PAPA FRANCESCO CERCA IL PROFILO IDEALE DEL SUO SUCCESSORE: ZUPPI E PAROLIN (CHE HA PIU’ CHANCE) SONO STIMATI DAL PONTEFICE MA PENALIZZATI DALL’ESSERE ITALIANI: BERGOGLIO VUOLE APRIRE LA CHIESA ALLE “PERIFERIE”
SI FA IL NOME DEL CANADESE FRANCIS LEO, ARCIVESCOVO METROPOLITA DI TORONTO … LEO HA FAMA DI PERSONA EQUILIBRATA, HA UN CURRICULUM NOTEVOLE, E’ POLIGLOTTA E CONOSCE LA CURIA
Le vie del Signore sono infinite, ma quelle che portano al nuovo Papa, no. Quelle si riducono a poche opzioni e Bergoglio le sta vagliando attentamente: vuole indirizzare la successione nel modo più efficace. A 87 anni, il Pontefice argentino volge lo sguardo al futuro e la sua preoccupazione è aiutare il Conclave che verrà a fare una scelta ponderata, illuminata per il futuro della Chiesa cattolica
Il 7 dicembre, Papa Francesco creerà altri 21 cardinali in una sontuosa cerimonia in Vaticano. Come ha scritto Gian Guido Vecchi sul “Corriere della Sera”: “Ventun nuovi cardinali, dall’Iran al Giappone. Il Papa ha annunciato ieri per l’8 dicembre il decimo concistoro del suo pontificato. Ci sono anche quattro italiani, di cui tre elettori — l’arcivescovo di Torino Roberto Repole, il nuovo Vicario di Roma Baldassarre Reina, Fabio Baggio del dicastero per i migranti — e Angelo Acerbi, 99 anni, per oltre 50 nunzio del Vaticano”.
“Il futuro conclave – prosegue Vecchi – rifletterà sempre più una Chiesa globale e rivolta alle periferie del pianeta, meno eurocentrica e occidentale. Gli elettori diventeranno 141, oltre la soglia di 120 stabilita da Paolo VI, ma tra la fine dell’anno e il 2025 in 14 compiranno 80 anni e non potranno più votare.
Cinque asiatici, cinque latino americani, sei europei, due africani, un nordamericano (canadese: non ci sono statunitensi), uno dell’Oceania. La stessa provenienza dei 20 nuovi elettori «esprime l’universalità della Chiesa»”.
L’analisi del Collegio dei Cardinali mostra un netto cambiamento nella sua composizione durante i 13 anni di papato di Bergoglio. Ci sono solo sei cardinali votanti rimasti dai tempi di Giovanni Paolo, più altri 24 elettori nominati da Benedetto XVI. Una volta inclusi i cardinali del 7 dicembre, ci saranno 111 elettori nominati da Papa Francesco.
Come evidenziato da Iacopo Scaramuzzi su “Repubblica”: “Nel corso del pontificato il Papa argentino ha ridisegnato la geopolitica ecclesiale, ridimensionato gli europei, premiato altri continenti (gli asiatici, dall’ 8 dicembre, saranno 26, il 18,4% del totale). Ha nominato vescovi di angoli remoti del globo, lasciato senza porpora sedi da sempre cardinalizie come Parigi o Venezia”.
“Il Papa – evidenzia Scaramuzzi – consolida l’internazionalizzazione del collegio che eleggerà il suo successore, continua a spostare l’asse della Chiesa cattolica verso il global south. Con il Concistoro del 7 dicembre lascia un’impronta duratura sul futuro: da dicembre i cardinali scelti da Francesco saranno l’80 per cento di un Conclave. Molti di loro sono relativamente giovani”.
Bergoglio dunque ha scelto gran parte dei cardinali elettori chiamati a eleggere il futuro Papa: le “porporelle” da lui benedette potrebbero facilmente raggiungere la maggioranza dei due terzi necessaria per il quorum. Blindati i numeri, occorre un profilo adatto da somministrare al collegio cardinalizio. Non è un mistero che Bergoglio coltivi un ottimo rapporto sia con il suo Segretario di Stato, Monsignor Pietro Parolin, sia con il presidente della Conferenza Episcopale italiana, Monsignor Matteo Maria Zuppi.
Nonostante la stima più volte manifestata nei loro confronti, però, papa Francesco considera Zuppi e Parolin due profili meno adatti a quella internazionalizzazione della Chiesa considerata necessaria (anche se Parolin ha molte carte da giocare).
