PERCHE’ GLI AGNELLI COMPRANO REPUBBLICA E STAMPA
LE VARIE VOCI CHE SI RINCORRONO
John Elkann non ha intenzione di acquistare il gruppo GEDI per poi rivendere La Repubblica a Carlo De Benedetti. L’indiscrezione era rimbalzata nei giorni scorsi dopo la nota alla Consob che confermava la trattativa fra i figli dell’Ingegnere e l’erede della famiglia Agnelli ma è smentita oggi nell’articolo a firma di Sergio Bocconi sul Corriere della Sera: l’operazione dovrebbe prevedere come primo passo la vendita della quota di GEDI che fa capo a CIR, pari al 45,7% del capitale, a Elkann che già possiede il 6,2%. Smentite anche le dimissioni di Carlo Verdelli, arrivato da poco alla guida del quotidiano
Sempre gli ambienti vicini a Elkann sottolineano che l’obiettivo è assicurare a Gedi condizioni di stabilità che «consentano alla società di evolvere velocemente, compiendo scelte che non possono più essere rimandate».
In sostanza si ritiene necessario procedere a un risanamento, all’integrazione organizzativa all’interno di Gedi, nata nel 2017 con la fusione fra Espresso e Itedi, e a un rilancio in una prospettiva prioritariamente digitale.
Garantendo, si sottolinea inoltre, «l’autonomia redazionale, perchè il giornalismo di qualità troverà sempre un mercato, a condizione sia autorevole e indipendente».
Intanto Marco Palombi sul Fatto mette insieme tutti i dubbi sull’operazione:
Si vedrà se i prati sono davvero in fiore, ma resta la domanda sul senso economico dell’operazione. L’ultima trimestrale di Gedi, quella al 30 settembre, parla di una situazione non piacevole: -18,3 milioni di risultato netto e fatturato in discesa in tutte le voci (vendite, pubblicità , etc.), ma il bilancio senza la vendita del gestore delle reti Persidera sarebbe in sostanziale equilibrio.
Il valore della società , secondo l’ultimo report Mediobanca, è di circa 240 milioni (al lordo di un passivo ingente) per il 75% grazie alle radio: il problema più grosso, nel medio periodo, sono Repubblica e i suoi 400 dipendenti.
La verità però è che si fatica a comprendere il senso industriale di un’operazione del genere:
La direzione industriale sembra essere quella di costruire una rete di quotidiani locali e la prima cosa che balza all’occhio è la duplicazione delle redazioni in almeno due città (Torino e Genova), senza contare — parlando di Repubblica- il costo non compensato dai ricavi di alcuni dorsi locali (ad esempio Palermo e Bari).
Insomma, se Elkann vuole gestire probabilmente dovrà tagliare, ma la realtà è che il giornale fondato da Eugenio Scalfari, a forte vocazione nazionale e politica, pare il meno sensato in un progetto del genere: venderlo potrebbe essere quasi naturale.
A meno che non siano vere le voci malevole che già circolano: la fusione con Peugeot & C. alla fine sarà un bagno di sangue per le fabbriche italiane in termini di occupazione. Quando si licenzia, avere qualche giornale a disposizione certo non fa male.
(da “NextQuotidiano”)
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