ORFINI: “NON AIUTEREMO LA NASCITA DEL NUOVO GOVERNO, QUANDO SI PERDE SI VA ALL’OPPOSIZIONE”
“E’ LEGITTIMO CHE M5S E LEGA SI DIVIDANO LE PRESIDENZE DI CAMERA E SENATO”
Per il presidente del Pd Matteo Orfini, “è legittimo e ragionevole” che Lega e M5S si dividano le presidenze di Camera e Senato. “Non mi sembra ci siano le condizioni per cui la presidenza di una Camera vada a un rappresentante del Partito democratico”. Quanto alla futura leadership del Pd, Orfini allontana le primarie e indica la preferenza per un’elezione del segretario nella plenaria Dem.
Ospite a Mezz’ora in più su Rai Tre, Orfini chiude seccamente la porta a ogni spiraglio di sostegno a un governo M5S. “Non aiuteremo la nascita del nuovo governo”, chiarisce il presidente Pd, che aggiunge: “Qualora sostenessimo un governo del M5S, in varie forme, sarebbe la fine del Pd”.
“Secondo me quando si perde si sta all’opposizione: il voto parla chiaro. Non si può immaginare che il Pd vada al governo. Noi abbiamo perso, non si aiuta la nascita di un governo in questi casi. Non esiste in natura un accordo tra Pd e M5s”.
“Considero il tentativo di obbligare il Pd a fare la scelta contronatura” di appoggiare un un governo M5S “una sorta di stalking”.
“Il governo M5s e Lega c’è già “, sostiene l’esponente Dem.
“In Parlamento hanno votato sempre insieme e oggi anche un personaggio come Bannon parla della possibilità di questo governo. Sono sovrapponibili più di qualsiasi altra forza e lo si è visto anche in campagna elettorale”.
Sull’ipotesi di un governo del presidente con tutti dentro, “vedremo”, risponde Orfini, “è uno scenario totalmente diverso. Non mi sembra ci sia la disponibilità delle principali forze. Non dettiamo la linea al presidente della Repubblica, siamo rispettosi del ruolo di tutti ma abbiamo un mandato dei nostri elettori che avremo il dovere di rispettare”.
Renzi andrà alle consultazioni al Quirinale? “No, evidentemente no. E domani non credo sarà alla direzione”.
Chi vuole la damnatio memoriae scarica le proprie responsabilità , secondo il presidente del partito. “La divisione nel Pd tra renzismo e antirenzismo non ha molto senso. Allora Renzi lo scelsero gli iscritti. Oggi non possiamo cavarcela dando tutte le responsabilità a Renzi. Ogni singolo dirigente ha responsabilità . Non cerchiamo un capro espiatorio”.
E ancora: “Io non penso che il Pd possa ricostruirsi prescindendo da Renzi. Chi oggi fa abiure e damnatio memoriae lo fa solo per lavarsi delle proprie responsabilità che sono minori da quelle di altri ma ci sono”.
La relazione, domani in direzione, la farà Martina. “L’assemblea va convocata entro circa un mese dalla presentazione delle dimissioni, quindi verso il 5 aprile (con possibili slittamenti per via delle consultazioni, ndr). Renzi spiegherà in assemblea le ragioni delle sue dimissioni”, afferma Orfini.
Per il presidente Pd, si tratta di “dimissioni inevitabili, di fronte a una sconfitta di quelle dimensioni”. Non solo: “ci consideriamo tutti dimissionari con lui”, aggiunge, riferendosi all’intero gruppo dirigente. Quanto alla modalità con cui il segretario ha rassegnato le dimissioni, Orfini afferma: “Renzi si è dimesso, ho la lettera dal 5 che domani leggerò. È una lettera molto semplice, dove si prende atto del risultato e si rassegnano le dimissioni”.
Quanto al futuro del Pd, alla domanda se preferisca l’opzione elezione del segretario da parte dell’assemblea o primarie, Orfini non ha dubbi: è per la prima, e qui bisogna ricordare che Renzi ha in assemblea una maggioranza schiacciante. “Penso che dobbiamo trovare ciò che ci aiuta a riflettere meglio. Non penso che convocare le primarie tra tre mesi possa essere la soluzione migliore. Meglio riflettere sui temi. Serve una fase di riflessione e discussione, retta da un segretario di transizione”.
Orfini risponde a un gruppo di lavoratori e sindacalisti della Fiom, alcuni dei quali spiegano di aver votato per la prima volta M5s dopo avere votato in passato Pd. “Dopo la sconfitta dobbiamo anzitutto ascoltare chi non ci ha votato: non abbiamo risposte da dare perchè evidentemente quelle che abbiamo dato non sono state ritenute sufficienti. Uno dei pilastri del pensiero di sinistra è che il lavoro dà dignità all’uomo: ecco perchè in questi anni abbiamo lavorato per creare lavoro e non siamo mai stati d’accordo sul reddito di cittadinanza, pensiamo che il lavoro non può essere sostituito dal reddito di cittadinanza. Certo, c’è un problema se gli operai non ci ritengono vicini. Se c’è questo senso di alterità rispetto al partito di cui sono presidente, evidentemente c’è un problema nostro”.
(da “Huffingtonpost”)
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