PENSIONI DI CITTADINANZA, RINVIO AL 2020?
INSIEME AL BLOCCO DELL’ADEGUAMENTO ALL’INFLAZIONE, PERMETTEREBBERO DI TAGLIARE UN ALTRO MILIARDO… UN’ALTRA PROMESSA SCRITTA SULLA SABBIA
Le pensioni di cittadinanza erano state il primo provvedimento annunciato addirittura per il primo gennaio 2019 dalla viceministra più senza deleghe della storia Laura Castelli.
E proprio le pensioni di cittadinanza sono oggi candidate allo slittamento o al rinvio al 2020 per ridurre la dotazione a deficit della Manovra del Popolo e mettere a posto i conti.
Il Messaggero spiega oggi che tutto parte dal contributo di solidarietà per le pensioni più alte: si parla di portarlo a 100 mila dai 90 mila originariamente previsti, sempre con un prelievo a scaglioni che arriverebbe al 40% per la quota al di sopra dei 500 mila euro.
In contemporanea l’istituzione del reddito di cittadinanza sarebbe dovuto salire a 780 euro mensili anche l’importo dei trattamenti erogati dall’Inps che hanno una componente assistenziale parziale o totale, dalle pensioni integrate al minimo agli assegni sociali: una giungla di prestazioni nella quale occorrerebbe razionalizzare e mettere ordine, con il rischio concreto di ridurre i benefici per una parte della platea a fronte degli aumenti per altri.
Basta pensare che era già stato preso in considerazione il ricorso all’Isee, mentre oggi la gran parte di questi trattamenti sono erogati sulla base del reddito personale o familiare.
La via della delega permetterebbe di procedere con più cautela ed allo stesso tempo può assicurare una minore spesa di oltre 1 miliardo.
Le risorse messe insieme con i tagli alle pensioni alte e il nuovo blocco dell’adeguamento all’inflazione andrebbero invece a migliorare i saldi.
(da “NextQuotidiano”)
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