva: “Ne parleremo al mio rientro dal consiglio europeo di Bruxelles”.
Sul tavolo anche l’ingresso di un altro leghista al governo – sarebbe Marco Reguzzoni – per premiare la fedeltà di Bossi all’alleanza.
La poltrona sarebbe quella liberata da Andrea Ronchi: le politiche comunitarie. In alternativa a Reguzzoni potrebbe essere promosso Roberto Castelli.
Il rimpasto è rimasto comunque fuori dall’incontro al Colle tra Berlusconi, Letta e Napolitano.
Il capo dello Stato non intende infatti farsi trascinare in uno screening preventivo dei candidati, lasciando al governo la responsabilità politica delle nomine. Nel faccia a faccia si è discusso invece della verifica parlamentare, dalla quale Berlusconi è uscito ringalluzzito. “Vado avanti fino al 2013, ha visto che numeri presidente?”, si è vantato il Cavaliere con Napolitano, forte di quella “quota 317” raggiunta il giorno prima alla Camera.
Il capo dello Stato, che aveva espressamente chiesto al governo di riferire in Parlamento sulla nuova maggioranza (quella nata dopo l’ingresso di Scilipoti & Co.), si è mostrato soddisfatto per l’andamento del dibattito.
Soprattutto perchè ha potuto apprezzare, da parte della maggioranza ma anche di tutte le opposizioni, la “consapevolezza comune” della necessità imprescindibile della manovra di correzione dei conti.
Insomma, a differenza della Grecia, pur mantenendo ogni partito le sue ricette, in Italia nessuno gioca al peggio.
Anche per questo la verifica, dice Napolitano, “è stata utile”.
Ma, in questo momento, c’è un’altra faccenda complicata che sta molto a cuore al presidente della Repubblica.
Sono i cumuli di immondizia che soffocano la sua città , persino la strada dove è nato. Così Napolitano ha chiesto al Cavaliere di intervenire immediatamente, approvando senza altri indugi, al prossimo Consiglio dei ministri, il decreto sui rifiuti che è stato bloccato dalla Lega.
Se sulla verifica parlamentare Berlusconi può dirsi soddisfatto, c’è una cosa tuttavia che l’ha fatto imbestialire.
È stata la risposta che Pier Ferdinando Casini ha dato alla sua apertura. “Adesso basta corrergli dietro – è sbottato il Cavaliere dopo aver ascoltato il leader dell’Udc – la partita con Casini è chiusa”.
Francesco Bei
(da “La Repubblica“)
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