PDL, NO ALLO SCAMBIO CON LE RIFORME: “BERSANI GIA’ OUT, CEDA IL TESTIMONE”
E LA DE GIROLAMO ATTACCA I CONSIGLIERI DILETTANTI DI SILVIO
La tentazione di presentarsi oggi di persona al cospetto di Bersani l’ha coltivata per tutto il giorno: «Riceve pure nella Sala del Cavaliere», ha ironizzato coi suoi Silvio Berlusconi.
Ci ha pensato fin tanto che un canale di comunicazione coi dirigenti Pd è rimasto aperto.
Poi è saltato tutto, in serata il leader Pdl è decollato alla volta di Milano (sembra per adempimenti legati ancora alla causa di separazione con l’ex moglie), lasciando che nel pomeriggio siano Angelino Alfano e Roberto Maroni, coi capigruppo dei due partiti, a incontrare il premier incaricato
E anche se qualcuno dei dirigenti non esclude che alla fine il leader Pdl possa fare un’improvvisata, la verità è che per lui il treno Bersani corre ormai su «un binario morto».
Lo ripete ad Alfano, ai coordinatori Verdini e Bondi, agli altri dirigenti prima di partire: «Ormai il segretario Pd costituisce un ostacolo sulla via del governo delle larghe intese»
Alfano ha l’incarico di «rivendicare la rappresentanza dei quasi dieci milioni di italiani che ci hanno votato e che non possono essere tagliati fuori dal governo e dalla scelta del capo dello Stato».
Quirinale che poi comprende la partita per il segretario generale di quel Palazzo: anche su quella figura di garanzia, delicata e influente, Berlusconi pretende di avere voce in capitolo.
Il Pdl giudica «indecente e irricevibile » la proposta del doppio binario lanciata ancora ieri da Enrico Letta, uno per le riforme uno per il governo.
«Vorrebbero un Freccia rossa per il loro governo e un treno locale per le riforme, ma così non si va da nessuna parte» tira le somme Paolo Bonaiuti.
Ecco perchè lo stato maggiore del partito guarda già oltre Bersani. «Non impicchiamoci alle definizioni, governo di scopo, governo del presidente, l’importante è uscire dalla fossa» ragiona Annamaria Bernini.
E tra i nomi che rimbalzano, quello del ministro uscente Annamaria Cancellieri.
In alternativa alle larghe intese, per Berlusconi, solo il voto. E sulla scia del successo della piazza di sabato, ne preannuncia «una a Bari tra quindici giorni».
La macchina va tenuta in moto.
A “Porta a Porta” Alfano racconta che il centrodestra ora è «in testa col 31,4 per cento». E con la Lega, assicura, tutto fila.
In mattinata, Maroni non aveva escluso che il Carroccio incontrasse da solo Bersani, ma il segretario Pdl in serata lo ha escluso: «Andremo tutti insieme».
Segno che una qualche frizione sul punto c’è stata
Nel lungo vertice dei parlamentari con Berlusconi – in cui Mariastella Gelmini è stata affiancata da vicario al discusso capogruppo Renato Brunetta – non sono mancate le scintille.
Accese da una coraggiosa Nunzia De Girolamo, la quale dopo aver ascoltato il Cavaliere, prende la parola e dice che «se abbiamo vinto queste elezioni lo dobbiamo a te, ma non certo ai tanti consiglieri che si sono distinti in questi anni per consigli sbagliati ».
E cita la strategia che ha portato a candidare Schifani (poi sconfitto) al Senato, «anzichè restare sulla scheda bianca e lasciare in campo il candidato grillino ».
Dopo di lei Jole Santelli. Atto d’accusa contro la cerchia ristretta che circonda il capo. Dicono basta alle accuse contro «un gruppo di donne che danneggerebbe il partito e avrebbe causato la mancata nomina del nostro segretario d’aula: falso».
Gelo in Sala Colletti.
Il segretario Alfano al fianco di Berlusconi è terreo.
Ma il capo apprezza («Il pepe condisce le pietanze») e accetta l’invito a farsi vedere più spesso, le fibrillazioni sono troppe: «D’ora in poi una volta a settimana».
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica“)
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