COSA C’ENTRA FRANCESCO SCHIAVONE, IL CAMORRISTA CHE HA DECISO DI PENTIRSI, CON LA MAFIA SICILIANA? IL 70ENNE CON I MAGISTRATI HA VOLUTO RIVENDICARE LA SUA APPARTENENZA A COSA NOSTRA: “SONO UN UOMO D’ONORE, DIRÒ LA VERITÀ”
DA QUANDO SI È PENTITO, SONO STATI GIÀ MESSI AGLI ATTI I PRIMI CINQUE INTERROGATORI, MA È SUL FILO CHE LEGA SANDOKAN ALLA MAFIA SICILIANA CHE SI APRE LA PARTITA CON LO STATO: NEL 1992, ANNO DELLE STRAGI DI CAPACI E VIA D’AMELIO, SCHIAVONE ERA ALL’APICE DEL SUO POTERE
I primi cinque interrogatori sono già agli atti. Si ricomincia dopo Pasqua, al ritmo di due alla settimana. È arrivato il momento, per l’ex boss Francesco Schiavone detto “Sandokan”, di mettere nero su bianco la lista degli imprenditori collusi con il clan camorristico dei Casalesi.
Sono questi i giorni, da qui ai prossimi sei mesi fissati dalla legge, durante i quali il collaboratore di giustizia dovrà indicare gli elementi in grado di condurre i magistrati alle chiavi della cassaforte dell’organizzazione di Casal di Principe: le tracce di investimenti che potrebbero essere arrivati all’estero, Spagna, Canarie, forse Romania, i nomi dei riciclatori, di chi è stato finanziato con il denaro della cosca e poi ha continuato a fare affari, spesso negli appalti pubblici
E naturalmente i politici sostenuti con i voti inquinati dalla camorra.
Sui complici della stagione di Gomorra, “Sandokan” gioca buona parte della sua partita con lo Stato.
«Sono un uomo d’onore, dirò la verità », assicura il settantenne che sin dai primi colloqui con i magistrati ha voluto rivendicare la sua appartenenza a Cosa nostra. Questo dato può schiudere ulteriori scenari investigativi: Schiavone è stato arrestato dopo una lunga latitanza l’11 luglio del 1998.
Era all’apice del suo potere quando la mafia siciliana pianificò e realizzò le stragi del 1992, il 23 maggio sull’autostrada all’altezza di Capaci fu assassinato il giudice Giovanni Falcone con la moglie Francesca Morvillo e la scorta, il 19 luglio successivo in via D’Amelio a Palermo un’autobomba uccise il giudice Paolo Borsellino e gli agenti che lo proteggevano. L’ex boss casalese conosce qualche retroscena, di quegli eventi? E soprattutto, partecipò all’acceso confronto tra i capi delle mafie che volevano esercitare pressioni per far attenuare il carcere duro?
I primi verbali saranno presumibilmente allegati agli atti del processo, in corso a Santa Maria Capua Vetere, sugli appalti nel settore ferroviario che vede imputato l’imprenditore di Casal di Principe Nicola Schiavone, 70 anni
Nicola Schiavone fu assolto nel maxiprocesso “Spartacus” al clan dei Casalesi, dove il fratello Vincenzo, più giovane di dieci anni, fu invece condannato a due anni di reclusione.
Nelle carte del procedimento figurano anche riferimenti a presunti contatti con ambienti della massoneria
Potrebbe essere proprio il processo sugli appalti ferroviari, dunque, il primo nel quale la verità di “Sandokan” sarà messa alla prova.
(da la Repubblica)
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