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PARMA, LA STALINGRADO DI GRILLO: LUNEDI’ PIZZAROTTI DIRA’ ADDIO AI CINQUESTELLE

IL SINDACO ANNUNCERA’ L’ABBANDONO E PREPARERA’ UNA LISTA CIVICA

Parma, cibo. Per anni, la medio piccola città  provinciale di Parma, è comparsa nelle pagine dei giornali di tutto il mondo per un solo motivo: il suo formaggio, i prosciutti e i salumi, il latte, la pasta e una lunga serie di prelibatezze alimentari tale da renderla unica.
Così buone, quelle eccellenze gastronomiche, da far passare in secondo piano la musica di Verdi o i fasti storici di Maria Luigia, moglie di Napoleone I, il Duomo, il Battistero medioevale dell’Antelami o i dipinti del Parmigianino.
Il cibo era ed è, a Parma, 220mila abitanti nel cuore dell’Emilia, una garanzia, un vanto e al tempo stesso una costante.
Ma proprio dal cibo, per la precisione dal re de latte, quel Calisto Tanzi proprietario della multinazionale Parmalat, negli ultimi 13 anni la città  è entrata in una spirale di cambiamento e decadenza talmente profondo che nel 2012, per la prima volta in tutt’Italia, un comune capoluogo ha deciso di “svoltare” per sempre eleggendo come sindaco un perito informatico di banca, l’allora 39enne Federico Pizzarotti, il primo Cinque Stelle ad amministrare un importante città  italiana.
A lui è stata data fiducia finchè i vertici del MoVimento che lo ha lanciato non hanno deciso di voltargli le spalle. Talmente abbandonato, Federico lo “sconosciuto”, che probabilmente sarà  costretto dopo 4 anni e mezzo a lasciare per sempre il MoVimento.
PRIMA DELL’ONDATA DI M5S
Prima di raccontare l’esperienza del MoVimento Cinque Stelle a Parma e di come la guida a marchio Beppe Grillo ha amministrato e cambiato la vita dei cittadini bisogna capire il perchè migliaia di elettori, da sempre abituati ad giunte di centrosinistra o centrodestra, con ampli interessi degli imprenditori locali, ha deciso di cambiare rotta all’improvviso.
In fondo, l’esperienza di Parma anticipa di qualche anno il profondo cambiamento dell’Italia che oggi, dopo Roma, accredita il MoVimento 5 stelle come primo partito (secondo i principali sondaggi).
Negli anni 2000, sotto la guida di un esponente civico legato al centrodestra, Elvio Ubaldi, Parma ha toccato un apice di splendore.
Furono investiti migliaia di soldi nelle infrastrutture cittadine con tagli del nastro continui e si arrivò perfino a pensare di costruire una metropolitana (in una città  che si attraversa in 20 minuti in bicicletta).
Soldi garantiti in parte dai fondi di società  partecipate nate senza controllo. L’espansione edilizia (allora al governo c’era il ministro parmigiano Lunardi) andava pari passo con l’eccellenze imprenditoriali del territorio, tra cui appunto quelle culinarie: la Parmalat per i latticini e dolci, la Barilla per la pasta, la Parmacotto per i prosciutti e tante altre.
La squadra del Parma calcio, sponsorizzata Parmalat, vantava diverse coppe in bacheca e la città  respirava un’aria internazionale. Ma la favola era destinata a fallire.
LA CADUTA DELLA CITTA’
Nel 2003, con lo scandalo Parmalat di 14 miliardi di buco di bilancio, è iniziato il declino della “piccola Parigi”.
Le pentole sono state scoperchiate una ad una fino arrivare a contare un mostruoso debito nel bilancio comunale tra i 600 e i 700 milioni di euro.
Un buco creato in parte dalla vecchia amministrazione e poi dalla nuova giunta di centrodestra, quella del sindaco Pietro Vignali, decimata dagli arresti.
Lo stesso sindaco è finito in carcere per peculato e corruzione. Un assessore rubava perfino sulle mense scolastiche.
E poi il capo dei vigili in manette per favoritismi, un aeroporto che rischia ogni mese di chiudere, il Parma calcio fallito e retrocesso nelle serie minori, la Parmacotto re del prosciutto verso il fallimento e una marea di altri casi giudiziari pendenti.
Il Comune fu commissariato. In meno di dieci anni la “petite capitale” si è trasformata in grande disastro economico-amministrativo.
I parmigiani, anche quelli della parte “sana” della città , come l’industria Barilla o la meccanica Dallara o la farmaceutica Chiesi, sono rimasti a guardare a lungo mentre la città  si decomponeva. Ma poi non hanno retto e, come non si vedeva da tempo, si sono assiepati sotto ai portici del Comune per chiedere dimissioni e cambiamento. Ed ecco, nel 2012, l’opportunità  di cambiare.
