PASSO INDIETRO SUL DEFICIT, MA TROPPO POCO PER CONVINCERE I MERCATI
GOVERNO SEMPRE PIU’ IN CONFUSIONE, SE NON CI SARANNO PIU’ SOLDI LE MISURE VERRANNO SOSPESE E SI FARANNO TAGLI (SU COSA NON SI SA)
Ieri sera il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha annunciato il primo passo indietro del governo Lega-M5S sul Documento di Economia e Finanza.
Lo spread, quello di cui Lega e MoVimento 5 Stelle non hanno paura, ha portato Salvini e Di Maio a far annunciare a Conte una traiettoria di riduzione del debito: «Abbiamo inoltre lavorato a disegnare la manovra in modo da accelerare la discesa del rapporto debito/Pil in modo consistente nell’arco del triennio».
Questa diminuzione potrebbe avvenire con un deficit più basso per il 2020 e 2021, tenendo fermo il 2,4% al 2019 per far partire subito le misure promesse.
La bandiera del deficit record al 2,4% resta issata per la manovra 2019.
Ma per i due esercizi successivi l’asticella scenderà : nel 2020 al 2,2, per essere ridotta fino al 2% nel 2021.
Ed è significativa la foto del vertice di Palazzo Chigi, in cui sono presenti per la Lega Calderoli e Giorgetti, ovvero due “moderati” che in altre occasioni — soprattutto l’ultimo — sono stati indicati come resistenti al Cambiamento dai grillini (traduzione: sanno usare la calcolatrice).
Questo perchè le coperture sul 2020 e 2021 mostrano un deficit a serio rischio di superare il 2,4 e forse perfino il 3 per cento del Pil con tutte le misure annunciate (reddito e pensioni di cittadinanza, quota 100 e tagli fiscali alle partite Iva che “cifrano” a 20 miliardi).
Il nuovo appuntamento è per stamattina, quando premier, vice e ministri si rivedranno per mettere la NADEF a punto e inviarla finalmente a Montecitorio. «Quei 10 miliardi vanno trovati e stiamo lavorando a nuove coperture per abbassare il debito più velocemente», ripeterà Di Maio in serata su La7.
È la conferma della notizia che il deficit sarà decrescente.
In sostanza il governo si prenderebbe 0,4 punti di deficit.
Il problema è se non verranno centrati gli obiettivi di crescita, anche perchè la spesa per le misure, specie quelle per le pensioni, salgono nel tempo e nel 2020 gli aumenti dell’Iva da disinnescare salgono da 12,4 a 20 miliardi.
Per questo il Tesoro studia un meccanismo per tagliare automaticamente il deficit se non viene centrata la “scommessa della crescita”, come l’ha definita Tria.
Invece di usare gli aumenti automatici dell’Iva, verrebbe automaticamente ridotta la spesa pubblica. Una misura che però aggraverebbe la recessione.
In pratica la proposta di Tria è presentare a Bruxelles reddito di cittadinanza e quota 100 come misure garantite solo per il 2019 da prorogare solo se ci saranno le risorse.
Il problema di cui nessuno sembra preoccuparsi è che il governo sta disegnando una traiettoria prociclica della spesa pubblica che quindi si abbassa quando cala la crescita. La parola Austerity non è mai stata utilizzata con maggior agio. Così come non vorremmo essere nei panni di Tria per immaginare il suo brutto quarto d’ora che probabilmente durerà per anni nel momento in cui dovrà dire che il reddito di cittadinanza appena varato è sospeso per problemi di soldi.
(da “NextQuotidiano”)
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