PER SALVARE I CONTI RENZI ORA SI AFFIDA A PUSHER E PROSTITUTE
CON L”ECONOMIA ILLEGALE MIGLIORA IL NOSTRO RAPPORTO DEBITO-PIL: CON I NUOVI STANDARD EUROPEI STIME MIGLIORI GRAZIE A 35 MILIARDI DI ECONOMIA ILLEGALE
Finora l’aiutino – chiamiamolo così – lo abbiamo chiesto ad Angela Merkel.
Con lei sta andando male: pur non citando chicchessia, di fronte ad un consesso di economisti e di premi Nobel riuniti in bassa Baviera, la Cancelliera ha ribadito che nei confronti di chi non rispetta le regole europee bisognerebbe applicare sanzioni persino «più dure» di quelle già in vigore.
«Con il 7 per cento della popolazione, il 25 per cento del Pil e il 50 per cento della spesa per welfare mondiale» l’unica speranza per dare un futuro all’Europa è puntare su innovazione e competitività . Punto.
Se per Parigi il problema è il deficit stabilmente oltre il 3 per cento, per noi si chiama «obiettivo di medio-termine»: in breve, la regola che ci costringerebbe nel 2015 a ridurre l’entità del debito per almeno nove miliardi di euro.
Con l’inflazione e la crescita a quota zero numeri del genere sono a dir poco irraggiungibili. Tutte le nostre speranze sono riposte nell’abilità diplomatica del nuovo presidente della Commissione Jean Claude Junker, uno che della faccenda si intende.
Preannunciando lo slittamento di dieci giorni della presentazione delle nuove stime ufficiali del governo (dal 20 settembre al primo ottobre) il Tesoro ci ha ricordato però che esiste un altra soluzione.
Nulla che cambi la sostanza delle cose, ma poichè alla fine nelle stanze europee la politica è ancora sovrana sui numeri, la causa se ne potrebbe avvantaggiare eccome.
Già da tempo l’Europa ha deciso di introdurre nel calcolo del Pil la cosiddetta «economia non osservata», in particolare quella illegale: contrabbando, prostituzione e traffico di droga.
A queste voci va aggiunta poi un altra novità : d’ora in poi le spese per armamenti e quelle destinate alla ricerca saranno conteggiate fra gli investimenti.
Sembrerà assurdo, ma la decisione ha a che vedere con il tentativo di valutare in maniera il più possibile omogenea la ricchezza prodotta da ciascun Paese europeo.
Poichè in alcuni Paesi nordici la prostituzione è legale e regolarmente tassata, che senso aveva tenerla fuori dal calcolo del Pil di quelle nazioni in cui invece è ancora vietata?
Insomma, piaccia o no, la questione per noi assume una particolare rilevanza.
La Banca d’Italia stima che l’intera economia illegale varrebbe fino all’11 per cento della ricchezza.
Nello specifico, il fatturato delle droghe è stimato in 20-24 miliardi, quello della prostituzione in 7-8, il resto sarebbe quello del contrabbando di alcool e sigarette: in tutto 30-35 miliardi, circa due punti di Pil.
Ora proviamo a sommare questi numeri ai due noti parametri europei, il rapporto fra deficit e Pil e quello invece fra debito e ricchezza prodotta.
Sul primo l’impatto potrebbe essere minimo, attorno ad un decimale.
Nulla di trascendentale, ma è pur vero che per restare dentro il famigerato tre per cento l’anno scorso il governo Letta si trovò costretto ad una manovrina di tre miliardi di euro.
Sul debito l’impatto potrebbe essere ben più alto, fino a 2,7 punti di Pil, secondo le stime del capo economista di Nomisma Sergio De Nardis.
Enrico Morando, il più rigorista dei politici al Tesoro, quasi inorridisce: «Prendiamo atto di questa novità che è meramente contabile. Ma non illudiamoci che tutto ciò possa essere una scorciatoia rispetto al sentiero che dobbiamo percorrere».
La decisione è nelle mani dell’Istat la quale, attraverso criteri standard, ora ci dirà a quanto ammonti effettivamente l’economia illegale del Belpaese.
Piaccia o no, quanto più sarà ampia la stima, tanto meglio sarà per i conti pubblici.
Mai come stavolta, pecunia non olet.
Alessandro Barbera
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