ORMAI LA RAPINA IN BANCA AVVIENE VIA INTERNET
DA UN’INCHIESTA DI “ECONOMY”, EMERGE CHE IN UN ANNO SONO STATI SOTTRATTI ON LINE TRE MILIONI DI EURO AI CORRENTISTI ITALIANI… IL CASO DI CARIPRATO E DELLA POPOLARE DI VICENZA: PASSWORD RUBATE E SOLDI SOTRATTI VIA WEB.….E LE BANCHE NON NE RISPONDONO
Lo scorso anno le truffe via internet ai danni dei correntisti italiani hanno fruttato ai cyber-truffatori la bellezza di tre milioni di euro: è quanto emerge da un’inchiesta del settimanale “Economy” in edicola .
L’articolo tratta in particolare di alcuni clienti di Cariprato, banca che fa parte del gruppo Banca Popolare di Vicenza, rimasti vittime delle “rapine on line”.
In pratica i truffatori si sono impossessati delle password di accesso alle sezioni internet degli stessi conti correnti, attraverso programmi pirata inviati via mail.
Spesso la manovra parte da computer che si trovano in Spagna e nei Paesi del’Est: inserita la password e entrati nel conto del cliente, spostano il denaro attraverso bonifici su altri conti correnti, intestati a persone “di fiducia” che poi le girano su conti esteri non rintracciabili, attraverso money transfer o vaglia postali.
Anche se questi intermediari vengono identificati sono difficilmente attaccabili dal punto di vista legale.
Sarebbero un centinaio i clienti di Cariprato vittime del raggiro, tutti episodi avvenuti tra dicembre 2008 e gennaio 2009, per cifre comprese tra i 5.000 e i 9.000 euro.
Le vittime si sono ora ritrovate su Facebook, la famosa comunità virtuale, intenzionati a unirsi e ad ingaggiare una battaglia legale, magari raccogliendo altre adesioni.
La direzione di Cariprato ha declinato ogni responsabilità , sostenendo che “non possiamo rimborsare un cliente quando non siamo certi che lo stesso correntista non abbia conservato male i propri codici, in quanto il nostro sistema non ha falle”.
E dal punto di vista giuridico la banca ha ragione.
Avendo fatto firmare ai propri clienti un contratto che in casi come questi li mette nella condizione di essere loro a dover dimostrare di non avere responsabilità .
A causa di ciò, ogni azione legale diventa difficile.
Tesi confermata dal fondatore di “Secure Network”, Alvise Biffi, secondo il quale “nel 99% dei casi l’errore iniziale è sempre dell’utente che non aggiorna il proprio antivirus” e spesso cade quindi nella rete dei truffatori.
Insomma per qualche negligenza o scarsa accortezza i pirati informatici si stanno sostituendo ai superati rapinatori con sciarpa sul viso di una banca.
E dalle rapine armi in mano, stiamo passando a un sofisticato Arsenio Lupin tutto “poltroncina e tastiera”.
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