PAGLIACCIO SOVRANISTA. “TRUMP È EROINA CULTURALE CHE SEDUCE LA CLASSE OPERAIA E LA CORROMPE”: QUANDO J.D. VANCE PARAGONAVA IL TYCOON A HITLER E DICEVA CHE NON L’AVREBBE MAI APPOGGIATO
ERA IL 2016 E IL SUO LIBRO, “ELEGIA AMERICANA”, AVEVA CONTRIBUITO SUO MALGRADO A TIRARE LA VOLATA A “THE DONALD”, DANDO VOCE AGLI “HILLBILLY”, I “CAFONI” BIANCHI IMPOVERITI DALLA GLOBALIZZAZIONE E DELUSI DALLA POLITICA (FUTURA BASE ELETTORALE DEL MOVIMENTO “MAGA”)
In realtà, però, sia prima che dopo la vittoria di Trump nel 2016, Vance era un suo critico feroce: disse una volta di non aver ancora deciso se Donald fosse «un cinico stronzo come Nixon (che alla fine non è così male ma può essere anche utile) oppure l’Hitler americano».
In un post su Facebook aggiunse: «Non sono sorpreso dall’ascesa di Trump, è colpa del partito. Che ci piaccia o no, siamo il partito delle persone a basso reddito, poco istruite e bianche e dico da tempo che se non offriamo qualcosa a queste persone (e magari anche ai neri working class) allora lo farà un demagogo». Quando però decise di correre per il Senato nel 2022, Vance si trasformò in uno dei più fedeli sostenitori di Trump: ha sminuito l’attacco del 6 gennaio 2021 al Congresso, ha messo in dubbio che la vita dell’allora vicepresidente Mike Pence fosse a rischio.Alla conferenza annuale dei conservatori a Orlando, ha detto che consiglierebbe a Trump, se diventasse di nuovo presidente nel 2024, di «licenziare ogni singolo burocrate, ogni funzionario dell’amministrazione, rimpiazzandoli con i nostri uomini». Per ora uno dei suoi compiti più importanti sarà raccogliere fondi, specialmente a Silicon Valley, dove ha lavorato per il fondo di venture capital del miliardario Peter Thiel dopo gli studi a Yale.
«Mio nonno era un ubriacone, mia nonna gli dava da mangiare spazzatura o lo bagnava di nafta per reazione, mia mamma era drogata da psicofarmaci ed eroina, un compagno al giorno, papà presto divorziato, la povertà tradizione di famiglia»: queste le prime memorie di J.D. Vance, 40 anni il prossimo 2 agosto, senatore repubblicano dell’Ohio, ex caporale in Iraq, Second Marine Aircraft Wing, ora candidato vicepresidente con Donald Trump alla Casa Bianca contro Joe Biden e Kamala Harris.
La scelta di Vance rende il ticket del Grand Old Party trumpiano più ostico da attaccare per i democratici, perché nato in miseria in Ohio, autore di una biografia best seller Elegia Americana (tradotta da Garzanti, il titolo originale “Hillbilly Elegy” suona “Elegia del bracciante”), portata sugli schermi dal regista Ron Howard, Gabriel Basso nella parte del protagonista, Vance arriva grazie ai sacrifici della nonna, «dura come un serpente», alla laurea in legge a Yale University, dove nessuno dei “cafoni hillbilly” sogna di studiare.
Vance ha pedigree politico incredibile per la giovane età. Mentre i coetanei, dai monti Appalachiani alle periferie di Cincinati e Middletown, finiscono vittime di droghe e fentanyl, disoccupati, divorziati, alcolizzati, vittime di stress post-traumatico, la fede americana antica, cavarsela da soli, lo porta a giurare Semper FI, sempre fedele ai Marines, e vedere in prima linea la sconfitta della guerra al terrorismo lunga dal 2001 di Bush figlio, alla ritirata da Kabul di Biden, 2021.
Tornato a casa, avvocato, va a lavorare in California per Peter Thiel, uno dei pochi ricchi di Silicon Valley di destra trumpiana. Ma il giovane Vance, registrato democratico fino al 2014, non crede nel 2016 alla crociata del leader di oggi, anzi, la combatte con asprezza scrivendo sul quotidiano progressista The Guardian; «Sono un repubblicano “Mai con Trump”. Trump è droga, eroina culturale che seduce la classe operaia Usa e ne corrompe la cultura politica» fino a votare per il candidato indipendente McMullin fra Clinton e Trump.
Ad avvicinare Trump e Vance è il finanziere Thiel, persuaso delle qualità dell’ambizioso collaboratore. Quando J.D. Vance si candida al Senato, nel 2022, molti repubblicani provano a tagliargli la strada alle primarie, e sono i soldi di Thiel, 17 milioni in spot tv, a riportarlo in testa finché, a due settimane dal voto, Trump dimentica gli insulti e concede l’agognato endorsement all’ex marine. Da allora i due sono inseparabili, con il figlio dell’ex presidente, Donald jr. a battersi perché il posto di vice andasse all’amico J.D.
Brillante, maestro di scrittura e oratoria, aspro sui social (ha indicato in Biden il mandante dell’attentato di Butler) capace di ribattere ai democratici «voi parlate di poveri, io son stato povero, voi date sussidi ai poveri, io dico diamo loro lavoro e scuola», J.D. Vance sarà osso duro nella campagna, portando alla ribalta la generazione nata negli anni ’80 del secolo scorso e offrendo a Trump, figlio di un ricco e per questo criticato, un vicepresidente che si è fatto da solo, in pace e in guerra, e conosce le sofferenze delle famiglie bianche senza laurea, la base formidabile trumpiana
(da agenzie)
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