LA RIPARTENZA
In quel maggio l’economia italiana era più che mai al ristagno e Mario Monti, tecnico al governo, combatteva ogni giorno con i problemi dello spread.
Le elezioni di Parma sembravano scontate: dopo una giunta corrotta e fallimentare di centrodestra, chi poteva guidare la città  se non la sinistra?
Fu candidato Vincenzo Bernazzoli, presidente della Provincia, uomo del Partito Democratico. Il suo pregio era di essere l’antitesi della destra, il suo diffetto era di non essere un volto nuovo.
Cominciano a girare i programmi elettorali e la vittoria del Pd sembrava scontata. Poi, in una piazza che divenne gremita col passare delle ore, il comico ormai politico Beppe Grillo venne a Parma per tenere un discorso.
Incoronò Federico Pizzarotti, un giovane sposato con Cinzia Piastri che amava judo e teatro, di cui si sapeva pochissimo, se non che fosse parte dei Meetup, i gruppi embrionali dell’M5s. I media facevano perfino fatica a trovare una sua foto.
L’INIZIO DELL’ERA M5S IN ITALIA
Pizzarotti, a sorpresa, dopo essere andato al ballottaggio il 21 maggio con il 60,22% dei consensi fu eletto sindaco.
Per la prima volta M5s in Italia era riuscito a conquistare un comune capoluogo. Pizzarotti aveva convinto, a senitre i parmigiani, per tre ragioni: non era un politico e appariva come un cittadino onesto e trasparente; aveva promesso (allora era il “mantra” di Beppe Grillo) di bloccare l’inceneritore dei rifiuti in costruzione ed era riuscito, con un programma snello e una campagna elettorale da 6mila euro, ad accaparrarsi perfino i voti del centrodestra.
LE PROMESSE DEL PROGRAMMA
Lo chiamai personalmente poche ore dopo l’elezione e, dicendo che era pronto a governare la città , raccontò scherzando che forse ora era il caso di “prendermi l’aspettativa dal lavoro”.
Sembrava una persona qualunque catapultata sulla poltrona di primo cittadino.
Il suo programma, quello di M5s, era basato fondamentalmente sulle cinque stelle: l’impegno di spegnere l’inceneritore e risolvere il problema rifiuti (ambiente), gli investimenti su scuole e turismo (sviluppo), il taglio del debito e la riduzione dei costi della macchina comunale.
COSA HA FATTO (SECONDO IL SINDACO) E COSA NON HA FATTO (SECONDO L’OPPOSIZIONE)
Quattro anni dopo, sospeso e abbandonato dal suo garante e dai vertici del M5s (di cui parleremo poi, ndr) Pizzarotti ha mantenuto le promesse?
Gli abbiamo chiesto cosa ha realizzato fin ora, a meno di otto mesi dalle nuove elezioni amministrative.
E abbiamo chiesto a Nicola Dall’Olio del Partito Democratico, capo dell’opposizione in consiglio comunale, cosa invece secondo i suoi oppositori politici non è riuscito a realizzare.
Riduzione del debito.
M5S: Pizzarotti sostiene di avere ridotto il debito comunale (che si aggirava circa sui 600 milioni) del 45% ed aver portato Parma ad essere una città  con la stabilità  economica tra le più alte d’Italia
PD: Dall’Olio smentisce i dati e sostiene che in realtà , citando alcune informazioni raccolte dall’Università  fino al 2014 e spiegando che il debito sarebbe stato ridotto solo del 20%. Per ridurlo “ha applicato la cura di cavallo del commissario precedente, aumentato le tasse ai massimi livelli ed effettuato pesanti tagli del personale”
Rifiuti e inceneritore
M5S: Ammettendo di non essere riuscito a bloccare l’inceneritore per vincoli contrattuali precedenti Pizzarotti sostiene di avere trasformato Parma in prima città  capoluogo in Emilia Romagna ad aver raggiunto il 74% della raccolta differenziata (prima era ferma al 49%).
PD: L’opposizione conferma il passo avanti “unica nota positiva” nella differenziata che però sarebbe stata fatta con metodi che hanno provocato “forte scontento fra i cittadini. Il porta a porta spinto ha determinato anche decine e decine di microdiscariche in giro per la città . E inoltre, per raggiungere questi dati, è stato venduto il patrimonio delle azioni di Iren”
Scuole, turismo e innovazione
