PERCHE’ HAFTAR HA LASCIATO MOSCA SENZA FIRMARE IL CESSATE I FUOCO
IL DOCUMENTO PROPOSTO IGNORA LE SUE RICHIESTE E LASCIA DELUSI I SUOI SPONSOR
Khalifa Haftar non firma la tregua di Mosca, dice “le nostre richieste non sono state rispettate”. Il generale di Bengasi riprende l’aereo e abbandona (per ora) la Russia di Vladimir Putin. È una notizia ancora da valutare, ascoltando le mille interpretazioni che hanno iniziato a girare già nella notte a Tripoli e sui media del mondo arabo. Fra le tante ce n’è una particolarmente machiavellica: Haftar non era in grado di firmare velocemente la pace chiesta da Russia e Turchia, perchè i suoi obiettivi non erano stati raggiunti al 100% (e lui vuole quello), ma soprattutto perchè gli obiettivi dei suoi principali burattinai erano falliti. Ma anche alla Russia un breve ritardo fa comodo, per rinviare la conferenza di Berlino.
Veniamo agli sponsor arabi di Haftar, tutti delusi dall’accordo raggiunto fra russi e i loro nemici turchi. L’Egitto, innanzitutto, che in Libia vorrebbe creare una sua succursale economica: con il controllo dell’economia rimasto al governo di Tripoli, i generali del Cairo avrebbero avuto difficoltà ad allargare le loro attività economiche a tutta la Libia. L’Egitto di Sisi vuole creare uno stato-vassallo in Libia, guarda alla Libia come un forziere. E metà Libia non è uguale alla Libia intera.
Poi Arabia Saudita e soprattutto gli Emirati: hanno pagato e armato Haftar perchè combattesse in Libia un governo che ha al suo interno i Fratelli Musulmani. Anche qui: se gli Emirati e i sauditi (i più radicali sono i primi) non raggiungono l’obiettivo di far terra bruciata del governo Serraj, con l’aiuto della Turchia il governo di Tripoli sarebbe diventato il terzo vertice di un triangolo Libia-Turchia-Qatar che le monarchie del Golfo considerano una minaccia mortale.
Lo stesso Haftar cosa aveva promesso? “Libererò Tripoli dalle milizie e dai terroristi che la governano”. Slogan con cui per mesi ha aizzato i suoi soldati e i suoi mercenari. Adesso, al punto 4 del “documento” russo-turco è previsto che Haftar nomini i 5 militari che faranno parte del “Comitato 5+5″ previsto dalla road map delle Nazioni Unite. Quindi i suoi generali devono sedere al tavolo con i capi dei terroristi”.
E intanto Giuseppe Conte in visita al Cairo ha confermato di aver “appena ricevuto” dalla cancelliera Merkel, l’invito per la conferenza di Berlino sulla Libia che “salvo imprevisti si terrà domenica prossima” 19 gennaio. Ma su questo appuntamento pesa la decisione di Haftar e un suo eventuale rifiuto di partecipare. “Non escludo la possibilità di inviare militare italiani in Libia”, ha avvertito il premier Conte, che ha però specificato che “non manderemo uno solo dei nostri ragazzi se non in condizioni di sicurezza e con un percorso politico molto chiaro”.
Detto questo, Mosca avrebbe tutti i modi per portare il generale alla firma.
Ma se i russi lo hanno lasciato partire per la Libia, qualcuno avanza questa spiegazione: perchè accelerare un processo e portare il frutto della mediazione russo-turca così velocemente alla conferenza di Berlino organizzata da tedeschi e Onu?
Dare ancora un po’ di tempo ad Haftar, parlare con Emirati, Egitto, Arabia Saudita non farà altro che permettere alla Russia di consolidare meglio il suo ruolo centrale nella partita della Libia. E in tutto il Medio Oriente.
Vedremo già nelle prossime ore se questa interpretazione è troppo machiavellica, e se invece Mosca proverà a imporre velocemente la sua visione al generale. Intanto sulla linea del fronte di Tripoli, a Salaheddin e Ain Zara, i cannoneggiamenti sono già ripresi.
(da “La Repubblica”)
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