PER BOSSI L’UNITA’ D’ITALIA E’ UN “RELITTO STORICO”: BRUTTA COSA NON AVERE UNO SPECCHIO IN CASA
IN FRIULI LA LEGA NON VUOLE LE CELEBRAZIONI PER L’UNITA’ D’ITALIA: “NESSUNA SPESA PER QUELL’ATTO CONTRONATURA, SONO SOLDI SPRECATI, OCCORRE REAGIRE CONTRO LA CANAGLIA CHE CI HA PRIVATO DEI DIALETTI” … MA IMPARATE A PARLARE IN ITALIANO MANDRIANI DI VACCHE PADANE
La Lega del Friuli Venezia Giulia non ha votato una mozione bipartisan Pdl-Pd che impegnava la giunta regionale di centrodestra a varare adeguate iniziative per le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia.
Questo sempre in base alla profonda analisi storica di colui che Miglio liquidò con un “Bossi di federalismo non capisce un cazzo”.
Il capoccione leghista recentemente ha affermato infatti: “Zero spese per quell’atto contro natura che fu la nascita dello Stato italiano”.
Detto dall’unico segretario di partito ancora rantolante che ha subito una condanna in via definitiva a 8 mesi per aver intascato 200 milioni da Sama per finanziamento illecito ai partiti, è sicuramente qualificante per l’Unità del nostro Paese.
Anche in Lombardia i leghisti “non vogliono buttare soldi” per questa ricorrenza e sottolinea il dotto ruttologo Salvini che “ogni euro speso su quel fronte è un euro sprecato”.
Forse si riferiva ai 100 milioni di euro stanziati inizialmente per finanziare i rondisti e poi bloccati dalla rivolta delle forze dell’ordine: svaniti i quattrini, sparite le ronde, tutti a nanna dopo Carosello.
D’altronde la summa teologica in materia, Bossi l’aveva edittata in quel di Borgo San Giacomo, nel bresciano, la scorsa estate, quando lanciò l’anatrema (sarebbe anatema per le persone normali) contro “un relitto storico da superare con il federalismo: dare i soldi alla gente, non per ricordare l’Unità d’Italia. Bisogna reagire contro la canaglia che ci ha privato dei dialetti e dell’identità per trasformarci in schiavi”.
Certamente in queste profonde riflessioni ha avuto il suo ruolo la mancanza evidente di specchi in casa e questo può valere come attenuante.
In ogni caso, al di là di analisi storiografiche lecite che possono anche essere critiche, i confini del Paese sono questi e andrebbero rispettati da un ministro della Repubblica, se questo governo fosse una cosa seria.
Uno può sostenere anche una tesi del genere, ma il giorno dopo rassegna per coerenza le dimissioni, restituendo relativo assegno circolare percepito da Roma ladrona.
O, in alternativa, viene cacciato a calci nel culo sopra la linea del Po da un serio presidente del Consiglio.
Quali sono state invece le conseguenze di quel diascorso?
Che il premier, con la scusa della crisi economica, promise subito di rivedere il programma delle celebrazioni, riducendole al minimo.
L’attendente scatto’ sull’attenti come sempre.
Da qui la licenza del capogruppo leghista al consiglio regionale del Friuli di dire: “Vista la delicata congiuntura economica, non è resposabile chiedere di organizzare feste e festini da operetta con coriandoli, rinfreschi ed escort per un anniversario simile”.
Da che pulpito viene la predica: da quel partito che ha fatto campagna elettorale a Zaia distribuendo in Veneto 500.000 lussuosi depliant a spese del Ministero dell’Agricoltura per raccontare le marchette di Zaia.
Quanto all’accenno a “festini da operetta ed escort” poi, ci sembra di sentir parlare di corda in casa dell’impiccato.
Una cosa invece sarebbe opportuna: una legge che obblighi i mandriani di vacche leghisti a imparare l’italiano.
In certe valli, i rutti gutturali sono di difficile intrepretazione anche coi più moderni mezzi dela tecnica.
Fa sicuramente prima un immigrato a parlare un corretto italiano, ma, com’è noto e provato, questo dipende unicamente dal quoziente d’intelligenza .
Leave a Reply