PD MODELLO TEDESCO, LA DISCONTINUITÀ DI MARTINA; CONSULTAZIONE DEGLI ISCRITTI PER LE SCELTE STRATEGICHE
DISCONTINUITA’ DALL’ERA RENZIANA: PARTITO ALL’OPPOSIZIONE MA SI CONSULTA LA BASE
“Penso alla Spd che ha costruito alcuni passaggi chiave con la partecipazione diretta degli iscritti”, dice Maurizio Martina intervistato da Repubblica.
Un passaggio non da poco, quello pronunciato dal neo-reggente del Pd: passaggio notato dai più nel partito.
Il riferimento all’esperienza dei socialisti tedeschi, che con un referendum tra gli iscritti hanno sciolto il dilemma sul sostegno ad una nuova grande coalizione con Angela Merkel, ha fatto il giro dei commenti tra i dirigenti dem stamattina.
Che vuol dire? È un cambio di marcia netto rispetto all’era Renzi, concordano i non-renziani del Pd, quell’area che va dai renziani delusi, alla cerchia tra Zanda, Gentiloni, Minniti, Calenda e altri ministri, fino alle minoranze.
Un cambio di marcia che nel breve termine potrebbe anche significare referendum tra gli iscritti sulle scelte di governo: modello tedesco, insomma.
È chiaro che per il Pd il prossimo passaggio chiave potrebbe essere quello sul governo. È il nodo sul quale il partito potrebbe anche dividersi: non serve la sfera di cristallo, basta sentire gli umori nel partito per capirlo.
Perchè per ora i dem sono tutti vincolati al documento approvato quasi all’unanimità (astenuti solo i 7 dell’area Emiliano) in Direzione nazionale solo lunedì scorso: il Pd sta all’opposizione, recita il documento e lo stesso Martina ripete la formula a Repubblica. Sebbene aggiunga: “Non saremo indifferenti a ciò che dirà Mattarella, ma il nostro compito è prepararci a essere minoranza parlamentare e da lì dare un contributo al paese”.
Ecco, il nodo: sta tutto in ciò che dirà il presidente della Repubblica, soprattutto se un primo giro di consultazioni non dovesse dare la soluzione del rebus di governo. Probabile che il capo dello Stato lanci un nuovo richiamo alla responsabilità .
Oppure: cosa succede nel Pd se M5S dovesse lanciare altri segnali di pace, oltre a quello di ieri sul Def? Si aprirebbe come minimo una discussione: i non-renziani nel Pd la stanno aspettando, non perchè non vedano l’ora di appoggiare un governo con il M5S ma perchè non escludono a priori questa prospettiva, ma ovviamente adesso non lo dicono apertamente. E’ ancora troppo presto.
Però le parole di Martina preparano il terreno. Tracciano quanto meno una prospettiva, una modalità per riaprire i giochi, per rimescolare le carte impacchettate in direzione nel documento voluto fortemente dai renziani e votato quasi all’unanimità .
E si spacchetta consultando gli iscritti: una formula cui Renzi non ha mai fatto ricorso. La sua platea preferita era infatti fuori dal Pd, quella larga che lo ha eletto segretario alle primarie.
Adesso invece, con le dimissioni di Renzi dalla segreteria, le aree non-renziane nel partito non escludono un referendum tra gli iscritti sulle scelte strategiche.
Sergio Chiamparino, uno di quelli che dall’inizio non ha escluso la possibilità di dialogare con i cinquestelle, candidato a guidare il Pd nella prossima sfida congressuale, ha proposto in direzione di consultare la base per prendere una decisione.
Ecco, il partito che sta cercando di liberarsi definitivamente da Renzi sta ragionando in questa direzione. A piccoli passi e senza fanfare, con l’idea di recuperare la vecchia idea di partito (e chissà in quest’ottica le primarie aperte che fine farebbero, ma questa è un’altra storia, di là da venire)
Attento a non provocare strappi (“Attenzione a cercare capri espiatori: senza Renzi l’argine del Pd sarebbe crollato con quattro anni di anticipo”), Martina cerca di portare il partito su un orizzonte diverso dal renzismo.
Domani, per dire, sarà presente al convegno organizzato da Sinistra Dem, l’area di Gianni Cuperlo. In passato, non è mai accaduto che Renzi partecipasse o inviasse suoi rappresentanti a iniziative di altre aree, seppure invitato.
Invece domani, a questa iniziativa pubblica che non a caso si tiene proprio nella sede nazionale del Pd, ci sarà non solo Martina, ma anche Andrea Orlando, Carlo Calenda. Sembra la ‘presa’ del Nazareno da parte delle truppe non-renziane in assenza dell’ex segretario, per usare un’immagine che rende l’idea della guerra per ora a bassa intensità nel Pd.
(da “Huffingtonpost”)
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