PER ELLY SCHLEIN LA VITTORIA DI “THE DONALD” È UNA “BRUTTA NOTIZIA PER L’EUROPA E PER L’ITALIA”.PER I CINQUESTELLE, INVECE, È “UNA LEZIONE PER TUTTI I FINTI PROGRESSISTI LIBERISTI E GLOBALISTI”. MA NELLA “CARTA DEI VALORI” DEL M5S C’E’ ANCHE QUELLA DI FESTEGGIARE UN CRIMINALE?
CONTE, ANZI “GIUSEPPI”, COME LO BATTEZZÒ TRUMP, SI E’ SUBITO CONGRATULATO CON “THE DONALD” MENTRE ELLY È ANDATA A TROVARE DRAGHI PER PARLARE DEL FUTURO DELL’UE
Una «brutta notizia per l’Europa e per l’Italia», come la legge Elly Schlein? Oppure una «lezione per tutti i finti progressisti liberisti e globalisti», come quasi gongolano dalle parti dei Cinquestelle? Quel che è certo è che la vittoria di Donald Trump finisce per spaccare di nuovo il fronte del centrosinistra.
Che le simpatie tra i rosso-gialli non fossero proprio le stesse non è un mistero: la segretaria del Pd, già volontaria per le due campagne di Barack Obama, non ha mai nascosto il tifo per Harris. Giuseppe Conte (anzi Giuseppi, come lo battezzò l’allora inquilino della Casa Bianca) si è rifiutato di fare endorsement. Anche per quel feeling con il tycoon, non foss’altro che per la sua promessa di mettere fine alla guerra in Ucraina.
Così ieri mattina, mentre nel Pd si leccavano le ferite, Conte non ha perso tempo a congratularsi: «Auguri di buon lavoro a Donald Trump, in virtù di una vittoria netta, estesa anche al voto popolare». Solo bon ton istituzionale da ex premier? Forse. Ma ancor più esplicito è il comunicato diffuso dal gruppo pentastellato in Ue, che a Bruxelles siede con la sinistra di The Left.
Così mentre i colleghi di banco si lanciavano contro un presidente «nemico delle donne, della libertà di stampa e del clima», ecco le «congratulazioni» dei 5S: la vittoria di The Donald affermano «è innanzitutto una lezione per tutti i finti progressisti liberisti e globalisti che hanno ammainato la bandiera della pace per sposare ogni spinta guerrafondaia». Più che un’analisi della sconfitta, un dito nell’occhio al Pd, in cui non è difficile leggere una certa soddisfazione per la sconfitta di una candidata che proprio come Biden dalle parti dei pentastellati non ha mai fatto breccia.
«Non c’è nulla di cui congratularsi», replicano sconsolati da Avs. E se Matteo Renzi si augura che «per l’Europa sia il momento della sveglia», Carlo Calenda arriva a evocare Churchill: «L’Occidente vive la sua ora più buia».
Anche Schlein non nasconde il pessimismo. La leader del Pd prende la parola solo nel pomeriggio, da Terni. E non lo fa per congratularsi: quella di ieri per la timoniera del Nazareno è «una brutta giornata» per l’Italia e l’Ue, affonda. E chi oggi festeggia il trionfo del tycoon «per ragioni di bandiera», mette in guardia Schlein puntando il dito contro Matteo Salvini, «smetterà presto, quando gli effetti di una nuova politica protezionistica colpiranno le imprese e in lavoratori in Europa e nel nostro Paese». Per la segretaria dem ora serve «uno slancio forte» dell’Ue. Che «rimetta al centro investimenti comuni» e che generi «una vera politica industriale», finora assente, su innovazione e transizione green. Ed è proprio di questo che Schlein nelle scorse ore ha avuto modo di discutere con un interlocutore non abituale, per lei: l’ex presidente del Consiglio ed ex numero uno della Bce Mario Draghi.
L’incontro, rivelato da Dagospia, è andato in scena due giorni fa, nella residenza romana ai Parioli dell’ex banchiere centrale. Al centro del colloquio, si limitano a far sapere dal Nazareno, il futuro dell’Unione europea alla luce del voto negli Usa e gli scenari economici italiani.
Ma quel che si sa è che la segretaria da qualche tempo aveva cercato un’occasione di incontro con l’ex premier, all’indomani della pubblicazione del suo rapporto sulla competitività dell’Europa e del colloquio di Draghi con Meloni subito dopo. E il faccia a faccia è caduto proprio mentre in Ue cresceva il timore per una possibile vittoria di Trump. Il che ha riportato alcune delle questioni sollevati da SuperMario nell’alveo della stretta attualità.
Schlein del resto non ha mai fatto mistero di apprezzare alcuni punti del Rapporto Draghi, a cominciare dalla necessità di investimenti più massicci sulla transizione energetica e soprattutto di una forte accelerazione sul debito comune, sul modello di quanto fatto con il Pnrr. L’incontro è stato una prima assoluta, visto che i due in passato avevano avuto contatti solo telefonici.
(da il Messaggero)
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