PER BRUXELLES CARTA CANTA: “ROMA METTA NERO SU BIANCO LE MODIFICHE ALLA MANOVRA, ALTRIMENTI SI PROCEDE”
INTANTO NON SI FERMA L’ITER VERSO LA PROCEDURA DI INFRAZIONE: VIA LIBERA DAGLI ALTRI PAESI
“Puoi essere flessibile quanto vuoi, ma le regole non possono andare ignorate”.
Pierre Moscovici parla in conferenza stampa dalla sede della Commissione Europea a Parigi. Il Commissario agli Affari Economici parla di dialogo con Roma, insiste a dire che la squadra di Juncker ha ancora la “mano tesa” verso il governo gialloverde anche dopo la bocciatura del documento programmatico di bilancio.
Ma senza novità , senza una revisione di quel documento, senza nuove ‘carte’ per Bruxelles, l’iter verso una procedura di infrazione va avanti.
Perchè ci sono regole e tappe prestabilite che non possono essere ignorate.
Giovedì l’ok alla ‘punizione’ per Roma arriverà dai tecnici del Tesoro degli altri Stati membri, lunedì c’è un’altra riunione dell’Eurogruppo, martedì l’Ecofin, e così via. L’Europa va avanti, mentre Matteo Salvini fa sapere che il governo non sta preparando alcun nuovo documento per Bruxelles.
E’ questa la cornice di oggi, che sembra mandare in fumo gli sforzi degli ultimi giorni, i propositi di dialogo annunciati dopo la cena di sabato scorso tra Jean Claude Juncker, lo stesso Moscovici, il vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis e il premier Giuseppe Conte, accompagnato dal ministro dell’Economia Giovanni Tria.
Sembrava che il governo stesse valutando la modifica dei saldi contenuti nel documento programmatico di bilancio bocciato dalla commissione, che stesse rivedendo al ribasso quel deficit al 2,4 per cento che ha fatto arrabbiare tutta l’Europa. Ma oggi la frenata di Salvini riporta tutto alla casella di partenza e certo non ferma la macchina che si è avviata a Bruxelles verso una procedura di infrazione per deficit eccessivo basata sul debito, considerata “giustificata” dalla Commissione.
Per ora, si va avanti. Certo, fanno sapere fonti di Bruxelles, il governo italiano può presentare la sua correzione del documento bocciato in ogni momento nei prossimi mesi: la procedura non verrà formalmente aperta prima di gennaio (per il 22 gennaio è convocata la riunione dell’Ecofin che potrebbe deciderla).
Ma nell’attesa di capire quali siano le reali intenzioni dell’esecutivo Conte, in Europa vanno avanti. Perchè tutti gli altri Stati membri non sono contenti di questo braccio di ferro con Roma. Si sono schierati tutti a favore della ‘punizione’ e nei prossimi giorni lo faranno in maniera formale.
Giovedì i direttori del Tesoro degli altri Stati europei si riuniranno in teleconferenza a Bruxelles nel loro apposito comitato: il Comitato economico e finanziario che fa capo all’Ecofin, il Consiglio dei ministri dell’Economia dei paesi dell’Unione.
Il loro parere è fondamentale dopo che la Commissione mercoledì ha confermato la bocciatura per Roma.
E a Bruxelles si dà per scontato il loro sì: si proceda. A quel punto, ci saranno passaggi di discussione nell’Eurogruppo di lunedì e nell’Ecofin di martedì prossimo. Del resto, il Comitato economico e finanziario ha deciso di affrontare ‘l’affaire Italia’ già dopodomani proprio in preparazione degli appuntamenti della prossima settimana. Anticipa insomma, pur avendo tempo fino al 5 dicembre, formalmente, per decidere.
Consumati questi passaggi, la Commissione formulerà la sua raccomandazione per l’Italia da sottoporre all’Ecofin di gennaio per l’apertura formale della procedura. Prevedibile che lo faccia prima di Natale.
Ma d’ora in poi, al netto dei ‘no’ di Salvini, ogni momento è buono per l’Italia per fermare questa macchina che porta dritto alle sanzioni, a partire dall’obbligo di riduzione annuale del debito del 3,5 per cento già dal 2019.
“Non sono mai stato un partigiano delle sanzioni”, dice Moscovici. “Sono sempre stato un commissario favorevole alla flessibilità , aperto al dialogo tra Roma e Bruxelles, legato a un’Italia che rimanga al centro della zona euro”.
Ma dall’Italia non stanno arrivando segnali concreti. Bruxelles prevede che l’anno prossimo il deficit italiano arriverà al 2,9 per cento del pil, non si fermerà al 2,4 previsto nel documento di bilancio attuale, quello bocciato dalla Commissione.
Da qui la richiesta di correzione: per non costruire altri pesi sul debito italiano già alto, al 131 per cento del pil.
“E’ interesse di tutti rispettare le regole – insiste Moscovici – Non sono nè rigide, nè stupide, ma sono flessibili. Un debito pubblico che aumenta all’eccesso è un debito pubblico più costoso che obera tutti i margini di manovra per finanziare politiche e servizi pubblici. Un paese indebitato è un Paese che non ha margine”, il debito dell’Italia rappresenta “mille euro” per ogni cittadino italiano, “alla fine sono sempre gli italiani più poveri che finiscono per pagare più di quelli ricchi”.
Moscovici continua a tenere canali di trattativa con Tria, dice di “tenere molto” alla “stretta” relazione di “fiducia” instaurata con lui. Ma senza il lasciapassare di Salvini e anche dell’altro vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio, da Roma non si muove nulla di concreto.
A Bruxelles aspettano, ma nel frattempo non si fermano. Si fermeranno solo in presenza di un nuovo documento che attesti la retromarcia italiana, alla luce dei rilievi della Commissione.
(da “Huffingtonpost”)
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