PARTITO DEMOCRATICO: LA SCISSIONE E’ POSSIBILE
TRA PD E MARGHERITA RIMBORSI ELETTORALI DIVISI FINO AL 2011 E SEDI SEPARATE… IN CASO DI TRACOLLO ELETTORALE C’E’ SEMPRE L’IPOTESI RETROMARCIA… IL CASO DELLE ASSUNZIONI DEI DIPENDENTI
Amalgama mal riuscito: le parole di D’Alema a commento dell’attuale fase della vita del Partito Democratico hanno fotografato una situazione difficile. E dato sfogo a un malessere strisciante che da tempo si aggira nei corridoi della sede del Pd, dove qualche nostalgia nei confronti di Ds e Margherita non si è mai sopita.
Del resto le divisioni tra le culture politiche excomunista ed exdemocristiana, a cominciare dalla collocazione europea, rimangono.
Dietro le quinte, qualche dirigente ne parla apertamente, anche se per ora una scissione del Pd e un ritorno al passato non è certo all’ordine del giorno.
L’opzione è comunque sempre praticabile e molto dipenderà da come andranno le prossime elezioni europee ed amministrative. Di fronte a un tracollo elettorale, qualcuno potrebbe pensarci seriamente.
Anche perchè tornare a Ds e Margherita da un punto di vista pratico è ancora possibile. I due partiti, infatti, giuridicamente esistono ancora, anche se non sono più operativi da un punto di vista politico. E conservano le rispettive sedi: i Ds occupano le stanze di via Nazionale, mentre la Margherita il terzo piano della sede del Pd al Nazareno.
Numerosi sono i motivi della loro permanenza in vita.
Innanzi tutto per percepire i rimborsi elettorali: una legge del 2002, infatti, sancisce che un partito, anche se non più operativo, continui a percepire i rimborsi elettorali per 5 anni, a patto di esistere ancora dal punto di vista giuridico. Rimanere in vita serve per ripianare i debiti.
I Ds, ad es., vantano un enorme patrimonio immobiliare, ma anche parecchi debiti che non sono stati caricati sulle spalle del Pd. Che è nato come un partito del tutto nuovo, con un bilancio e una tesoreria completamente autonomi.
Quindi i rimborsi percepiti dai Ds fino al 2011 serviranno principalmente per pagare i creditori. Parallelamente, si sta procedendo alla vendita del patrimonio immobiliare.
Poco tempo fa è stata ceduta anche la sezione di via Montezebio, quartiere Prati, quella a cui era iscritto Massimo D’Alema.
La Margherita, al contrario, vanta meno debiti e pochi immobili, molti sono gli affitti.
Pertanto Ds e Margherita continuano ad esistere, con sedi, bilanci, strutture e personale separati.
E proprio sui dipendenti si è registrata una forte polemica tra il tesoriere del Pd, Mauro Agostini, con quelli di Ds e Margherita, Ugo Sposetti e Luigi Lusi.
Secondo questi ultimi, al Pd spetta l’assunzione di 146 persone a carico di Ds e Margherita, che però il partito di Veltroni si è rifiutato di assumere.
Il Pd, infatti, ha già assunto 135 dipendenti dei due partiti, ma una sessantina nelle sedi regionali e 86 nelle sedi nazionali sono rimasti fuori.
Agostini sostiene che Ds e Margherita, da qui al 2011, percepiranno 127 milioni di euro di rimborsi elettorali ( contro i 142 del Pd) e quindi che li utilizzino anche per il personale.
Altra grana: l’ufficio tesoreria del Pd era nato come organo collegiale, per le decisioni importanti dovevano essere consultati anche Sposetti e Lusi, mentre Agostini si starebbe muovendo in totale autonomia. E questo non è piaciuto ai vertici del partito, tanto che qualcuno ne ha chiesto la sostituzione.
Un ritorno a Ds e Margherita quindi sarebbe possibile, ma dal punto di vista politico le cose sono diverse.
Se, infatti, i vari Veltroni, D’Alema, Bersani, Fassino hanno ancora un cordone ombelicale che li tiene uniti, questo non si può più dire per i vari Marini, Letta, Bindi, Fioroni e Rutelli.
Se il Pd dovesse saltare, Letta e la Bindi confluirebbero nei Ds, mentre gli altri si dirigerebbero verso il grande Centro postulato da Casini.
Vedremo dove parerà “l’amalgama mal riuscito”, anche perchè è probabile che se fossero rimasti separati avrebbero un patrimonio di voti ben superiore.
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