PER FINI DONNE IN PANTALONI
NE’ SCIURE INGIOIELLATE NE’ VELINE, SOBRIETA’ E ORGOGLIO FEMMINILE…LA CASERMA E’ FINITA, LIBERI TUTTI: LA CONVIVENZA DI TANTE ANIME.. I FUTURISTI PER LA DIGNITA’ NAZIONALE
Impertinenti, i futuristi.
Una lunga, lunghissima fila porta al banchetto delle magliette cult dell’evento: faccia di Fini, dito alzato e scritta «che fai, mi cacci?».
Sorride, la giovane militante: «Dieci euro per sostenere la causa».
Ribelli, antiberlusconiani, irriverenti: «In quel momento – spiega la biondina con piglio sicuro – è finita l’azienda ed è ricominciata la politica».
La caserma è finita, liberi tutti.
Niente cianfrusaglie della memoria. Qualche spilla tricolore. E poi libri, tanti.
Destra europea, addio An e addio Silvio. Destra che va oltre. Guai a parlare di anti-berlusconismo.
Alessandro Campi, l’ideologo, sorseggia un caffè con Sofia Ventura, colei che tradusse in politologia l’invettiva di Veronica contro il ciarpame senza pudore: «L’antiberlusconismo – parlottano – ha rovinato la sinistra, noi dobbiamo costruire il dopo Berlusconi. È evidente che il premier è nella sua fase terminale, ma dobbiamo essere post e non anti».
E in attesa che qualcuno stacchi la spina, l’oltre è nelle parole, nei simboli, nei vestiti. In quelli delle donne, soprattutto. Femmine sì, ma senza gonne.
Nè sciure ingioiellate da vecchio Msi nè veline. Abiti sobri, ovunque.
Non è un dettaglio, il pudore.
Quando si diffonde la notizia che Patrizia D’Addario è stata avvistata nei paraggi, l’ufficio stampa diffonde una nota per dire che «non è gradita».
Perchè passa anche attraverso l’orgoglio femminile lo strappo futurista.
Angela Napoli teorizza che la rottura passa per un nuovo femminismo: «Gli scandali del premier, dalle escort a Ruby, sono il segno che un universo si sta sfarinando. Mi auguro ci sia un sussulto di dignità delle donne del Pdl. Non basta la legge antiprostituzione se se ne vanno dalle strade e vanno ad Arcore».
E quando la governatrice umbra del Pd Catiuscia Marini urla «la dignità delle donne italiane» viene giù la sala.
Parlano senza perifrasi, i futuristi.
Di velinismo ha parlato anche Fini nella notte bianca coi giovani. La rivoluzione parte dai costumi. Nuovo inizio, anarchico nella forma, leaderistico nella sostanza.
Sotto il capo, convivono gli opposti.
Un garofano enorme campeggia nello stand di Socialismo e Libertà , la corrente di Chiara Moroni.
Socialista convinta, ostenta sorrisi pure alla pattuglia dei «compagni futuristi» di Filippo Rossi che distribuiscono Caffeina, l’adrenalinica rivista della destra che riscopre la sinistra.
Numero speciale, per l’occasione, con intervista al vate dell’antiberlusconismo Eugenio Scalfari e un pezzo al vetriolo di Peter Gomez sull’illusione berlusconiana.
È il futurismo, bellezza!
Ronald Reagan dalle parti del gruppo liberal di Benedetto della Vedova e vecchio Msi tra i fedelissimi di Roberto Menia.
Alberto Arrighi è stato parlamentare di An, poi ha fondato con Storace la Destra. Oggi è futurista perchè antiberlusconiano: «Storace ha iniziato un percorso berlusconiano, Dio, Patria, Cavaliere. Qui c’è una nuova destra con il segno della dignità nazionale».
Passa Lucia, una biondona con croce celtica al collo e sigaro in bocca. Scusi, ma che identità avete? «Io non sono di destra, vado oltre».
È la nuova stagione finiana.
Sparisce il politburo dal palco, e la sala pare una piazza rock tra maxischermi e musica sparata.
I nuovi colonnelli sono in prima fila: Italo Bocchino, Carmelo Briguglio, Fabio Granata, gli epurati del Cavaliere.
Scusi Granata una domanda… «Dopo, se mi alzo non ritrovo il posto, non sono assegnati». Dentro An sarebbe stato un affare di Stato.
Nuova stagione, appunto.
L’annuncia Luca Barbareschi quando sale sul palco per recitare il nuovo manifesto di valori. Sullo sfondo le immagini, il Pantheon. Enzo Ferrari e Rita Levi Montalcini, Cannavaro e gli eroi di Berlino, i vigili all’Aquila e Fini a Mirabello.
Quando si fermano le note di Ennio Morricone, è standig ovation di fronte a Falcone e Borsellino.
Birbanti, i futuristi. Vanno in estasi di fronte al manifesto della nuova stagione, la loro.
«Siamo l’Italia della legalità – urla l’attore alto e abbronzato – contro tutte le mafie, l’Italia del merito senza privilegi, l’Italia solidale, attenta ai più deboli, vogliamo l’Italia rispettosa, che investe nella cultura, nella ricerca, che promuove l’innovazione».
Manda baci a tutti Barbareschi, citando Whitman: «Annuncio il trionfo della giustizia, della uguaglianza e della libertà senza compromessi».
Per realizzarlo, il trionfo, andrebbe, forse, cambiato governo. Ecco che, colpo di teatro, entra Fini. Tocca a lui la decisione irrevocabile.
E lui, da consumato politico, infiamma l’attesa: «Tutto questo – dice – dimostra che c’è ancora la possibilità di una politica ideale, senza interessi, correntismi, fatta di bene comune. Nessun traguardo può esserci precluso, ogni obiettivo può essere raggiunto e abbiamo, lo dirò meglio domani, obiettivi ambiziosi». Ambiziosi, i futuristi.
Il popolo finiano vuole l’ordalia finale. Quasi tutti i nuovi colonnelli pure.
E quando Patrizia D’Addario compare in sala, la ignorano tutti.
Anche se nelle prime file i sospetti vanno verso gli ex compagni di partito: «Ci sono infiltrati, provano a rovinarci l’evento» dice la Napoli.
La escort di Gradisca presidente cerca i cronisti per annunciare che sta valutando di aderire. Attorno, gelo e imbarazzo. Benedetto Della Vedova a domanda sulla escort risponde: «Ma chissenefrega».
Altri ci vanno pesanti: «Vattene, non è il Pdl». Lei va via.
I futuristi sono intransigenti.
Quando sotto il palco compare per pochi minuti, durante il saluto di Fini, l’ex moglie Daniela Di Sotto, molti la salutano con affetto. Aderirà , forse.
Altre donne.
Futuriste.
Alessandro De Angelis
(da “il Riformista“)
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