M5S: In quattro anni Parma è diventata “la quinta smart city d’Italia”. Il turismo è cresciuto del 22% sugli arrivi e 29% sulle presenze. Parma è inoltre tra le prime città  italiane ad aver tolto tutto l’amianto dalle scuole e la prima città  italiana nella storia riconosciuta come Città  Creativa Unesco della Gastronomia.
PD: Secondo il capo dell’opposizione Dall’Olio i risultati “sbandierati” dovrebbero essere “ordinaria amministrazione. Pizzarotti, che ha scritto un libro dal titolo “Rivoluzione normale”, ha in realtà  fatto qualcosa di molto ordinario e per nulla rivoluzionario. La sua amministrazione ha semplicemente attuato regole che chiunque avrebbe rispettato. In generale è stata una delusione: non ha presentato discontinuità  rispetto al passato. Il turismo? E’ un trend regionale, non solo nostro”.
Riduzione dei costi
M5S: fra le conquiste dei 4 anni di amministrazione viene annunciata la “riduzione dei costi della macchina comunale di 10 milioni
PD: La controparte ribatte ricordando “l’aumento delle tariffe dei servizi, a cominciare dalle rette degli asili. Abbiamo fra le tariffe più alte. Sì, non hanno rubato, ma di sicuro non hanno migliorato le cose”
Più in generale, fra le conquiste enunciate da Pizzarotti e la sua giunta c’è quella della comunicazione e la trasparenza con i cittadini (vedi le dirette streaming dei consigli o gli aggiornamenti sul debito sul sito comunale), e anche la partecipazione.
Al contrario, l’opposizione critica la mancata trasparenza del sindaco (“come nel caso dell’avviso di garanzia al Teatro Regio”) e parla di una partecipazione fallimentare. “I suoi Consigli cittadini volontari non hanno funzionato, sono stati una debacle”.
IL GIUDIZIO FINALE
Il vero giudizio sulla prima amministrazione grillina in un importante città  italiana lo daranno i cittadini il maggio prossimo alle urne.
L’interrogativo è se Federico Pizzarotti, il sindaco “sconosciuto”, si ripresenterà . A Parma infatti, se il progetto amministrativo di M5s continua, il progetto politico è fallito.
Il primo laboratorio o la Stalingrado grillina è stata una debacle fin dall’inzio: già  due anni dopo l’elezione del sindaco il garante del movimento, Beppe Grillo e il cofondatore oggi scomparso, Gianroberto Casaleggio, sono entrati in dissenso con il sindaco negandogli ogni appoggio politico.
Il dissenso è nato per alcune posizioni lontane di Pizzarotti, che ha sempre sostenuto di voler agire con la sua testa, rispetto alle scelte di partito (vedi caso Bugani o altri in Emilia Romagna).
Ciò ha portato Parma, a differenze dell’attuale Roma o di altre città , a non contenere diverse correnti grilline ma, piuttosto, a prendere generali distanze dai vertici.
Il che, come noto, il 13 maggio 2016 ha portato alla sospensione del sindaco da parte dei vertici M5s.
Sospensione motivata dalla mancata trasparenza sulla comunicazione, da parte di Pizzarotti, di essere indagato per abuso di ufficio (caso Regio). Indagine poi archiviata il 16 settembre.
Nonostante l’archiviazione il MoVimento da oltre 100 giorni ha abbandonato Pizzarotti e M5s Parma (non invitato al raduno nazionale di Palermo) al suo destino. A Parma sono nati piccoli gruppi come “Amici di Beppe Grillo” e alcuni consiglieri comunali hanno abbandonato la casacca ma in generale l’M5s è rimasto unito.
Ora nuove regole del partito sono all’orizzonte e se confermate una sospensione potrebbe durare mesi.
Quanto basta perchè Pizzarotti arrivi alle prossime elezioni da “scomunicato”.
Ma il primo cittadino probabilmente non accetterà  di subire anche quest’onta e lunedì 3 ottobre (anche se non è certo perchè starebbe pensando pure a un ricorso), probabilmente dirà  il suo addio definitivo al Movimento. Per di più, a raccontare un processo fallito, ovvero quello del grillismo a Parma, anche i consiglieri M5s di Parma potrebbero fare un passo indietro.
Ai fatti, il primo grande esperimento “politico” sotto la bandiera M5s in Italia è stato una sconfitta, mentre quello amministrativo sarà  giudicato a maggio dai cittadini liberi chiamati a riconfermare o meno la “persona” Pizzarotti.
Ma di sicuro non più il grillino.

(da “La Stampa“)

This entry was posted on sabato, Ottobre 1st, 2016 at 22:33 and is filed under Grillo. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can leave a response, or trackback from your own site.

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