Il timore è che i due prelati, da italiani, finirebbero ben presto inghiottiti dalla politica nostrana, travolti dalle beghe di orticello (Zuppi, ad esempio, ha avuto più di uno scontro con Giorgia Meloni su premierato e migranti), mancando l’obiettivo di aprire la Chiesa al mondo secolarizzato, portandola negli angoli più remoti del pianeta.
Più funzionale appare la figura del 54enne canadese Francis Leo, arcivescovo metropolita di Toronto. E’ relativamente giovane, parla fluentemente inglese, francese, italiano e spagnolo, e pur essendo occidentale conosce bene l’Asia, avendo lavorato in Australia e a Hong Kong.
Ma tre ipotesi che circolano a Santa Marta c’è quella che porterebbe al colpo a sorpresa: scegliere un pontefice di colore, il primo della storia.
Sarebbe il segnale più forte per spalancare la Chiesa cattolica a quei mondi “diversi”, a cui Bergoglio si è sempre rivolto durante il suo pontificato.
Una scelta di fortissima discontinuità per strizzare l’occhio all’Africa, al “global south” e ai paesi del Terzo mondo, ovvero il bacino di fedeli più consistente rispetto a un Occidente sempre più anziano e laicizzato.
Il Papa ha sguinzagliato il cardinale Zuppi per sondare il terreno e pesare la fattibilità del piano: i “papabili” seguirebbero gli insegnamenti di Bergoglio? E poi: il Conclave accetterebbe una loro “designazione”? O morto il Papa, ogni cardinale vorrà avere le mani libere per scegliere in piena autonomia, lasciandosi “ispirare” solo dallo Spirito santo?
Quel che è certo è che Bergoglio sogna un successore in grado di riconoscere una vera grandezza alle donne nella Chiesa, in modi e forme da individuare (visto che è stato proprio il Papa argentino a chiudere alle donne diacono: “I tempi non sono maturi”).
Ps /1: il Papa vuole riportare i fedeli in Chiesa, rinnovare la fede anche lì dove è più fragile. Proprio per risvegliare l’Occidente scosso dai conflitti in Ucraina e a Gaza, Bergoglio vuole dedicare il Giubileo 2025 al tema della pace.
Un obiettivo che non è solo spirituale ma anche geopolitico: il Papa sta provando a stringere un legame solido con Xi Jinping per spingere la Cina a una vera neutralità sulle guerre in corso.
Pechino, nonostante millanti equidistanza, ha un ruolo decisivo nel puntellare Putin e ha le sue zampone anche in Medioriente, attraverso i rapporti con i paesi arabi. Il Vaticano punta a fare della Cina una potenza autenticamente neutrale, in grado di ricoprire un ruolo di baricentro nel mondo multipolare che verrà, vista anche la possibile svolta isolazionista degli Stati uniti by Trump.
Ps /2: la diffidenza della Santa sede verso la politica italiana è ai massimi livelli. Bergoglio non vede di buon occhio un governo che ciancia di “Dio, patria e famiglia” e poi dà pessimi esempi di cristianità
Giorgia Meloni ha avuto una figlia fuori dal matrimonio; Matteo Salvini ha divorziato dalla moglie e ha fatto figli con due donne diverse; il ministro della Cultura Alessandro Giuli è pagano; l’ex ministro Sangiuliano si comportava da baciapile e poi s’è fatto panare e friggere dalla curvacea Maria Rosaria Boccia.
Da domenica 6 ottobre, giorno nel quale Papa Francesco ha annunciato il suo decimo concistoro, sono iniziate una serie di lamentele…I cardinali presi dagli istituti religiosi (11 su 21) sono troppi e vanno a rinforzare un collegio dove, per la prima volta, i porporati che provengono da ordini e congregazioni sono quasi pari a coloro che provengono dal clero secolare.
La lista dei nuovi porporati contiene di certo un futuro papabile, una nuova carta che Papa Francesco getta sul tavolo per scombinare giochi e giochetti in corso d’opera. Il nome è quello di Francis Leo, Arcivescovo di Toronto, 53 anni, figlio di immigrati napoletani.
In Canada ha fama di essere persona molto equilibrata, con uno sguardo ecclesiale tradizionale ma lungimirante, come ha dimostrato da segretario generale della conferenza episcopale. Da vescovo ha voluto e si è fatto volere bene dai suoi preti. Ha un curriculum teorico (dottorati in diritto canonico, diritto internazionale, teologia sistematica e filosofia) e pratico (nella pastorale, nell’insegnamento e nella formazione dei preti) notevole, conosce la Curia perché è stato per 6 anni nel servizio diplomatico, è poliglotta, è giovane, è nordamericano, ma non statunitense. Con i tempi che corrono
(da agenzie)
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